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Giudizi di valore e gerarchie sociali: impossibile non giudicare! – Psicologia

Psicologia: costruire gerarchie sociali defininendo la propria e l'altrui superiorità o inferiorità su età, razza e religione è una pratica comune implicita

Di Serena Mancioppi

Pubblicato il 28 Lug. 2014

 

 

FLASH NEWS

Secondo un team di ricercatori della University of Virginia, costruire gerarchie sociali sulla base di giudizi di valore – in altre parole definire la propria e l’altrui superiorità o inferiorità – sembra essere una pratica comune, anche se non esplicita. Le regole di superiorità e inferiorità plasmano sottilmente i nostri giudizi su razza, religione e, sorprendentemente, anche quelli sull’età.

Chi è ok? E chi è meglio di chi? Passiamo gran parte del nostro tempo a dare giudizi di valore sugli altri, anche se ci è stato insegnato fin da piccoli che “non si fa”. L’uguaglianza, infatti, è un principio fondamentale della società occidentale, ed è considerato politicamente scorretto costruire gerarchie sociali.

Secondo un team di ricercatori della University of Virginia, costruire gerarchie sociali sulla base di giudizi di valore – in altre parole definire la propria e l’altrui superiorità o inferiorità – sembra essere una pratica comune, anche se non esplicita. Le regole di superiorità e inferiorità plasmano sottilmente i nostri giudizi su razza, religione e, sorprendentemente, anche quelli sull’età.

I ricercatori hanno usato l’Implicit Association Test per studiare come le persone giudicano, inconsapevolmente, gruppi razziali, religiosi e d’età, compresi i propri: in tre studi separati, è stato intervistato un ampio campione di persone per scoprire la loro posizione rispetto a razza, religione ed età. Poi i partecipanti hanno completato una versione dello IAT per indagare i loro sentimenti inconsci verso gli stessi gruppi. L’idea era di vedere come il favoritismo nei confronti del proprio gruppo, gli ideali espliciti di equità e i pregiudizi interagiscono tra loro nel modellare le dinamiche di gruppo di oggi.

I risultati sono stati interessati. Infatti nonostante la disapprovazione formale della società nei confronti della costruzione di gerarchie di status sociale, le persone, inconsciamente, lo fanno ugualmente. Inoltre queste gerarchie sembrano essere costanti, indipendentemente da chi compie la valutazione.

Rispetto all’etnia, per esempio, tutti i gruppi apprezzano maggiormente la propria, ma poi valutano gli altri gruppi sempre nello stesso ordine di preferenza: bianco, asiatico, nero, ispanico. Lo stesso accade con la religione, la propria è quella preferita, seguita dalle altre sempre secondo quest’ordine: cristiani, ebrei, indù / buddisti, musulmani. Anche gli intervistati che non si identificavano con nessuno di questi gruppi hanno costruito queste stesse gerarchie.

Per quanto riguarda l’età, indipendentemente dall’età degli intervistati, tutti hanno espresso una preferenza per i bambini, poi per i giovani adulti, poi per gli adulti di mezza età, e infine per gli anziani. Quando si tratta di età, insomma, sembra che l’atteggiamento generale sia condizionato dall’idea che giovane è meglio.

I risultati nel loro insieme suggeriscono che le gerarchie sociali sono incorporate stabilmente nella nostra mente sociale, nonostante l’educazione lo scoraggi esplicitamente.

 

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Serena Mancioppi
Serena Mancioppi

Psicologa Psicoterapeuta Sistemico Relazionale e Cognitivo-Evoluzionista

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