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Navigazione spaziale e il GPS nel cervello – Neuroscienze

Neuroscienze: orientarsi è possibilie grazie a due sistemi GPS nel cervello: uno determina la distanza dalla meta e un altro calcola le svolte da compiere.

Di Serena Mancioppi

Pubblicato il 09 Lug. 2014

FLASH NEWS

 

Chiunque è in grado di pianificare il percorso tra due luoghi che conosce e che si trovano a una ragionevole distanza. Ma come? Grazie all”uso di due sistemi GPS nel cervello: quello che determina la distanza dalla meta e un altro che calcola le svolte da compiere lungo la strada.

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Gli scienziati sono in disaccordo : alcuni sostengono che il cervello umano calcoli il percorso verso una destinazione, altri che calcoli in linea d’aria. I ricercatori della University College di Londra sostengono invece che entrambi questi metodi sono al lavoro quando gli esseri umani navigano, ma in modi molto diversi.

Per scoprirlo, i ricercatori hanno chiesto a dei volontari di memorizzare le mappe del quartiere londinese Soho. Poi hanno trascorso una giornata a piedi a Soho, tra negozi, ristoranti e pub nelle sue tortuose stradine. (Le persone che hanno ammesso di non avere senso dell’orientamento sono state escluse dalla sperimentazione.)

Il giorno successivo, i partecipanti sono stati sottoposti a fMRI mentre guardavano i video di diverse navigazioni attraverso Soho. Nei primi cinque video, i volontari dovevano decidere dove svoltare per raggiungere una certa destinazione, in poche parole erano loro a navigare. Negli altri cinque, hanno avuto modo di sedersi, rilassarsi e lasciare che il GPS scegliesse il percorso.

Tutti i partecipanti hanno fatto un buon lavoro, scegliendo i percorsi appropriati per più di tre quarti del tempo. Ma la cosa più interessante è come il loro cervello lo ha fatto.

Quando dovevano pianificare come arrivare in un posto, hanno usato una parte del cervello chiamata corteccia entorinale, cioè la stessa che lavora quando pensiamo a come andare da un posto all’altro. Ma durante il viaggio, quando i soggetti dovevano fare attenzione a dove si trovavano e decidere da che parte andare agli incroci, hanno usato una parte del cervello chiamata ippocampo posteriore.

Non è noto cosa accada quando ci muoviamo su un percorso che conosciamo bene, in questo caso potremmo non avere bisogno di calcolarlo perchè lo conosciamo già, e il nostro ippocampo potrebbe essere a riposo.

Inoltre probabilmente quando accendiamo il GPS della macchina il cervello di navigazione si spegne, proprio come è accaduto ai volontari che durante l’esperimento dovevano solo rilassarsi e osservare la navigazione impostata dal GPS: il loro cervello di navigazione seguiva il percorso solo a brevi tratti, per poi disconnettersi affidandosi al sistema di navigazione del GPS esterno. 

Entrambe le parti del cervello sono note per svolgere un ruolo nella navigazione e nella memoria, ma questo esperimento è forse il primo a mostrare come ciascuna sia specializzata in un diverso aspetto della navigazione spaziale.

La metà dei partecipanti era di sesso femminile e la metà erano maschi. E non vi era alcuna differenza significativa tra i sessi nelle loro capacità di navigazione.

 

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Serena Mancioppi
Serena Mancioppi

Psicologa Psicoterapeuta Sistemico Relazionale e Cognitivo-Evoluzionista

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