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Bias impliciti: quali interventi? – Psicoeducazione

Secondo lo studio gli interventi più efficaci sono quelli focalizzati su psicoeducazioni relative al bias implicito e training specifici sul fenomeno stesso

Di Linda Confalonieri

Pubblicato il 14 Mag. 2014

 

 

– FLASH NEWS-

Rassegna Stampa - State of Mind - Il Giornale delle Scienze Psicologiche

Gli interventi più efficaci sono quelli focalizzati su psicoeducazioni relative al bias implicito e relativi training specifici sul fenomeno stesso.

Un nuovo studio – che ha usato l’idea del contest tra ricercatori- mette a confronto diversi interventi per modificare i cosiddetti bias impliciti.

Il Test Implicit Association test (IAT) è un semplice task che è possibile completare online al seguente indirizzo Web Project Implicit.

Il test registra la velocità delle risposte del soggetto cui viene richiesto di selezionare determinati target (volti di diverse etnie) e assegnarli velocemente ad alcune categorie (per esempio buono o cattivo).

Anche le persone che consciamente e consapevolmente rinnegano e ripudiano qualsiasi tipo di pregiudizio possono avere punteggi al test IAT e cioè ad esempio dimostrano una maggiore facilità nell’associare volti bianchi a categorie positive (ad esempio, buono), fenomeno identificato come ‘bias implicito’.

La ricerca rispetto a questo tema è controversa, e ora un nuovo articolo, pubblicato su Journal of Experimental Psychology, riporta i risultati di una sorta di contest che ha voluto coinvolgere diversi riceratori per progettare brevi interventi finalizzati a modificare i bias impliciti degli individui.

I diversi interventi – ben 17!- progettati dai diversi gruppi di ricerca sono stati resi accessibili online e avevano una durata inferiore ai 5 minuti.

Campioni di circa 300-400 persone sono stati randomicamente assegnati a ciascun intervento in modo da poter assicurare un elevato potere statistico nel valutare l’effetto di ciascun mini protocollo di intervento sulla modificazione dei bias impliciti (attraverso appunto i punteggi allo IAT).

Dei 17 interventi testati, nove si sono dimostrati in qualche misura efficaci, mentre 8 assolutamente non influenti sulla modificazione dei bias impliciti: tra questi ad esempio, mini training per migliorare l’empatia, interventi incoraggianti l’assunzione di prospettiva dell’outgroup oppure immaginare interazioni positive tra diversi gruppi etnici sembrano non funzionare.

D’altro canto gli interventi più efficaci sono quelli focalizzati su psicoeducazioni relative al bias implicito e relativi training specifici sul fenomeno stesso.

Ci sono però una serie di riflessioni. Primo, lo IAT è dunque considerabile una misura di un fenomeno cognitivo che va al di là dei self-report più espliciti in cui gioca un ruolo più forte la desiderabilità sociale.

In secondo luogo, qual è l’effetto a lungo termine di tali interventi brevi in termini di cambiamento degli atteggiamenti sia nella forma esplicita che implicita.

 

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BIBLIOGRAFIA:

  • Lai, C.K., Marini, M., Lehr, S.A., Cerruti, C., Shin, J.E., Joy-Gaba, J.A., Ho, A.K., Teachman, B.A., Wojcik, S.P., Koleva, S.P., Frazier, R.S., Heiphetz, L., Chen, E.E., Turner, R.N., Haidt, J., Kesebir, S., Hawkins, C.B., Schaefer, H.S., Rubichi, S., Sartori, G., Dial, C.M., Sriram, N., Banaji, M.R., & Nosek, B.A. (2014). Reducing Implicit Racial Preferences: I. A Comparative Investigation of 17 Interventions. Journal of experimental psychology. General PMID: 24661055

 

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