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Ruminazione rabbiosa e Impulsività – Report dal seminario con Raymond Digiuseppe Ph.D

Raymond DiGiuseppe, Albert Ellis Institute: implicazioni cliniche nel trattamento nei disturbi di rabbia e rapporto tra ruminazione rabbiosa e impulsività

Di Gabriele Caselli

Pubblicato il 17 Giu. 2014

Aggiornato il 19 Giu. 2014 10:21

I Disturbi di Rabbia: Psicopatologia e trattamento

Report dal seminario

Raymond Digiuseppe
Raymond Digiuseppe Ph.D

Questa è l’osservazione da cui Raymond DiGiuseppe e il suo gruppo di ricerca sono partiti per un interessante viaggio nella letteratura scientifica riguardante questa emozione e le sue implicazioni psicopatologiche e che ha presentato oggi in una lezione magistrale organizzata dalla Scuola di Psicoterapia Studi Cognitivi. 

Nel panorama dei manuali diagnostici di psicopatologia la rabbia ha subìto uno strano destino. Pur essendo una delle emozioni negative di base, non sono state considerate negli anni categorie diagnostiche per disturbi emozionali che fossero centrati sull’esperienza della rabbia.

Hanno sempre dominato emozioni come ansia e depressione. Anche i libri di psicopatologia e psicoterapia spesso non hanno un capitolo dedicato alla rabbia.

Questa è l’osservazione da cui Raymond DiGiuseppe e il suo gruppo di ricerca sono partiti per un interessante viaggio nella letteratura scientifica riguardante questa emozione e le sue implicazioni psicopatologiche e che ha presentato oggi in una lezione magistrale organizzata dalla Scuola di Psicoterapia Studi Cognitivi.

Uno dei temi centrali è il rapporto tra ruminazione rabbiosa e impulsività come elementi caratterizzanti l’espressione rabbiosa. Se si osservano gli strumenti di valutazione clinica della rabbia emergono due modalità espressive. La prima (Anger-IN o rabbia repressa) riguarda una tendenza a mantenere un stato di rancore nella propria mente, verso di sé o verso altri o per esperienze vissute.

Le persone sopprimono l’espressione esterna della propria rabbia ma vi rimangono intrappolati mentalmente. Il marker di riferimento è un pensiero di analisi ruminativa sulle ingiustizie subìte o sulle possibili azioni di rivendicazione e rivalsa. Talvolta anche per giorni, per anni o per tutta la vita.

La seconda (Anger-Out o rabbia esplosiva) riguarda un comportamento aggressivo verbale, fisico contro oggetti o contro le persone.

Ci si aspetterebbe che queste due manifestazioni rabbiose abbiano un rapporto discontinuo e separato, come se si distinguessero rabbiosi da ruminazione e rabbiosi da impulsività. DiGiuseppe al contrario mostra che nella maggior parte rappresentano due facce dello stesso problema, le due componenti sono talmente correlate da rendere complesso distinguerle a livello statistico.

Lo sforzo prolungato per l’autocontrollo affiancato da una tendenza ruminante favorisce espressioni impulsive rabbiose. In altre parole, l’affaticamento da ruminazione e da repressione dell’espressione rabbiosa produce agiti impulsivi, anche innanzi a un evento apparentemente di minore importanza.

L’individuo appare privo di controllo, si sente impulsivo e fatica a essere consapevole dei processi che hanno generato questa risposta. Esiste un modello che descrive questo meccanismo (Baumeister, 2003): l’autocontrollo è un muscolo e come tale si stanca con il tempo, la ruminazione rabbiosa lo costringe a un continuo sforzo.

La dinamica di ruminazione e autocontrollo consuma i livelli di glucosio disponibili nel cervello per mantenere autocontrollo e aumenta il rischio di comportamenti esplosivi. La ruminazione carica di energia rabbiosa intensa che richiede poi un grande sforzo per regolarla.

In una raccolta dati del gruppo ricerca di DiGiuseppe su componente ruminativa e impulsiva della rabbia, solo il 4% delle persone ha alta impulsività e bassa ruminazione rabbiosa e si tratta di persone con problemi neurocognitivi (lesioni orbitofrontali).

Nel 90% delle persone ruminazione e impulsività si muovono assieme. Un altro 4% circa ha alta ruminazione rabbiosa con bassa impulsività. Questi individui per DiGiuseppe sono quelli che manifestano maggior rischio di vendetta violenta.

Quali sono le implicazioni cliniche? Il più frequente riferimento in risposta alla rabbia è il self-inoculation training (Novaco, 1977).

L’obiettivo è usare autoistruzioni attraverso il dialogo con sé stessi per controllare l’impulsività rabbiosa. Il rischio è quello di cogliere la fatica del muscolo dell’autocontrollo o di identificare la propensione alla ruminazione.

La possibilità suggerita è focalizzare sulla costruzione dell’assertività intesa come espressione adattiva della propria rabbia a monte, prima che divenga una pentola a pressione in procinto di esplodere al minimo intralcio.

Questo per uscire dalla dicotomia tra il non dire nulla e l’esplosione imparando nuove risposte (prima in immaginazione e poi in vivo) innanzi agli stimoli che generano rabbia.

 

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Gabriele Caselli
Gabriele Caselli

Direttore scientifico Gruppo Studi Cognitivi, Professore di Psicologia Clinica presso la Sigmund Freud University di Milano e Vienna

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