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Il protocollo CBT basato sulla Mindfulness per il Disturbo ossessivo-compulsivo

Il nuovo protocollo di intervento cognitivo-comportamentale basato sulla Mindfulness (MBCBT) per il Disturbo Ossessivo-Compulsivo - Report dal convegno

Di Ezechiele Giannelli

Pubblicato il 19 Giu. 2014

Aggiornato il 26 Ago. 2019 12:36

 

Il Trattamento cognitivo-comportamentale basato sulla Mindfulness (MBCBT) per il Disturbo Ossessivo-Compulsivo

Report dal convegno – Padova – 07, 08 giugno 2014

 

 

La pratica mindfulness, integrata con la CBT, può offrire una prospettiva maggiormente globale, intervenendo sui sintomi e sulla persona. La Mindfulness è “la consapevolezza che emerge prestando attenzione intenzionalmente, nel momento presente e in modo non giudicante al presentarsi dell’esperienza momento per momento” (Kabat-Zin, 2003).

La sede del convegno era il suggestivo ed accogliente centro per la mindfulness dell’associazione Motus Mundi di Padova. Il workshop è stato organizzato dall’Istituto Italiano per la mindfulness (ISIMIND).

Nella prima giornata il Dott. Fabrizio Didonna ha illustrato una completa ed originale analisi fenomenologica e clinica della problematica ossessiva e il razionale dell’intervento basato sulla mindfulness. Nella seconda giornata è stato illustrato, sessione per sessione, il protocollo MBCBT di gruppo per il D.O.C. In entrambi i giorni i partecipanti hanno assistito alla proiezione di video sull’applicazione clinica del protocollo e hanno praticato diversi esercizi di mindfulness.

E’ stata presentata una completa fenomenologia del D.O.C. (ossessioni e compulsioni), gli aspetti eziologici e di familiarità (modeling dell’ambiente familiare) del disturbo, e i modelli cognitivi di Salkovskis.

Il dott. Didonna ha sottolineato l’importanza dei principali fattori di attivazione e di mantenimento della sintomatologia ossessiva; in particolare, ha evidenziato il rapporto disfunzionale che il soggetto ha sviluppato nei confronti dei propri stati interni e delle proprie cognizioni, gli specifici bias attentivi, emotivi e sensoriali, il pervasivo sentimento di sfiducia e di auto-invalidazione nei confronti delle proprie informazioni sensoriali. Secondo il relatore, il D.O.C. potrebbe essere considerato il “disturbo della fiducia”.

[blockquote style=”1″]La natura non ci inganna mai; noi inganniamo noi stessi. Non è la sensazione che è sbagliata, ma il giudizio che ci formiamo su di essa.[/blockquote]

Jean-Jacques Rousseau

I circoli viziosi ossessivi, i rituali e le compulsioni diventano dei veri e propri piloti automatici, durante i quali il paziente non è più consapevole dei loro effetti reali e del loro significato. In tal senso, il problema ossessivo potrebbe essere definito come uno stato di grave mindlessness (mancanza di consapevolezza) che comprende i seguenti deficit: rimuginio, bias attentivi, fusione pensiero-azione, bias di non-accettazione, auto-invalidazione percettiva, bias metacognitivi relativi agli stati interni.

La pratica mindfulness, integrata con la CBT, può offrire una prospettiva maggiormente globale, intervenendo sui sintomi e sulla persona. La Mindfulness è “la consapevolezza che emerge prestando attenzione intenzionalmente, nel momento presente e in modo non giudicante al presentarsi dell’esperienza momento per momento” (Kabat-Zin, 2003).

[blockquote style=”1″]I sensi non ci ingannano ma i giudizi si.[/blockquote]

Johann Wolfgang Von Goethe

Il protocollo mindfullness che il Dott. Didonna propone per il D.O.C., si compone di (almeno) 10 sessioni. Può essere utilizzato individualmente o in gruppo, in un contesto sia residenziale sia ambulatoriale. E’ prevista, altresì, una sessione extra con i familiari o con persone significative per i pazienti, a scopo psicoeducativo ed esperienziale.

Lo scopo principale del protocollo è di acquisire, attraverso la pratica mindfulness, la capacità di riconoscere e accettare consapevolmente i pensieri, le emozioni e le sensazioni indesiderate, senza reagire nei modi abituali e automatici che tendono a mantenere e alimentare i sintomi.

[blockquote style=”1″]Non attraverso le azioni, non attraverso le parole noi diventiamo liberi dalle contaminazioni mentali, ma osservandole e riconoscendole in continuazione[/blockquote]

Anguttara Nikaja, 557 – 477 B.C.

Attraverso la mindful exposure (esposizione consapevole) è possibile esporre il paziente agli stimoli ansiogeni in ma in maniera consapevole e avendo contatto con il presente; questo permette di spostare il focus attentivo su altri aspetti dell’esperienza e di far perdere l’importanza del pensiero.

La pratica della mente osservatrice ha permesso ai partecipanti di rendersi conto di come reagiamo agli stati interni. La tecnica della validazione dell’esperienza percettiva addestra il paziente ad un nuovo rapporto con l’esperienza sensoriale, utilizzandola in modo da ottenere una visione della realtà chiara e vera e prevenendo le reazioni ossessive.

[blockquote style=”1″]Dall’intenzione germoglia l’atto, dall’atto germoglia l’abitudine, dall’abitudine cresce il carattere, dal carattere si sviluppa il destino.[/blockquote]

Da un testo buddista

Tutto il protocollo verte sull’accettazione e sulla promozione di un atteggiamento di auto-compassione. Il senso di colpa patologico, il senso di responsabilità e la non accettazione dei propri limiti sono fattori che alimentano la problematica ossessiva.

La pratica R.E.A.L. (riconoscimento, espansione delle consapevolezza, accettazione e lasciarsi andare), molto apprezzata dai pazienti, sviluppa una capacità di accettazione dell’evento ed un abbandono consapevole di tutti i comportamenti di reazione agli stati interni.

Il Dott. Didonna ha comunicato che entro la fine dell’anno sarà pubblicato un testo che tratterà in maniera dettagliata questo protocollo MBCBT per il D.O.C.

 

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