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La macchia ostinata dell’immoralità: senso di colpa e compulsioni di pulizia

Pulizia fisica e pulizia morale: Il senso di colpa legato a violazioni del codice di moralità correla con rituali di controllo ossessivi di pulizia fisica

Di Ilaria Cosimetti

Pubblicato il 27 Giu. 2014

Aggiornato il 11 Apr. 2018 09:26

 

 

I partecipanti indotti a esperire una colpa deontologica hanno esibito, rispetto agli altri, un numero maggiore di comportamenti di controllo nella prima prova e si sono dedicati ad una pulizia più accurata nel secondo esperimento.

Se siete da tempo lettori fedeli e affezionati di State of Mind, ricorderete il post in cui ho evidenziato l’esistenza di un legame tra la pulizia morale e la pulizia fisica. La ricerca scientifica negli ultimi anni non ha fatto che confermare un’intuizione già resa manifesta dal nostro linguaggio comune e da varie opere letterarie e cinematografiche.

Sono infatti molto comuni espressioni come “sporco”,  “viscido” o “lurido”  per descrivere individui di dubbia moralità.

Il cinema vede protagonisti diversi assassini che, dopo aver commesso un omicidio, si dedicano ad una pulizia tanto accurata da lasciar intendere che lo scopo non sia solo quello di eliminare possibili indizi di colpevolezza ma forse anche il senso di colpa per il gesto estremo.

La pulizia potrebbe avere la stessa funzione purificatrice anche per traditori e traditrici di famose soap opera che dopo aver commesso adulterio si buttano sotto la doccia prima di riabbracciare il partner ufficiale di turno.

Addiritura Shakespeare costringe Lady Macbeth al gesto compulsivo di sfregarsi continuamente le mani nel tentativo di cancellare la colpa per aver provocato spargimenti di sangue innnocente.

Ma se ormai è dunque assodato che il senso di colpa sia come una macchia da lavar via, è ragionevole pensare che la difficoltà nel rimuoverla dipenda dal tipo di colpa?

Una risposta a questa domanda arriva puntuale dalla ricerca di Francesca D’Olimpio e Francesco Mancini che con la loro ricerca hanno voluto verificare quale tipo di colpa abbia una correlazione più forte con i comportamenti rituali tipici del Disturbo Ossessivo Compulsivo.

I ricercatori hanno preso in considerazione due tipi di colpa: altruistica e deontologica.

La colpa altruistica si accompagna a sentimenti di preoccupazione e compassione per la vittima delle proprie azioni, indipendentemente dal fatto che esse violino o meno norme morali. La colpa deontologica deriva invece dalla consapevolezza di aver infranto il codice morale, anche se tale azione non ha implicato offesa per nessuno.

Al fine di comprendere quale macchia tra le due sia più ostica da eliminare, i partecipanti alla ricerca sono stati invitati all’ascolto di una storia che elicitasse un senso di colpa altruistica piuttosto che un senso di colpa deontologica. Un ultimo sottogruppo ha invece ascoltato una storia neutra, senza che implicasse quindi l’emergere di alcun tipo di colpa.

Al termine dell’ascolto tutti hanno dovuto classificare delle capsule in contenitori diversi in base al colore e in un secondo momento pulire un cubo di plexiglas utilizzando i materiali messi a disposizione dai ricercatori.

I partecipanti indotti a esperire una colpa deontologica hanno esibito, rispetto agli altri, un numero maggiore di comportamenti di controllo nella prima prova e si sono dedicati ad una pulizia più accurata nel secondo esperimento. Tale evidenza conferma l’ipotesi iniziale dei ricercatori che, in base a studi precedenti, si aspettavano maggior comportamenti di controllo e di pulizia da parte dei violatori del codice morale.

Inoltre l’effetto Lady Macbeth ha riguardato in misura maggiore  proprio questi ultimi che hanno infatti tratto beneficio più grande dal compito di pulizia, dimostratosi invece meno efficace nel rimuovere la macchia della colpa altruistica.

Benchè l’esperimento non abbia coinvolto pazienti con Disturbo Ossessivo Compulsivo, gli autori, convinti dell’esistenza di un continuum tra individui senza diagnosi  e  persone con DOC, ritengono che i risultati possano contribuire a chiarire la natura di questo disturbo.

Chissà che tra un po’ non si torni sull’argomento, magari facendo ulteriore luce sulle tipologie di colpe e sui comportamenti che hanno la capacità di rimuoverle.

Ma siamo poi così sicuri che, come spesso accade con le macchie più ostinate, certe colpe si riescano a cancellare senza lasciare aloni?

 

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