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Amore, Tradimento, Perdono: Intervista con Massimo Recalcati

Non è più come prima (2014) - Intervista a M. Recalcati: l'amore e le relazioni sentimentali nel nostro tempo attraverso i concetti di tradimento e perdono

Di Redazione

Pubblicato il 11 Lug. 2014

Aggiornato il 04 Apr. 2016 11:32

Intervista a cura di Luca Di Gregorio Ph.D

 

Intervista con Massimo Recalcati

 

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State of Mind (SoM) – Dall’osservatorio privilegiato che la stanza d’analisi le offre, che idea si è fatto delle relazioni amorose che caratterizzano la nostra epoca? Qual è, per dirla in termini pasoliniani, la religione del nostro tempo e come influenza il discorso d’amore?

Massimo Recalcati (MR) – Oggi il discorso dell’amore è assimilato a quello che governa le merci: l’oggetto amato è a scadenza come lo è un nuovo modello di televisore al plasma o un frigorifero. Lo dicono i neuro scienziati e i sociologi: l’amore non è destinato a durare ma a spegnersi in breve tempo. Il suo doping ha il fiato corto. Le coppie non credono più al matrimonio, al vincolo del legame, si disfano più facilmente. Il nostro tempo è il tempo, come direbbe Baumann, degli amori liquidi.

Questa versione nichilistica dell’amore si regge su due menzogne fondamentali: quella della libertà e quella del Nuovo. L’uomo è libero di farsi un nome da sé, la sua maturità coincide nell’affermazione della sua indipendenza dall’Altro. E questa libertà aspira costantemente al Nuovo, a quello che ancora non si possiede, alla chimera della nuova sensazione, del nuovo incontro, del nuovo partner. La psicoanalisi constata che queste due menzogne non generano soddisfazione. Nella libertà del Nuovo si ripete sempre la stessa insoddisfazione. 

 

SoM – Ci sono delle differenze tra il modo di concepire le relazioni amorose da parte di Freud e la visione che Lacan ha dell’amore? 

MR – Per Freud l’amore ha la natura di un inganno che si consuma allo specchio. Quando dico di amare qualcuno dico che amo nell’altro il mio Io ideale, la rappresentazione narcisistica di me stesso. Il partner non è amato per la sua alterità ma per come riflette in modo idealizzante il mio Ego. Freud esclude che l’amore possa emanciparsi dalla gabbia del narcisismo.

Lacan non cancella questa verità che contraddistingue la dimensione nevrotica dell’amore. Ma non si accontenta di affermare l’equivalenza di amore e narcisismo. Per Lacan l’amore non si consuma allo specchio ma è, al contrario, ciò che rompe lo specchio. Per Lacan l’amore è innanzitutto un incontro che spiazza, scompagina, decentra il nostro Io anziché – come credeva Freud – rafforzarlo. Nel mio lavoro ho dato molta enfasi a questo cambio di direzione. Al punto che ho proposto l’amore come esperienza dell’ammirazione dell’Altro. Non del rispecchiamento narcisistico ma dell’ammirazione per la libertà e la potenza vitale dell’Altro, per le sue manie e le sue debolezze, per la castrazione e il sintomo dell’Altro.

Mentre Freud pensava che l’amore non riuscisse a liberarsi dalla presa dell’immagine, io credo che quando c’è esperienza dell’amore noi facciamo un salto fuori dall’immagine. Per questo Lacan diceva che quando amiamo, amiamo “tutto” dell’Altro. Il che significa che rendiamo l’Altro insostituibile, ovvero che introduciamo un punto di resistenza al discorso del capitalista che promette la felicità nella sostituzione compulsiva di una merce con l’altra… 

 

SoM – Il ‘per sempre’ degli amanti può essere davvero una promessa o rimane una mera utopia?

MR – Ogni incontro d’amore vuole la sua ripetizione. Vuole che sia per sempre, che non si esaurisca. Per questo gli amanti si promettono l’eternità. Per questo consultano gli astrologi o si sposano. E’ per verificare che la durata del loro amore sarà garantita dall’Altro. Sarà scritta nelle stelle o sarà scritta in un contratto matrimoniale che dichiarerà pubblicamente che sarà per sempre, che non finirà mai.

Nondimeno tutti noi sappiamo che né le stelle, né il contratto matrimoniale – né nessun Altro – potrà garantire che sarà per sempre. L’amore eterno non esiste. Eppure esiste la promessa, l’aspirazione degli amanti a rendere il loro amore eterno. Questa aspirazione non va ridicolizzata. Non è il volto immaturo dell’amore. Piuttosto è la potenza dell’amore che sa introdurre l’eterno nel tempo, che sa trasformare la contingenza dell’incontro in una necessità che si ripete. 

 

SoM – Che cosa accade all’amante costretto a confrontarsi con il trauma del tradimento o dell’abbandono?

MR – Nell’incontro d’amore non accade solo l’incontro con un altro di cui amiamo tutto e che rendiamo insostituibile. Accade pure la nascita del mondo. Nel senso che l’incontro d’amore fa nascere il mondo un’altra volta, una seconda volta. Questo mondo nato dall’incontro è, come dice bene Badiou, il mondo visto nella prospettiva del Due. E’ quello che accade anche con la nascita di un figlio. Non viene al mondo solo un altro essere umano che per noi è tutto. Viene al mondo, insieme a questo essere umano, un altro mondo. Il mondo è lo stesso di prima ma non è più come prima. E’ lo stesso ed è tutto nuovo. E’ il miracolo dell’amore. Rendere lo stesso Nuovo.

