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L’integrazione delle psicoterapie nell’approccio costruttivista – Congresso sittc 2014

L'integrazione in ambito terapeutico può avvenire a diversi livelli: tra il terapeuta e la sua formazione e tra terapeuta e paziente - Congresso SITCC 2014

Di Valentina Chirico

Pubblicato il 29 Set. 2014

Aggiornato il 09 Mar. 2015 11:22

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Integrazione Psicoterapie - SITCC 2014 

Sono diversi i livelli a cui si può parlare di integrazione: si può riferire al terapeuta e alla sua formazione e dunque alla possibilità di unire diversi approcci durante il percorso terapeutico; ma integrazione è anche quella tra terapeuta e paziente poiché all’interno della relazione terapeutica si può lavorare per sintonizzarsi con il paziente e aiutarlo a rimettere insieme i pezzi, mettere in fila esperienze, emozioni, sensazioni, pensieri ed eventi diversi per dargli senso e mantenere integrate, appunto, queste diversità dentro di sé.

Percorso terapeutico come processo di integrazione dunque.

La Dott.ssa Laura Fortunati ha introdotto il tema esponendo il caso di una paziente con difficoltà di gestione emotiva con cui si è rivelato particolarmente utile integrare approcci diversi: la tecnica EMDR (desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari) per rielaborare due eventi particolarmente significativi, l’approccio eft integrato con esercizi di mindfulness, colloqui individuali ma anche colloqui di coppia coinvolgendo il marito e ha proposto anche la partecipazione a un gruppo MBCT (mindfulness based cognitive therapy) per gestire le oscillazioni emotive e il pensiero rimuginativo.

Il Dott. Michele Spada ha parlato, invece, di dipendenza affettiva e di come sia possibile affrontare la problematica non solo da un punto di vista cognitivo ma anche fisico: Cosa dice il corpo in una relazione di dipendenza?

Ha lavorato con due gruppi (7-8 persone) a cadenza mensile; 10 incontri in tutto.

Dipendenza quindi non solo come mentalizzazione ma anche “incarnata”, attraverso l’esperienza del sentire il proprio corpo, ad esempio con esercizi di  lontananza e avvicinamento, di reciprocità.

L’integrazione in questo caso è tra tacito e esplicito, rivolgendosi al corpo per acquisire consapevolezza attraverso l’uso di metafore (emotività come calore, distanza emotiva come distanza fisica) ri-raccontandosi attraverso il corpo.

Se riprendiamo il corporeo possiamo arrivare a una rielaborazione dei vissuti.

Anche l’intervento della Dott.ssa Carla Antoniotti ha affrontato la narrazione del sé attraverso il corporeo. Ad un gruppo di pazienti ha assegnato il compito di redigere uno scritto dal titolo “storia del proprio corpo”.

L’obiettivo è integrare l’approccio narrativo con il lavoro sul corpo così da mettere in luce la stretta interazione tra dimensione immediata (qui e ora, emozioni, sensazioni, relazioni) e dimensione narrata (sè, coerenza interna, costruzione del significato) e dunque l’interrelazione tra attività cognitiva, identità personale e dimensione corporea.

Infine, la Dott.ssa Rita Pezzati ha esposto il caso di J. e della sua fatica ad integrare.

Questo paziente racconta di vivere diviso tra due “spazi”: la mania e quello che lui chiama di amore e libertà.

Inizialmente per lui era difficile persino concepire la possibilità di condividere le esperienze con un altro individuo, cognitivamente riusciva a parlarne ma emotivamente era difficile per lui accettare questa eventualità.

Emergeva il terrore di sbagliare. Il profondo senso di solitudine, la percezione di dover sostenere tutti.

Grazie alla terapia però ha iniziato a vedere delle parti distinte, a scoprire di riuscire a sopportare anche l’idea di condividere un pezzo di vita con qualcun altro e ad accettare di seguire una cura omeopatica per l’ansia.

E grazie a questi ricordi di condivisione vissuti in terapia riesce a riconoscere le situazioni a “rischio” e a gestirle grazie a questa memoria interna.

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Valentina Chirico
Valentina Chirico

Dottoressa Magistrale in Psicologia dei Processi Sociali, Decisionali e dei Comportamenti Economici.

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