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La CBT per la famiglia nel trattamento di bambini con disturbo ossessivo-compulsivo

La terapia cognitivo-comportamentale (CBT) rivolta alla famiglia ha effetti migliori nel trattamento di bambini con disturbo Ossessivo-Compulsivo (OCD).

Di Laura Stefanoni

Pubblicato il 22 Mag. 2014

Aggiornato il 04 Nov. 2015 15:26

 

– FLASH NEWS-

Rassegna Stampa - State of Mind - Il Giornale delle Scienze Psicologiche

La terapia cognitivo-comportamentale rivolta alla famiglia risulta più vicina ai bisogni di sviluppo del bambino con disturbo ossessivo-compulsivo e del suo contesto familiare, fornendo ai genitori un supporto adeguato che consente di vivere il trattamento in modo più tollerabile e accettabile.

Un recente studio, condotto da Jennifer Freeman presso il Bradley Hasbro Children’s Research Center di Rhode Island, ha dimostrato come la terapia cognitivo-comportamentale (CBT) rivolta alla famiglia possa costituire un’importante risorsa nel trattamento di bambini con una diagnosi di disturbo Ossessivo-Compulsivo (OCD). Una terapia di questo tipo, che includa interventi di prevenzione ed esposizione alla risposta (EX/RP), è risultata, infatti, più efficace nella riduzione dei sintomi ossessivo-compulsivi e nel promuovere un miglioramento delle modalità di funzionamento rispetto ad una terapia con una struttura simile ma basata su di un programma di rilassamento.

Ricerche precedenti avevano già dimostrato l’efficacia di un approccio CBT nel lavoro con adolescenti, ma è grazie ai risultati ottenuti da Freeman che è stato possibile dare sostegno all’ipotesi che anche bambini più piccoli potessero trarre beneficio da questo tipo di trattamento.

Il campione oggetto dello studio è stato raccolto nell’arco di cinque anni presso tre centri medici del territorio e ha coinvolto 127 bambini di età compresa tra i cinque e gli otto anni con una diagnosi primaria di OCD. Ciascuno di loro ha poi ricevuto una terapia familiare CBT o una terapia sempre familiare ma di rilassamento.

Lo scopo della terapia familiare CBT era quello di fornire al bambino e ai genitori gli “strumenti” necessari per capire, gestire e ridurre i sintomi ossessivo-compulsivi. Questo approccio includeva pertanto interventi psicoeducativi, sulle strategie parentali e di rivelazione familiare. In questo modo, i bambini potevano gradualmente imparare a fronteggiare situazioni paurose e allo stesso tempo a tollerare i propri sentimenti ansiosi. La terapia familiare di rilassamento, invece, si concentrava sull’insegnamento ai genitori di strategie di distensione muscolare da proporre ai figli al fine di diminuire il loro livello di ansia.

Al termine del periodo sperimentale, il 72% dei bambini che avevano ricevuto un trattamento CBT con EX/RP venivano valutati come “migliorati” o “molto migliorati” alla Clinical Global Impression-Improvement Scale, contro il 41% dei bambini che avevano ricevuto una terapia familiare di rilassamento.Secondo Freeman, i risultati dello studio sostengono la maggiore efficacia del trattamento EX/RP familiare in bambini con una precoce manifestazione di sintomi ossessivo-compulsivi. Questo approccio risulterebbe, infatti, più vicino ai bisogni di sviluppo del bambino e del suo contesto familiare, fornendo ai genitori un supporto adeguato che consente di vivere il trattamento in modo più tollerabile e accettabile.

L’auspicio è che, quindi, anche altri comincino ad utilizzare questo modello di trattamento in bambini con un esordio precoce del disturbo, al fine di combattere gli aspetti di cronicità che sono spesso all’origine di un impatto debilitante dello stesso nel corso dell’intero percorso di crescita dell’individuo.

 

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Laura Stefanoni
Laura Stefanoni

Psicologa e Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale

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