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Il Matrimonio oggi, migliore o peggiore di una volta? – Psicologia

La qualità coniugale predice un maggiore benessere personale. Il divario tra i benefici derivanti da buoni matrimoni rispetto a mediocri è aumentato.

Di Francesca Fiore

Pubblicato il 17 Apr. 2014

 

 

 

I Matrimoni oggi, sono migliori o peggiori di quelli di un tempo?. - Immagine: © Kudryashka - Fotolia.comSi è dimostrato come la qualità coniugale predica uniformemente un maggiore benessere personale (ovviamente, i matrimoni più felici rendono le persone più felici ) e questo effetto è diventato molto più forte e solido nel tempo. Il divario tra i benefici derivanti da un buon matrimonio rispetto a uno mediocre, dunque, è aumentato.

I Matrimoni oggi, sono migliori o peggiori di quelli di un tempo?

Si tratta di una spinosa e insidiosa domanda, visti gli attuali alti tassi di divorzi che si registrano e i fallimenti relazionali che si collezionano. Spesso conversando tra amici al bar, si dice: “Non esistono più i legami come quelli di un tempo, come quelli dei nostri nonni, duraturi si intende!”. E allora, cosa ha portato a questo cambio di direzione all’interno della coppia?

Tendenzialmente, i più tendono a rispondere in un duplice modo:

1. Se si rimane nell’ambito di una visione di declino della sfera coniugale, allora si ottiene che il matrimonio, inteso come istituzione, si è indebolito. Infatti, i tanti divorzi rifletterebbero una diminuzione dell’impegno nella coppia coniugale con relativo calo della moralità che ha danneggiato i consorti in prima persona, i bambini e la società in generale.

2. Nell’ambito della resilienza coniugale, i cambiamenti culturali subiti da questa istituzione, avendo come riferimento i nostri nonni dobbiamo guardare come erano le cose almeno due generazioni fa,  sono il segno che qualcosa è cambiato nel rispetto della autonomia delle persone che ne fanno parte, e soprattutto in favore della donna, tutelandola in una serie di diritti. Da questo punto di vista il vero danno sarebbe stato se il matrimonio non si fosse adeguato ai tempi rimanendo a un secolo fa.

Lo psicologo Eli J. Finkel  ci offre una recente terza visione della questione. La risposta alla, ormai, famigerata domanda è: “Il matrimonio, quello medio, di oggi è più debole, rispetto al suo corrispettivo di un tempo, sia in termini di soddisfazione, intesa come qualità della relazione, sia in termini di tassi di divorzio. Ma i migliori matrimoni oggi, invece, sono molto più forti, sia in termini di piacevolezza coniugale sia di benessere personale rispetto agli stessi di un tempo”.

Cerchiamo di capire questa affermazione. Consideriamo per esempio i dati riportati da uno studio condotto all’Università del Missouri in cui si analizzavano 14 ricerche longitudinali eseguite tra il 1979 e il 2002 volte a valutare la qualità coniugale e il benessere personale.

Si è dimostrato come la qualità coniugale predica uniformemente un maggiore benessere personale (ovviamente, i matrimoni più felici rendono le persone più felici ) e questo effetto è diventato molto più forte e solido nel tempo. Il divario tra i benefici derivanti da un buon matrimonio rispetto a uno mediocre, dunque, è aumentato.

Come e perché si è verificata questa divergenza?

Per rispondere a questa domanda, Finkel, insieme ad altri colleghi quali Chin Ming Hui, Kathleen L. Carswell e Grazia M. Larson, hanno sviluppato una nuova teoria del matrimonio, in via di pubblicazione.

Secondo questa nuova prospettiva, le  aspettative di matrimonio sono attualmente molto più ambiziose, ma d’altra parte,  si possono in effetti raggiungere dei livelli di qualità matrimoniale senza precedenti, visto il benessere socio-econimico nel quale ci troviamo, anche se la condicio si ne qua non è data dall’investire una grande quantità di tempo ed energia in questa partnership. Se non si fosse in grado di mettersi in gioco in questo modo, il matrimonio sarà probabilmente deludente e quindi destinato a finire. Inoltre, il matrimonio risponde sempre più a una visione dicotomica delle cose, “tutto o niente”. Quindi, o si crea una relazione secondo principi condivisi e, per raggiungerli, si  lavora molto investendo enormi energie o … “ciccia!”.

Per capire il matrimonio di oggi, è importante verificare come si è arrivati ​​al punto in cui siamo. Nel corso della storia, il sociologo Andrew J. Cherlin e lo storico Stephanie Coontz, si sono susseguite almeno tre tipologie di matrimoni. Il matrimonio istituzionale, si aveva quando c’era una prevalenza di famiglie agricole dove tutto l’interesse ruotava intorno a cose come la produzione di cibo, il riparo e la protezione dalla violenza. Questi prerequisiti erano più importanti che lo scopo stesso del matrimonio, ovvero se fosse nato o meno un sentimento tra i due coniugi.

Nell’era del matrimonio paritetico, si cambia punto di vista. Non si è più concentrati sul fare ma, finalmente, entra in gioco il sentimento, l’amore, l’essere amati e l’avere una vita sessuale appagante. