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La relazione terapeutica nella Schema Therapy: una carta vincente

Il manuale descrive come gli schemi maladattivi precoci possono essere modificati attraverso strategie cognitive ed emotive e la relazione terapeutica.

Di Irene Giardini

Pubblicato il 03 Set. 2014

Aggiornato il 23 Lug. 2018 12:21

L’assunto centrale della Schema Therapy è che i disturbi emotivi e mentali derivano da un non adeguato soddisfacimento dei bisogni emotivi primari in età infantile.

La Schema Therapy porta con sé la forza di aver saputo integrare, in una cornice di chiaro senso terapeutico, aspetti di terapia cognitivo comportamentale, terapia della gestalt, teoria dell’attaccamento e psicoanalisi, andando ad individuare un approccio psicoterapico efficace per quelle persone che non riuscivano a trarre un reale beneficio dagli approcci terapeutici standard, rimanendo incastrati in relazioni interpersonali disfunzionali e in copioni di vita che portano sofferenza.

L’assunto centrale della Schema Therapy è che i disturbi emotivi e mentali derivano da un non adeguato soddisfacimento dei bisogni emotivi primari in età infantile. Il non soddisfacimento dei bisogni emotivi primari porta alla creazione di Schemi Precoci Maladattivi, che sono da considerarsi patologici quando associati ad emozioni negative ed intense.

I bisogni emotivi primari (quali bisogno di sicurezza, stabilità, cura e accettazione, bisogno di autonomia, bisogno di esprimere le proprie emozioni, bisogno di limiti realistici, bisogno di spontaneità e gioco) vengono espressi nella relazione con le figure di accudimento e attaccamento e, quando non sono soddisfatti, danno luogo ad un’intensa sofferenza che il bambino non è in grado di gestire.

Le esperienze, ad esempio, di deprivazione emotiva, abbandono, trascuratezza verranno mentalizzate dal bambino, dando luogo agli Schemi Maladattivi Precoci, che struttureranno la visione di sé, degli altri e del mondo. Gli Schemi Maladattivi rappresentano, quindi, tutte le emozioni, i ricordi e i pensieri legati al non soddisfacimento dei bisogni emotivi primari, che poi vengono generalizzati alle diverse esperienze di vita del soggetto nel corso dello sviluppo; gli SMP tendono ad auto-mantenersi, attivandosi in situazioni differenti, anche nella vita adulta, quando il soggetto sperimenta quelle stesse emozioni e sensazioni vissute nell’esperienza originaria di trauma. Il ponte tra il passato e il presente avviene grazie all’attivazione emotiva, ed è proprio questo il motivo per cui in terapia è così importante lavorare sulle emozioni.

 

Jeffrey Young individua diciotto schemi suddivisi in cinque domini.

Nel dominio distacco e rifiuto, i bisogni di base non soddisfatti sono quelli di sicurezza, stabilità, cura e accettazione e gli schemi che ne fanno parte sono:

abbandono/instabilità;

sfiducia/abuso;

deprivazione/emotiva;

inadeguatezza/vergogna;

isolamento sociale/alienazione.

Nel dominio mancanza di autonomia e abilità, il bisogno di base non soddisfatto è quello di autonomia e gli schemi di riferimento sono:

dipendenza/incompetenza;

vulnerabilità al pericolo;

invischiamento/sé poco sviluppato;

fallimento.

Nel dominio mancanza di regole, il bisogno non soddisfatto è quello della struttura e fissazione di limiti e gli schemi appartenenti a questo dominio sono:

pretese/grandiosità;

autocontrollo insufficiente.

Il quarto dominio è quello dell’eccessiva attenzione alle esigenze degli altri, il bisogno non soddisfatto è quello dell’espressione delle proprie emozioni ed è caratterizzato dai seguenti schemi:

sottomissione;

auto-sacrificio;

ricerca di approvazione.

