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Alabama Monroe e il cerchio spezzato dal lutto di un figlio

Il film trasmette appieno la sensazione di rottura sperimentata dai genitori che si trovano ad affrontare la morte della figlia a causa di un cancro.

Di Elena Lo Sterzo

Pubblicato il 23 Giu. 2014

Aggiornato il 08 Dic. 2017 16:26

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Il titolo originale di questo film struggente, The Broken Circle Breakdown, pleonasticamente trasmette appieno la sensazione di rottura, e di non-ritorno sperimentata dai protagonisti, genitori che si trovano ad affrontare la morte della figlia a causa di un cancro.

All’inizio, è la storia d’amore di Elise, tatuatrice dallo spirito libero, e del suonatore di banjo Didier, che vivono una spensierata esistenza bucolica in un incontaminato paesaggio fiammingo. La nascita della figlia Maybelle porta loro un’insperata gioia ma, successivamente, un immenso dolore.

Il film, anche attraverso flashback concitati, attraversa i momenti cruciali delle loro esistenze (l’incontro, la nascita della figlia, l’insorgere della malattia, il tragico epilogo), e mostra come il magico cerchio amoroso, fatto di sguardi, carezze, sesso, ribalderie isteriche e duetti musicali, si spezza subito dopo la morte di Maybelle, quando l’elaborazione del lutto ingigantisce antagonismi e contrasti ideologici.

Da una parte Didier, ateo convinto, che prima del tragico evento si era dimostrato persona equilibrata e comprensiva, si lancia in feroce invettiva contro l’America. Dall’altra, la caparbia Elise attraversa prima un periodo di depressione, cercando conforto nella religione, poi di totale negazione, cercando di cancellare le esperienze vissute lasciando il compagno e cambiando nome (in Alabama Monroe, da cui il titolo del film), per finire annichilendo del tutto se stessa attraverso il suicidio.

Questo film affronta con sensibilità e coraggio le conseguenze del lutto sulla vita dei personaggi e della coppia. Il processo di elaborazione del lutto prevede una profonda ristrutturazione del mondo interno della persona, non essendo sufficiente un accomodamento alla situazione.

Tale processo è influenzato da fattori individuali, familiari, culturali, religiosi e sociali ed ha un evoluzione complessa e dinamica, che non necessariamente procede in maniera lineare.

La psichiatra Kübler-Ross (1976) ha individuato diverse fasi nell’elaborazione del lutto: ad una prima fase di torpore e/o stordimento, interrotta da attacchi di angoscia e collera di forte intensità, segue un periodo di struggimento durante il quale la persona avverte il bisogno di una ricerca dolorosa della persona scomparsa e manifesta una rabbia impotente che di solito proietta verso l’esterno (nel film, questa fase è ben esemplificata dalla lite rabbiosa in cui Elise attribuisce delle colpe a Didier per la morte della bambina). Questo tempo risulta funzionale alla successiva acquisizione di consapevolezza, che si manifesta nella fase della disperazione attraverso la comparsa di uno stato depressivo reattivo. La fase di riorganizzazione seguente comporta, invece, l’accettazione della nuova realtà con la collocazione affettiva della persona in un luogo interno, meno doloroso e più utile ad una riapertura dei contatti con il mondo esterno.

Anche se la maggior parte delle persone riesce a percorrere, seppure con tempi differenti, questo ciclo fisiologico di elaborazione individuale interna della perdita della persona cara, in alcuni casi il processo viene bloccato in fasi intermedie, instaurando quadri di lutto complicato.

La diversa reazione psicologica degli individui di fronte a tale evento traumatico dipende in buona parte da come la morte viene analizzata e interpretata. Le attuali linee di ricerca riguardo all’adattamento al lutto evidenziano come la morte di una persona cara pone delle sfide al sistema di credenze su sé stessi, sul mondo e sul futuro della persona che soffre per la morte di un caro (Currier et al., 2009) ed ai corrispondenti processi di ricostruzione di significati nel periodo che segue.

Davis e colleghi (1998) hanno verificato che i genitori che danno una spiegazione in base a convinzioni spirituali o laiche e che riescono ad individuare anche delle conseguenze positive legate alla perdita (es: “non soffre più”), manifestano un miglior adattamento all’assenza della persona. Barrera e colleghi (2009) evidenziano che tra i fattori associati alla capacità dei genitori di fronteggiare la morte e darsi una spiegazione c’è l’abilità di accettare la perdita fisica, di mantenere i rapporti sociali significativi, e di ridefinire il senso di sé.

Una particolare importanza assume in questo contesto il costrutto di resilienza, ovvero la capacità di far fronte in maniera positiva agli eventi traumatici e di riorganizzare positivamente la propria vita dinanzi alle difficoltà.

Rosenberg e colleghi (2013) propongono un modello integrato dei fattori di resilienza stabili e variabili tra i genitori di bambini col cancro, individuando 3 tipi di resilienza:

  • Resilienza di base, correlata ai tratti di personalità del soggetto e a caratteristiche specifiche della malattia (diagnosi, prognosi).
  • Resilienza in evoluzione che è invece un processo e si modifica in base all’evoluzione della malattia nel tempo e a come questa viene vissuta (include speranza, aspettative, abilità di coping).
  • Resilienza di esito, che comprende vari aspetti del funzionamento psicosociale dopo la malattia (ritorno al lavoro, mantenimento relazioni sociali e familiari).

Gli interventi di supporto psicologico devono quindi tenere conto della fase specifica della malattia ed agire sui fattori di resilienza associati: al momento della diagnosi, è consigliabile aiutare i genitori a riconoscere i rischi elevati della condizione; durante il trattamento, il supporto psicologico deve servire da legame e interprete nelle comunicazioni tra la famiglia e l’équipe medica, e dopo il lutto l’intervento deve essere mirato ad accompagnare la persona nella sua elaborazione, mitigando lo stress, aiutandola a individuare nuovi obiettivi (cura di sé, supporto da e per altre famiglie che attraversano le stesse difficoltà), e prevenendo i comportamenti a rischio che possono peggiorare la sua condizione psicofisica generale (es: eccessiva assunzione di alcol).

Leggendo l’elaborazione del lutto in questo film sulla scorta di questi modelli, si possono attribuire le reazioni dei genitori al lutto a questi elementi: durante la cura, sono state date buone speranze di recupero alla bambina (instaurando aspettative irrealistiche). Successivamente, il sistema di valori dei protagonisti non ha permesso loro di darsi una spiegazione e trovare un senso all’accaduto (ne è un bell’esempio la scena in cui Didier si rifiuta di confortare Maybelle per la morte di un uccello, non assecondando il suo desiderio di credere ad un aldilà), infine Elise non riesce in alcun modo a trovare in Didier un conforto e nella coppia nuovi obiettivi per il futuro.

 

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Elena Lo Sterzo
Elena Lo Sterzo

Specializzanda in Psicoterapia Cognitiva e Cognitivo-Comportamentale. Specialista in Neuroscienze

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