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Smettere di fumare: indicatori prognostici nel trattamento del tabagismo

Nel trattamento del tabagismo l’approccio psicologico si è dimostrato efficace e la fase diagnostica iniziale si rivela determinante nel suo buon esito.

Di Mauro Bruni

Pubblicato il 28 Mag. 2014

 

 

 

Smettere di fumare indicatori prognostici nel trattamento del tabagismo - © Serhiy Kobyakov - Fotolia.comNel trattamento del tabagismo sia il trattamento farmacologico sia l’approccio di tipo psicologico si sono rivelati efficaci. Quale che sia l’approccio psicologico, la fase diagnostica iniziale è determinante.

Nel trattamento del tabagismo non è ancora stata individuata una terapia che in assoluto si sia dimostrata migliore di altre. Lasciando da parte i metodi che non hanno mai dimostrato chiaramente di essere efficaci né tantomeno scientifici, pur avendone le sembianze (auricoloterapia, agopuntura), le terapie fai da te, i manuali di auto aiuto più o meno celebri, i guaritori mistici e i motivatori pseudoscientifici, sappiamo che qualche certezza esiste: sia il trattamento farmacologico sia l’approccio di tipo psicologico si sono rivelati efficaci, in più, l’intervento multidisciplinare integrato (medico e psicologo) incrementa l’efficacia della disassuefazione (Fiore, 2008).

Quale che sia l’approccio, la fase diagnostica iniziale è determinante. La diagnosi psicologica dovrebbe comprendere i seguenti aspetti:

  •  Storia tabaccologica
  •  Livello di dipendenza dalla nicotina
  •  Analisi della motivazione al cambiamento
  •  Stima della Self-efficacy
  •  Presenza di dipendenza/abuso di alcol o altre sostanze psicotrope
  •  Presenza di disturbi del comportamento alimentare
  •  Presenza di disturbi depressivi
  •  Presenza di disturbi d’ansia
  •  Altre patologie psichiatriche (MMPI, SCID, MAC-T, ecc.)

 

Questa analisi darà origine ad un “profilo del fumatore”; la terapia, che procede necessariamente per fasi prestabilite che gradualmente portano dalla dipendenza alla disassuefazione completa, deve garantire flessibilità ai cambiamenti che man mano il paziente dimostra. E’ bene che il clinico abbia a disposizione diversi strumenti psicodiagnostici dato che, per essere efficace, il trattamento prevalentemente “psicologico” della dipendenza tabagica implica una verifica continua degli effetti della terapia mediante la rilevazione di indici che orientano e correggono il tiro terapeutico.

   Esistono differenti criteri di valutazione pertinenti alla valutazione del fumatore. I due principali riguardano il livello di dipendenza fisica dalla nicotina e il livello motivazionale del paziente, ovvero la misura della volontà di cessare l’utilizzo della sostanza.

Il primo parametro si ottiene facilmente tramite somministrazione del “Fagerström Test for Nicotine Dependence” (Fagerström, 1996), che ad oggi risulta essere lo strumento più valido e utilizzato. Il livello motivazionale invece può essere misurato mediante l’applicazione del modello transteoretico di Prochaska e Di Clemente, tenendo conto che gli stadi motivazionali di Contemplazione, Determinazione o Azione costituiscono un antecedente progressivamente facilitante la riuscita dell’intervento. (Prochaska, Di Clemente, 1982).

L’incrocio di questi due parametri (livello di dipendenza fisica dalla nicotina – livello motivazionale al cambiamento) inquadra 4 differenti classi di fumatori:

AM-BD (alta motivazione-bassa dipendenza)

AM-AD (alta motivazione-alta dipendenza)

BM-BD (bassa motivazione-bassa dipendenza)

BM-AD (bassa motivazione-alta dipendenza)

In seguito, sarà necessario valutare il livello di autoefficacia (Bandura, 2000) e determinare l’orientamento del locus of control poiché uno stile di coping problem focused orienta funzionalmente le intenzioni del soggetto, i piani d’azione, il livello motivazionale e l’atteggiamento mentale. Vanno rilevate eventuali dipendenze in comorbidità (alcol, stupefacenti) e psicopatologie relative all’umore, allo spettro ansioso, ai disturbi psicotici e ai disturbi di personalità; ogni condizione psicopatologica aggiuntiva sia in Asse I che in Asse II (DSM-IV-Tr, APA, 2000) costituisce un indicatore prognostico sfavorevole. Nel caso di diagnosi aggiuntive starà al clinico valutarne la gravità, l’incidenza sulla terapia e quale condizione debba ricevere per prima attenzione.

Riguardo le funzioni esecutive, le terapie risultano più efficaci in assenza di deficit cognitivi o di memoria e ancora, quando il soggetto appare sufficientemente informato sui meccanismi dannosi provocati dal fumo. Tra i fattori anamnestici pertinenti con l’esito del trattamento troviamo l’età di inizio del fumo, la presenza o meno di patologie correlate agli apparati interessati (per es. broncopneumopatia cronica ostruttiva, infarto) e il numero di tentativi falliti di smettere: si smette di più tra il quarto-quinto tentativo, mentre le probabilità di una disassuefazione duratura calano drasticamente all’aumentare di questo numero (Tinghino, 2009).

Infine, la presenza o meno di una rete di supporto sociale è una variabile importante per la riuscita della terapia.

Riassumendo, i predittori di esito rilevabili precocemente nel soggetto che si appresta a smettere di fumare sono:

  •  Livello di dipendenza fisica dalla nicotina
  •  Polidipendenza (alcolismo – tossocodipendenza – controllo degli impulsi)
  •  Presenza di patologie in Asse I
  •  Presenza di patologie di personalità (Asse II DSM)
  •  Livello motivazionale
  •  Livello di autoefficacia
  •  Locus of control
  •  Età di inizio del fumo
  •  Numero di tentativi falliti di cessazione del fumo
  •  Rete sociale di sostegno
  •  Deficit di comprensione o memoria
  •  Livello culturale
  •  Patologie mediche fumo correlate

La procedura psicodiagnostica del fumatore è un processo piuttosto semplice ma fornisce il grande vantaggio di poter immediatamente individuare e in seguito discutere con il paziente variabili, spesso del tutto psicologiche, che svolgono un ruolo importante nel mantenimento della dipendenza.

Quello della disassuefazione tabagica è un campo stimolante e di importanza estrema perché il fumo rappresenta la prima causa di morte evitabile al mondo. Per chi sceglie di operare in questo campo implementare una terapia accurata e sensibile ai risultati di monitoraggio dei parametri garantisce ottimi tassi di successo, sia nel breve periodo che nei follow up.

 

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