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Manuale di felicità combriccoliana: recensione ed esperienza di lavoro

Il racconto Manuale dI Felicità Combriccoliana aiuta a riflettere sulle emozioni negative dei bambini e sull'uso dell'ironia per ritrovare il sorriso.

Di Marina Morgese

Pubblicato il 14 Mag. 2014

manuale di felicità combriccolianaPer gli adulti non sempre si rivela facile parlare di emozioni con i più piccoli e talvolta comprendere il loro mondo interno non sembra essere cosa da poco.

Nel lavoro di Sabrina Gasparini (edito Edicolors), tuttavia si può ritrovare un valido strumento per esplorare le emozioni dei bambini. Il suo racconto, Manuale di felicità combriccoliana, aiuta a riflettere su ciò che i più piccoli provano e sulle situazioni che per loro potrebbero rivelarsi difficili da affrontare. Di breve lunghezza ma di piacevole lettura (scappano sorrisi anche ai più grandi), il racconto si apre presentando i personaggi della Combriccola della Mezza Luna, animali o persone molto diversi tra loro ma legati da una grande amicizia, “salvaguardata” da un vero e proprio Codice di Comportamento Combriccoliano.

La storia centrale che viene presentata inizialmente è quella di Totino, un ragazzo che durante una partita di calcio è stato definito dal pubblico “incapace” per aver mancato un goal. È così che il protagonista inizia a provare

“un oggetto strano che gli adulti chiamano RABBIA”,

si sente male, vorrebbe piangere e star da solo ma qui intervengono gli amici della Combriccola che consentono a Totino di ritrovare la strada verso la felicità. A questo punto tocca agli altri protagonisti della Combriccola che, per consolare Totino, raccontano dei loro momenti difficili e di ciò che hanno fatto per sentirsi finalmente meglio. Si leggono così storie di tristezza, di cattiveria e rabbia, di delusione e paura, accompagnate però dalla morale che parlandone e contando sugli amici si riesce a superare il tutto e a ritrovare ciò che la Combriccola della Mezza Luna chiama Nontristezzaaltrimentichenoiauffastruffa, ovvero la felicità.

 Il ruolo che l’autrice dona all’ironia, al saper ridere anche quando ci si sente tristi, è un punto vincente del racconto, e credo si possa vedere come un insegnamento per i più piccoli a non lasciarsi abbattere perché è normale provare tristezza o rabbia o delusione, e a guardarsi invece attorno, dove c’è sempre qualcuno con cui ridere e superare certi momenti (e qui l’insegnamento è anche per i più grandi affinché si mostrino comunque pronti ad ascoltare e aiutare i bambini durante le loro difficoltà).

 L’autrice consiglia inoltre un lavoro da fare con i bambini di età dai 7 ai 10 anni, con gruppi che contano fino a 28 alunni, lavoro che potrebbe rivelarsi molto utile per i maestri e soprattutto per gli stessi bambini. A questo proposito, seppur il lavoro è pensato dall’autrice per bambini più piccoli, ho provato, in prima persona, a svolgere lo stesso lavoro con un gruppo di ragazzi disabili un po’ più grandi d’età. Anche in questo caso, infatti, si riscontra spesso una notevole difficoltà a parlare di emozioni, soprattutto di quelle negative.

L’indicazione dell’autrice di iniziare il lavoro con il gioco della risata (chiedere a qualcuno di ridere e osservarne la mimica per poi imitarlo) è stato molto utile: i ragazzi hanno cominciato a ridere e ciò ha consentito di lavorare in modo più rilassato. L’autrice presenta poi la seconda parte (dopo la lettura della fiaba) del lavoro: chiedere ai bambini di descriversi come un personaggio della Combriccola, chieder loro di scrivere in quale modo rallegrerebbero Totino e se si sono mai sentiti come lui. Durante questa parte, nel mio lavoro con i ragazzi disabili, ci sono state delle difficoltà, soprattutto nel parlare delle volte in cui si è provata rabbia. Tuttavia, attraverso una riflessione guidata, sono emersi finalmente i vissuti dei ragazzi, cosa li faccia sentire in collera o tristi e questo l’ho trovato davvero prezioso in quanto, condividendo con i compagni di classe tali racconti, si è potuto intervenire meglio anche sull’integrazione. Mi ha sorpreso osservare quanto sia stato invece facile, per i ragazzi con cui ho lavorato, trovare diversi modi per rallegrare Totino: da chi gli regalerebbe tanti palloncini colorati per farlo ridere, a chi lo porterebbe ad un raduno di auto da corsa per distrarlo da quanto accaduto, a chi invece gli direbbe “Guardati attorno, ci sono tanti amici, sono loro che ti rendono felice”.

Leggere questa fiaba si mostra particolarmente utile per tutti coloro che hanno bisogno di comprendere al meglio ciò che provano i bambini, in primis i genitori ed i maestri, ma anche a psicologi e chiunque lavori con i più piccoli.

In più, dopo averlo constatato in prima persona, suggerirei di cuore la lettura e il lavoro illustrato dall’autrice anche a tutti quegli educatori che spesso purtroppo non hanno facile accesso al mondo interno dei bambini. La lettura sarà piacevole e anche lavorare sul testo risulterà molto divertente e appagante, sia per i bambini che, naturalmente, per gli adulti.

 

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Bambini e Adolescenti

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 BIBLIOGRAFIA:

 

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Marina Morgese
Marina Morgese

Caporedattrice di State of Mind

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