Il quinto dominio è definito ipercontrollo e inibizione, il bisogno non soddisfatto è quello di spontaneità e gli schemi associati sono:

negativismo/pessimismo;

inibizione emotiva;

standard severi;

punizione.

La modalità con cui un individuo reagisce all’attivazione di uno schema rappresenta una risposta di coping, e cioè una strategia di fronteggiamento del soggetto di fronte alla sofferenza e al dolore che l’attivazione dello schema stesso comporta. Le modalità di coping che l’individuo può mettere in atto sono:

la resa;

l’evitamento;

l’ipercompensazione.

Quando il soggetto risponde con un atteggiamento di resa, le persone si comportano come se non ci fosse un’alternativa allo schema stesso. Quando si parla di un coping di ipercompensazione le persone si comportano come se il contrario dello schema fosse vero, ad esempio un uomo con schema di abbandono e con la paura che tutti prima o poi lo lasceranno farà in modo di chiudere le relazioni prima che possano diventare significative. Si parla di coping di evitamento quando le persone evitano sia da un punto di vista cognitivo che comportamentale che emotivo di attivare lo schema.

Il compito del terapeuta è proprio arrivare a modificare gli Schemi Maladattivi Precoci, attraverso tecniche cognitive, comportamentali ed emotive/esperienziali, ma soprattutto attraverso la relazione terapeutica, che diventa uno strumento indispensabile per modificare l’esperienza emotiva del paziente e ristrutturare le modalità con cui egli valuta sé, gli altri e il mondo.

La qualità emotiva della relazione terapeutica contribuisce a creare nella terapia una zona sicura e condivisa, in cui i bisogni emotivi della persona che soffre vengono riconosciuti validati e soddisfatti, proprio quando emerge la parte più vulnerabile e sofferente. La relazione terapeutica è orientata quindi al soddisfacimento di quei bisogni primari insoddisfatti, ovviamente nei chiari limiti del setting terapeutico: una relazione di accudimento in cui il terapeuta, come adulto funzionale, si prende cura dei bisogni del bambino, validando e dando valore alle sue emozioni, ai suoi pensieri, per costruire con lui nuovi schemi con cui leggere la realtà. Il nome con cui si definisce questo tipo di rapporto terapeutico è “Limited Reparentig”. All’interno della relazione terapeutica viene a crearsi un luogo sicuro in cui il paziente, spesso per la prima volta, può sentirsi accolto, non giudicato e protetto.

Il “Limited Reparenting” rappresenta uno degli aspetti peculiari della Schema Therapy; con esso si intende una tecnica specifica ideata per dare al paziente la possibilità di soddisfare quei bisogni che sono stati frustrati nell’infanzia. L’immaginazione viene usata come mezzo per accedere alle situazioni dolorose dell’infanzia del paziente, il paziente ritorna bambino e rivive le esperienze che hanno determinato la formazione dei suoi Schemi Maladattivi, questa volta, però, in un contesto buono, sicuro, in cui le emozioni del bambino vengono finalmente riconosciute e validate e i bisogni soddisfatti. Andando a lavorare sull’emozione di quel bambino, dando finalmente una risposta buona ed adeguata a quei bisogni frustrati, andiamo ad indebolire gli Schemi Maladattivi che perdono la struttura emotiva sofferente che li tiene in piedi. Proprio perché l’emozione, come detto prima, fa da ponte tra le esperienze presenti e le esperienze passate andando a “correggere” la percezione emotiva di un evento dell’infanzia, possiamo arrivare a cambiare il modo in cui la persona pensa, sente e agisce nelle situazioni difficili odierne.

Nella relazione terapeutica, il terapeuta funziona da modello di adulto sano, si prende cura in modo amorevole del bambino del paziente, poi, pian piano nel corso della terapia l’adulto del paziente imparerà ad affiancare e poi a sostituire il terapeuta nell’importante compito di prendersi cura di sé.

 

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BIBLIOGRAFIA:

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