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Non è più come prima. Elogio del perdono nella vita amorosa (2014) – Recensione

Il libro propone un’idea di amore che affonda le sue radici antiche nel cristianesimo e da lì si sviluppa con annesso il trauma della perdita e del perdono.

Di Mara Fantinati

Pubblicato il 11 Lug. 2014

Aggiornato il 04 Apr. 2016 11:32

 

non è più come prima di Recalcati - RecensioneAmare significa lasciare che l’Altro viva sino in fondo, con la massima libertà, il proprio desiderio. Non c’è amore, se non patologico e narcisistico, disgiunto dalla stima.

Interessata al tema del perdono, mi accingo a leggere con curiosità l’ultimo libro dello psicanalista lacaniano Massimo Recalcati, dopo aver partecipato alla sua presentazione tenutasi a Forlì. Con l’occhio clinico di chi negli anni si è formato in una scuola cognitivista e che lavora spesso con il trauma dell’abbandono, scopro tra le parole dell’autore una chiave utile a fronteggiare la sofferenza conseguente alla perdita di un amore.

 

L’autore apre una riflessione a partire dal concetto di ideologia del nuovo (titolo del primo capitolo), sottolineando la menzogna del nostro tempo capitalista sancita nell’equivalenza tra il Nuovo e la Felicità: menzogna che “ci costringe a vivere alla ricerca affannosa del Nuovo con il presupposto (falso) che nel Nuovo si troverebbe la piena realizzazione di se stessi”. Da qui la dinamica compulsiva che crea la trappola della felicità e ci vincola in una credenza sociale disfunzionale secondo cui il bene non è in quello che si ha, ma viene sempre rinviato in quello che non si possiede. Ed è proprio qui che la macchina del discorso del capitalista trova il principio del suo funzionamento: non colmare i bisogni, ma trasfigurarli in pseudo-desideri impossibili da soddisfare.

 

Ne consegue che ogni forma di legame rappresenti in sé stessa un ostacolo alla affermazione incontrastata di sé (farsi un nome da sé senza passare dall’altro). Si mette quindi in gioco l’amore come potenza erotica, manifestazione di Eros, potenza del legame, secondo Freud, potenza che resiste al tempo e che introduce nel tempo la sola esperienza dell’assoluto concessa all’uomo: quella del legame d’amore come legame con un Altro insostituibile, irrimpiazzabile, impossibile da riprodurre.

 

Il capitolo successivo (Incontro e Destino) sottolinea il valore del legame. Prendendo le distanze dalla visione riduzionistica freudiana dell’amore come passione dell’Io per se stesso, come ripetizione edipica o pre-edipica, come specularità immaginaria che confonde l’io nell’altro e viceversa, Recalcati dà voce alla visione di Lacan secondo cui non esiste possibilità di vita umana senza la presenza dell’Altro. Ripercorre l’esperienza della nascita come la prima forma di trauma dell’abbandono, che si esplica attraverso il grido del bambino, sottolinea come solo attraverso la risposta dell’Altro, si renda possibile la traduzione significante del grido in appello.

 

Senza la risposta dell’Altro la vita muore,…nulla come l’esperienza dell’abbandono mostra quanto la vita umana non consista di se stessa, ma sia integralmente sospesa alla risposta dell’Altro. Ecco come un incontro d’amore sia la possibilità di assistere alla nascita del mondo (A. Badiou) e come una volta accaduto, la tendenza degli amanti sia quella di farlo esistere per sempre, di tradurne, quindi, la sua contingenza (casualità intrinseca dell’incontro tra futuri partner) in un destino necessario. Su ciò Sartre fonda la vera gioia dell’amore: io non esisto più per caso, ma la mia vita è diventata il senso della vita dell’altro, ciò che dà significato a quella vita e che da quella vita attinge il suo significato.

 

Giunta a tal punto ho iniziato a riflettere su come si potesse uscirne col perdono! Trauma e abbandono (terzo capitolo) si concentra sul paradosso dell’amore di Sartre. Il sogno di ogni amante è custodito in questo desiderio paradossale: possedere l’altro, ma solo in quanto libero. È della libertà dell’amata che l’amante vuole appropriarsi. Da qui l’idea che se è vero che l’incontro contingente diventa necessario è anche vero che l’esposizione all’amore è sempre un rischio assoluto: niente, nessun Altro, nessun Dio può garantire che l’amore ci sia per sempre. Il tradimento o l’abbandono dell’amato rappresentano quindi un trauma per la vita amorosa: un evento che coinvolge la rottura degli argini della nostra identità, che infrange la certezza su cui poggia la nostra vita, che si determina attraverso il crollo della fiducia nei confronti dell’Altro.