Quando un amore così grande, un amore che ha fatto nascere il mondo una seconda volta, finisce nel tradimento o nell’abbandono non c’è solo esperienza della perdita di chi amiamo ma della perdita di un intero mondo. Questo è davvero traumatico. Mentre nell’amore la mia esistenza riceve un senso, si sente profondamente voluta nei suoi minimi dettagli, viene riscattata dalla sua fatticità – come direbbe Sartre -, la perdita dell’amore comporta una ricaduta brusca, violenta, traumatica nella fatticità. Il tempo torna a mangiare la vita. L’incanto del mondo visto dalla prospettiva del Due è finito. Tutto non è più come prima.

 

SoM – Nel suo libro parole come perdono e gratitudine vengono introdotte per la prima volta nel vocabolario psicoanalitico. Come mai?

MR – In realtà la parola gratitudine ha un posto preciso ed eminente nell’ultima Melanie Klein. Si tratta forse dell’elaborazione concettuale che più di tutte – almeno in ambito psicoanalitico – ha accostato il tema del perdono. Resta però il fatto che la parola perdono non è una parola che appartiene al lessico psicoanalitico. Io la eredito dalla tradizione cristiana. E’ nella cultura cristiana che il perdono diventa la prova più grande dell’amore. Freud non avrebbe potuto concepirlo. Nel perdono l’altro è amato non perché ci restituisce la nostra immagine ideale, ma nonostante abbia lacerato quell’immagine.

Nel perdono io amo l’altro nella sua più radicale libertà che è quella che ha offeso la promessa e demolito la mia immagine. E’ una prova grande dell’amore. Per questo il cristianesimo ne ha fatto la parola della festa del ritrovamento. Io credo che il perdono sia la sola esperienza che noi possiamo fare della risurrezione: di fronte ad un amore che si è rivelato morto, finito, distrutto, intaccato dallo spergiuro e dal tradimento, il perdono offre la possibilità inaudita del ricominciamento, riporta in vita ciò che ci sembrava morto, permette a questo amore di esistere ancora.

 

SoM – Esistono delle differenze tra il modo di tradire degli uomini rispetto a quello delle donne?

MR – Il tradimento maschile è solitamente ispirato alla ricerca del Nuovo. Freud aveva giustamente mostrato come la gelosia maschile avesse come base inconscia il desiderio frustrato o no di tradire. Per gli uomini questa spinta al tradimento molto frequentemente si concilia con la necessità di preservare i propri legami familiari con la donna dalla quale si hanno avuto figli. Una donna tradisce invece, solitamente, per amore. O nel senso che l’amore è finito e che questo libera il desiderio per altro. O in quello per cui tradire è un modo per provocare l’uomo amato, per riconquistare il centro della scena… 

 

SoM – Le difficoltà che si incontrano nella relazione d’amore sono le stesse sia per le coppie eterosessuali che per quelle omosessuali o ci sono delle differenze?

MR – Lacan ci ha aiutato a liberarci da una idea anatomico-ontologica, aristotelica, dell’eterosessualità secondo la quale vi sarebbero due sessi distinti dalla presenza di un attributo (quello fallico) e ci ha invitato a concepire l’eterosessualità come la possibilità che in un legame d’amore vi sia amore per l’eteros, per l’altro, cioè per una donna. Quando in una coppia (cosiddetta eterosessuale, gay, lesbo, ecc ) si dà l’amore per una donna, ovvero l’amore per l’alterità dell’altro, per l’eteros c’è eterosessualità..In questo senso e solo in questo senso l’amore è sempre eterosessuale.

 

SoM – Il capitolo finale del libro costituisce una parte a sé: è un racconto in prosa di una coppia che si trova a dover affrontare il dolore di un tradimento. Recentemente anche altri psicoanalisti hanno dato prova della loro abilità di scrittura in prosa o in poesia (Bolognini, Lingiardi, Bollas, Grosz e, in ambito lacaniano, Fink). Qual è il ruolo della scrittura nella sua vita?

MR – Nell’Introduzione de ‘Il miracolo della forma’ racconto come è nata in me la passione per la scrittura. Da bambino osservavo mio padre scrivere con una tempera d’oro sulle corone funebri…Osservavo la sue mani sporche di terra, nodose, grosse, estranee alla scrittura, alle prese con quel pennello leggero scrivere sulla morte, con una calligrafia elegantissima..Osservavo nascere lì il mistero dell’arte, della pratica della scrittura…Scrivere attorno al buco traumatico del linguaggio, scrivere intorno all’impossibile da scrivere…Negli ultimi anni, a partire dal termine della mia analisi, la passione della scrittura ha conosciuto una incentivazione che ha sorpreso per primo me stesso…Non c’è tanto piacere della scrittura ma necessità della scrittura…Lasciare tracce, resistere alla morte, resistere alla tentazione del silenzio, o, meglio, dell’ammutilimento… 

 

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AUTORE:  Luca di Gregorio Ph.D – Graduate Teaching Assistant – University of Kent
Luca Di Gregorio is a Ph.D candidate and Graduate Teaching Assistant at the School of European Culture and Languages, University of Kent (UK), where he was awarded a GTA Scholarship to join the Italian Department in September 2012. Luca’s main academic interest is the relationship between psychoanalysis and aesthetics and his Ph.D thesis is entitled Aesthetics of the Real. Massimo Recalcati and the Lacanian Art Theory. Luca’s passion for art, literature and theatre has developed and deepened not only through purely academic endeavours such as his graduate research, but also through more practical experiences as an actor and as a cultural events organiser in Italy.

 

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