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Esperienze del dolore (2014) di D. Le Breton – Il significato della sofferenza e la sua utilità – Recensione

Esperienze del dolore è un libro che illustra i significati della sofferenza fisica e del perchè spesso l'esperienza del provare dolore è per noi un bene.

Di Giuseppina Di Carlo

Pubblicato il 27 Ott. 2014

Esperienze del dolore, un libro che illustra i significati della sofferenza fisica e del perchè spesso provare dolore è un bene.

La felicità è benefica per il corpo, ma è il dolore che sviluppa i poteri della mente. (Marcel Proust)

David Le Breton, sociologo e antropologo all’università di Strasburgo, torna a parlare di dolore, dopo Antropologia del dolore (1995), dove affrontava il tema da un punto di vista culturale e sociale. In questa nuova opera le diverse dimensioni del dolore sono presentate secondo un’ottica più cognitiva ed emotiva.

Nell’introduzione del saggio Le Breton stesso spiega perchè è importante parlare di dolore: un’esperienza fondamentale del vivere umano, la cui assenza ci sarebbe fatale. Da Descartes in poi il dolore è stato considerato come qualcosa di fisico, mentre la sofferenza come attinente allo psichico – separando di fatto il corpo dalla mente – qualcosa con una causa specifica e da trattare secondo una terapia prestabilita, indipendentemente dalla persona che soffre e della sua storia di vita.

Questa visione è mutata grandemente nel corso del tempo e già a partire dagli anni Sessanta, scienziati come Melzack e Wall, con la Teoria del Cancello, riportano il dolore alla dimensione dell’esperienza, superando il dato neurofisiologico: il nostro apparato è costruito in modo tale da consentire di provare dolore nello stesso modo da persona a persona, ma come viene effettivamente percepito a livello individuale, è strettamente connesso all’esperienza di chi quel dolore lo prova e dal contesto culturale e sociale di riferimento. In virtù di questo, continua Le Breton, l’intervento per trattarlo, non può essere solo medico, ma deve attingere a tutte le discipline disponibili e fare riferimento alle risorse dell’individuo nella sua globalità.

L’opera, divisa in sette capitoli, affronta il tema da angolazioni differenti; il dolore nella sua valenza filosofica, come momento di cambiamento e trasformazione, il punto di vista culturale, da cui derivano i diversi modi di espressione e gestione dello stesso, a seconda dei contesti sociali di riferimento. Il dolore da un’ottica esistenziale, qualcosa a cui difficilmente siamo grati, ma tramite il quale ci sentiamo vivi. Il dolore nella sua accezione più atroce, quando è procurato per mezzo di una tortura fisica e morale, qualcosa a cui si può sopravvivere, ma da cui non sempre si riesce a guarire. Il dolore nella sua accezione più bella: quello provato dalla donna durante il parto e, in chiusura, il dolore che si sostituisce al piacere e diventa esso stesso piacere, quello procurato nelle pratiche sadomaso.

Ogni sezione suscita interesse e spunti di riflessione, ad esempio nel capitolo dedicato alla sofferenza fisica provocata e ricercata in quanto mezzo per oltrepassare i propri limiti e accedere a una coscienza modificata, l’autore porta l’esempio dell’attività sportiva: ciò che rende interessante una prova, non è semplicemente la voglia di eccellere, il record, ciò che affascina è la volontà di arrivare fino in fondo, vincendo il dolore e la voglia di mollare. L’atleta è colui che migliora la prestazione, spingendo l’intollerabile un po’ più in là, ogni volta.

Nella stessa sezione, viene citato il dolore delle pratiche mistiche per arrivare all’estasi o come rito di passaggio alle diverse età della vita, in voga ancora oggi tra alcuni popoli primitivi, arrivate fino a noi occidentali, seppur spogliate del valore simbolico, sotto forma di body art, l’arte della modificazione corporea,

Il dolore è indubbiamente un’esperienza fisica e al contempo emotiva, che produce pena e può essere associata a una lesione di un tessuto, ma è anche sensazione, emozione e percezione. Qualcosa che può essere un’occasione di crescita e miglioramento personale, anche a seguito di una malattia improvvisa.

E’ difficile contenere in una sola opera tutte le sfaccettature di un argomento così ricco di significati, implicazioni e rimandi sociali e culturali, ma Le Breton sembra riuscirci senza scadere nel didascalico e nozionistico.

Esperienze del dolore. Fra distruzione e rinascita è un’opera utile, sia per chi si trova a lavorare nelle professioni di aiuto, sia per chi è coinvolto direttamente o indirettamente in questo tipo di esperienza, perchè siamo abituati a pensare al dolore come qualcosa di negativo, inutile e che ci fa star male, da sopprimere il più velocemente possibile. Le Breton, invece, ci mostra le finalità di questo sentire e l’importanza di cercare di capire come nasca, venga espresso e che impatto possa avere sulla vita umana, perchè l’accompagna sempre, per breve tempo o cronicamente. Dal dolore si può essere annientati o grazie al dolore ci si può salvare.

 

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Dolore Cronico: il modello cognitivo stress-valutazione-coping

 

BIBLIOGRAFIA:

  • Le Breton, D. (2014). Esperienze del dolore. Fra distruzione e rinascita. Raffaello Cortina Editore, Milano. ACQUISTA
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