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Il cervello a fumetti: il progetto Neurocomic di Matteo Farinella & Hana Roš – Recensione

Neurocomic è il nome del progetto con cui il neuroscienziato Farinella ha riproposto, attraverso un racconto a fumetti, la struttura del sistema nervoso.

Di Chiara Manfredi

Pubblicato il 28 Lug. 2014

Aggiornato il 18 Gen. 2016 15:30

Neurocomic è il nome di un interessante progetto con cui Matteo Farinella (neuroscienziato di origini bolognesi ma londinese di adozione) e Hana Roš (ricercatrice) hanno riproposto la struttura neurale e il suo funzionamento sotto forma di un romanzo grafico.

Attraverso questa storia raccontata a fumetti il lettore viene accompagnato nell’esplorazione in cinque capitoli di altrettanti aspetti del sistema nervoso: morfologia, farmacologia, elettrofisiologia, plasticità e sincronicità. Ad affiancarlo, interessante richiamo dantesco, per ogni girone troviamo una figura di spicco del settore, passata alla storia per le sue scoperte o i suoi studi nell’area neurale.

Il protagonista apre la storia cadendo per caso nella selva oscura dantesca che al posto degli alberi ha i dendriti e gli assoni dei neuroni; lì trova ad accoglierlo Santiago Ramón y Cajal, premio Nobel per i suoi studi pioneristici sulla struttura del cervello, insieme a Camillo Golgi, a sua volta premio Nobel per aver scoperto un metodo per colorare i neuroni pochi per volta e studiarli meglio da vicino.

Dopo aver dato modo al lettore di comprendere la struttura delle componenti neurali, il protagonista entra all’interno del neurone stesso, nella zona della sinapsi.

A questo punto si fa spiegare da Charles Scott Sherrington come funziona la trasmissione tra neuroni, attraverso la liberazione (e l’assorbimento) di neurotrasmettitori nella fessura sinaptica.

Il protagonista, che continua a cercare il modo più veloce per uscire da questa gita all’interno del cervello, si trasforma lui stesso in neurotrasmettitore e riesce a fuoriuscire dal neurone facendosi però pescare da un sottomarino capitanato da Alan Hodgkin e Andrew Huxley che gli consentono di capire meglio l’elettrofisiologia e le caratteristiche elettriche che permettono ai neuroni di comunicare tra loro attraverso il flusso di ioni (particelle cariche elettricamente) da una regione all’altra.

 Nel momento in cui il nostro protagonista riesce a scappare dal sottomarino approda su una spiaggia per esplorare la plasticità neurale dove incontra Eric Kandel (che chi ha per qualche motivo sostenuto un esame di neuroscienze ricorda con stima e tanto dolore) che gli racconta la differenza tra la memoria implicita e la memoria esplicita. Sul termine della lezione, sentiamo un campanello che suona e incontriamo Ivan Pavlov, tra i primi studiosi della memoria e ricordato per i suoi esperimenti sul condizionamento classico, ottimo esempio di come i neuroni possono connettersi e disconnettersi tra loro formando reti preferenziali che sono potenziate con la ripetizione e l’esercizio e al contrario slegate se non coltivate.

Infine, fuggito anche dalla spiaggia alla ricerca di un passaggio che gli consenta di ritornare fuori dal cervello, l’ultima caratteristica che esploriamo in compagnia del protagonista è la sincronicità, con un occhio di riguardo alla relazione tra le diverse aree del cervello e le strutture del sistema nervoso periferico sparse per tutto il nostro corpo (i recettori nervosi). In questo caso, ci aiuta Hans Berger, inventore dell’elettroencefalografo e primo studioso delle onde cerebrali.

Il volume si chiude con una riflessione molto interessante, che esplora meglio la controversa questione della relazione tra mente e cervello: la mente è qualcosa di diverso dal cervello, è il software mentre il cervello è l’hardware, è un suo sottoprodotto?

Come giustamente sottolinea l’autore:

trovare una spiegazione biologica per la mente è davvero la sfida più grande per le neuroscienze.

Alla ricerca dell’artefice di questo scherzo lungo un viaggio, il protagonista si avventura in un castello dove però si trova davanti a uno specchio che gli mostra se stesso: il macchinista dietro a questo strano tour era lui, che attraverso il suo stesso cervello è stato in grado di costruire questa narrazione e vedere una storia comporsi di fronte a una serie di disegni su carta.

Un modo davvero interessante e alternativo di raccontare il mondo neurale che, per tante persone che l’hanno approcciato perché richiesto dal percorso di studi, è stato interessante ma anche molto complicato da assimilare.

Sicuramente, senza la pretesa di essere esaustivo, lo ritengo un valido aiuto per introdurre il mondo delle neuroscienze nei suoi principi di base, come la struttura o il funzionamento sinaptico.

Molto interessante anche il finale, che non si limita a essere un’illustrazione dei risultati finora raccolti dalla scienza, ma apre nuovi e importanti interrogativi sulle connessioni tra mente e cervello, tra morfologia e psicologia, che rispecchiano bene un quesito molto presente nel contesto attuale, che ha portato per esempio Rizolatti alla scoperta dei neuroni specchio, fondamento biologico dell’empatia.

 

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BIBLIOGRAFIA: 

  • Farinella, M. & Ros, H. (2014). Neurocomic. Rizzoli Lizard (Credits: © 2014 RCS Libri S.p.A., Rizzoli Lizard – © 2014 Matteo Farinella e Hana Roš).

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Chiara Manfredi
Chiara Manfredi

Teaching Instructor presso Sigmund Freud University Milano, Ricercatrice per Studi Cognitivi.

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