 

Anche il trauma, come i grandi amori, vuole essere per sempre: l’evento non può più essere dimenticato, si riattiva in ogni nuova forma di legame, verso cui ci dirigiamo se intendiamo sperimentare una nuova contingenza/necessità/destino o recuperare la precedente! Il lavoro del perdono (capitolo quarto), come soluzione alla riattivazione traumatica, si esplica attraverso due possibili forme.

 

La prima forma di perdono si delinea attraverso il recupero della parabola cristiana dell’adultera raccontata nel Vangelo di Giovanni (8,1-11), dove Gesù sposta il centro del discorso dal rapporto esteriore legge-desiderio al rapporto di ciascuno con il proprio desiderio, con la legge del proprio desiderio.

Siete talmente puri da concepirvi giudici? Siete voi senza rapporti col desiderio? Cosa sapete voi della Legge del desiderio?

 

Gesù invita alla responsabilità di fronte al proprio desiderio, considerando questo una Legge oltre a quella universale, invocata da coloro che volevano lapidare l’adultera. Lacan la nomina Legge singolare del desiderio, definendo come il desiderio, da non confondere col capriccio, sia l’unica forma effettiva della Legge, come fosse una vocazione, un voto. Se il perdono prende senso, trova la sua possibilità solo laddove è chiamato a fare l’impossibile e a perdonare l’imperdonabile (J.Derrida), allora l’imperdonabile nella vita amorosa non è il tradimento tenuto nascosto, ma il tradimento del proprio desiderio, il venir meno del soggetto alla sua Legge.

 

Recalcati afferma “la verità più profonda che la psicanalisi insegna è che non c’è tradimento se non del proprio desiderio”.

 

La seconda forma di perdono si delinea nell’impossibilità di perdonare per amore. Quando questa non deriva da un’offesa narcisistica (versione freudiana) può avere la stessa dignità del perdono, come manifestazione radicale/assoluta dell’amore. Può essere impossibile perdonare perché non si vuole venire meno alla grandezza dell’incontro che si voleva per sempre. In questo caso, il lavoro del perdono è sostituito da un vero e proprio lavoro del lutto: per me è morto, non esiste più, tutto è finito.

 

Perdonare l’impossibile e verificare l’impossibilità di perdonare l’impossibile sono due modi egualmente dignitosi di tenere fede all’assoluto dell’amore, senza accontentarsi delle osterie affettive della nostra modernità liquida: “La casualità di un incontro viene sconfitta giorno dopo giorno, dall’invenzione di qualcosa che durerà“ (Z.Bauman).

 

Il libro termina con il capitolo Diario di un dolore, in cui attraverso il racconto di un uomo e di una donna si evincono le forme di perdono e la sofferenza, nonché la gioia, che esso porta con sé.

 

Recalcati afferma “amare significa lasciare che l’Altro viva sino in fondo, con la massima libertà, il proprio desiderio. Non c’è amore, se non patologico e narcisistico, disgiunto dalla stima.” Il lavoro del perdono permette di attraversare non solo la colpa dell’altro, ma anche la propria immagine ideale sino a vederne il limite reale. L’incontro con questo limite alleggerisce, libera, dà sollievo alla persona…un obiettivo terapeutico primario nella creazione dell’alleanza!

 

Il libro è interessante, permette di cogliere un’idea di amore che affonda le sue radici antiche nel cristianesimo e da lì si sviluppa nei secoli con annesso il trauma della perdita e del perdono come chiave risolutiva. Temi centrali del nostro lavoro quotidiano, che possono arricchirsi dal confronto fra orientamenti, per potenziare la coscienza critica collettiva, creativa nella costruzione di strade utili a potenziare il benessere.

 

 

ARTICOLO CONSIGLIATO:

Intervista con Massimo Recalcati

BIBLIOGRAFIA:

  • Recalcati, M. (2014). Non è più come prima. Elogio del perdono nella vita amorosa. Raffaello Cortina Editore, Milano.  ACQUISTA ONLINE
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Mara Fantinati
Mara Fantinati

Psicoterapeuta Sessuologo Cognitivo-Comportamentale, Studi Cognitivi, Modena

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