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Vedere per credere… No, bisogna anche sentire per credere!

Il presente studio dimostra come la corteccia primaria visiva sia in grado di elaborare sia le informazioni visive che quelle uditive - Neuroscienze

Di Ioana Cristina Marchis

Pubblicato il 12 Giu. 2014

Aggiornato il 14 Lug. 2014 10:53

Ioana Marchis

 

FLASH NEWS

Il vecchio aforismo “Vedere  per credere” dovrebbe essere aggiornato in base ai risultati riportati da un gruppo di ricercatori dell’Università di Glasgow i quali affermano che il processo visivo coinvolge anche il sistema uditivo.

Oltre “a vedere” dovremmo “sentire” per credere.

“Se in strada si sente il suono di una moto che si avvicina, ci si aspetta di vederla apparire da dietro l’angolo. Se invece al posto della moto compare un cavallo si prova una forte sensazione di sorpresa”, sostengono i ricercatori del presente studio.

Gli scienziati che studiano i processi cerebrali della visione hanno evidenziato che la corteccia visiva utilizza anche le informazioni provenienti dalle orecchie e dagli occhi per “visionare” il mondo circostante.

I ricercatori suggeriscono che l’input uditivo permette al sistema visivo di predire le informazioni in entrata: “I suoni creano immagini visive, immagini mentali e proiezioni automatiche”  sostiene il Professore Lars Muckli dell’Istituto di Neuroscienze e Psicologia presso l’Università di Glasgow.

Il presente studio pubblicato sulla rivista Current Biology, riporta cinque esperimenti condotti con la Risonanza Magnetica Funzionale (fMRI) per esaminare l’attività nella corteccia visiva primaria di dieci soggetti volontari durante l’esecuzione di diversi compiti sperimentali.

In uno dei cinque esperimenti, i partecipanti, bendati, ascoltano tre diversi suoni di provenienza naturale: il canto degli uccelli, il rumore del traffico e di un gruppo di persone che parlano.

Con l’ausilio di uno speciale algoritmo in grado di identificare modelli specifici nell’attività cerebrale, i ricercatori sono stati in grado di discriminare i diversi suoni (antecedentemente presentati) elaborati dalla corteccia visiva primaria.

Un altro dei cinque esperimenti ha evidenziato che anche delle semplici immagini mentali (in assenza di suoni o di vere immagini visive) sono in grado di evocare l’attività nella corteccia visiva primaria.

Questa ricerca ci aiuta a capire come le diverse regioni della corteccia siano interconnesse tra di loro.

Fino ad oggi, poco si sapeva su come la corteccia primaria visiva fosse in grado di elaborare le informazioni uditive mentre era già stata riscontrata un’evidenza anatomica d’interconnessione (tra le due regioni) nelle scimmie.

Il presente studio è il primo a dimostrare chiaramente l’esistenza di una simile interconnessione anche negli esseri umani.

Nel futuro, i ricercatori si propongono di evidenziare come l’informazione uditiva sostiene attivamente i processi di elaborazione visiva partendo dalla premessa che il sistemo uditivo fornisce dei veri predittori pronti ad aiutare il sistema visivo nel focalizzarsi su possibili eventi sorprendenti; in questa chiave i predittori avrebbero un forte valore adattativo.

Più informazioni su come il sistema visivo e quello uditivo sono interconnessi potrebbero aiutarci a capire il modo in cui le percezioni sensoriali vengono elaborate in diversi disturbi come la schizofrenia e l’autismo.

 

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Ioana Cristina Marchis
Ioana Cristina Marchis

Dottoressa Magistrale in Psicologia dello Sviluppo e dei Processi Educativi, Tirocinante presso Studi Cognitivi

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