expand_lessAPRI WIDGET

Il godimento estetico, una questione di “empatia”!

Per i filosofi "empatisti", l'uomo è un animale empatico e la principale fonte di godimento estetico è l’"einfuhlung", ossia l’empatia con l’opera d’arte.

Di Barbara Missana

Pubblicato il 24 Ott. 2014

“L’artista ha una visione profetica, vede in anticipo sul tempo e sullo spazio.”

A partire dalla fine del 19°secolo, i cosiddetti filosofi “empatisti” hanno sostenuto che la principale fonte di godimento estetico sia l’einfuhlung, ossia l’empatia con l’opera d’arte – nella convinzione che l’uomo sia un “animale empatico” – derivante da una sorta di risonanza simpatetica che il corpo è in grado di instaurare con l’immagine.

Lo stato fisico e psicologico del nostro corpo ha un ruolo fondamentale nel nostro pensare, sentire e percepire.

La questione di come l’arte possa creare un senso di appeal estetico ha interessato gli psicologi, i filosofi e in generale gli intellettuali di ogni epoca, in particolar modo in seguito alle teorie di Theodor Lipps e Robert Visher.

Nel mondo delle arti visive è infatti abbastanza comune credere che le caratteristiche percettive di un dipinto (forma, colore, movimento) determinino piacere estetico; già Leon Battista Alberti nel De Pictura notava la particolare predisposizione dell’animo umano all’immedesimazione in quanto si osserva nel dipinto.

Tuttavia, a partire dalla fine del 19°secolo, i cosiddetti filosofi “empatisti” hanno sostenuto che la principale fonte di godimento estetico sia l’einfuhlung, ossia l’empatia con l’opera d’arte – nella convinzione che l’uomo sia un “animale empatico” – derivante da una sorta di risonanza simpatetica che il corpo è in grado di instaurare con l’immagine.

Nel 2007,  grazie ai progressi della moderna neuroscienza, David Freedberg, professore di Storia dell’Arte del Dipartimento di Storia dell’Arte e Archeologia della Columbia University di New York e Vittorio Gallese, neuroscienziato dell’Università di Parma, hanno dato una risposta scientifica alla relazione empatia-arte figurativa.

A seguito dei loro esperimenti sul sistema neuronale specchio, hanno concluso che nell’uomo anche l’osservazione di un’opera d’arte sia in grado di attivare il sistema motorio, data la sua abilità di attivazione dinanzi ad azioni finte, ambigue o mimate. Si può volgarmente parlare di “simulazione incarnata” dell’osservatore e, aggiungo, di una sorta di “empatia carnale”, ossia motoria.

In un secondo esperimento  del 2012 riguardante l’arte spazialista di Lucio Fontana, hanno potuto constatare che anche dinanzi a questa espressione informale, astratta ed insolita all’occhio, l’uomo sia in grado di attivare processi neuronali associati al modo in cui l’opera è stata prodotta e quindi alla gestualità dell’artista dell’opera; cosicché il piacere estetico deriva dalla risonanza del corpo dell’osservatore con i movimenti che il creatore ha eseguito durante la produzione e nel momento creativo. E in questo caso, la caratteristica più direttamente legata ai movimenti dell’artista è lo stile del dipinto, ossia il modo in cui esso è realizzato, il modo in cui i colori sono poggiati sulla tela.

Helmut Leder , Siegrun Bär e Sascha Topolinski, psicologi dell’Università di Vienna e di Wurzburg, hanno condotto un esperimento interessantissimo a questo proposito, pubblicato l’8 novembre del 2012 con il titolo “Covert painting Simulations influence aesthetic appreciation of artworks” sulla rivista Psychological Science: presso l’Università di Vienna hanno posto 114 studenti davanti ai quadri di Van Gogh e di alcuni noti impressionisti e controllato i movimenti inconsci e apparenti delle mani, poste dinanzi ad un foglio di carta. Gli studenti si sono inconsapevolmente rispecchiati nei dipinti osservati e anche le loro mani hanno mostrato la loro risonanza: chi è entrato in empatia motoria con la Vista su Arles di Van Gogh ha riprodotto il suo pennellato tratteggiato, chi con la Marie Honfleur di George Seurat, il pennellato puntinista.

Non solo, chi ha prodotto i tratti ed è quindi entrato in empatia col primo stile, ha detto di preferire esso, e quindi si è dimostrato che anche il piacere estetico, l’indice di gradimento di un’ opera, derivi dal grado di risonanza carnale dell’osservante. Quei partecipanti che avevano prodotto movimenti di punteggiatura hanno mostrato un apprezzamento maggiore nei confronti delle opere di Seurat, coloro che hanno imitato le pennellate hanno apprezzato maggiormente le opere di stile tratteggiato.

La percezione di uno stile pittorico suscita quindi movimenti della mano che concordano con quelli del pittore secondo delle simulazioni.

La conclusione che ne scaturisce è che un qualsiasi osservatore è in grado di entrare in empatia con l’artista di ogni tempo e di ogni luogo.

In che modo? Riproducendo a livello cerebrale gli stessi circuiti neurali che si sono attivati nell’artista a lavoro.

La risonanza del corpo di uno spettatore con lo stile di un pittore è, dunque, una sorgente di godimento estetico. Persino un’ artista assente, quindi una figura non presente fisicamente, “smaterializzata” è in grado di influenzare il comportamento dell’uomo.

 

ARTICOLO CONSIGLIATO:

Verso la neuroestetica: le premesse filosofico-psicologiche

Si parla di:
Categorie
SCRITTO DA
Barbara Missana
Barbara Missana

Dottore in Storia dell'Arte

Tutti gli articoli
ARTICOLI CORRELATI
WordPress Ads
cancel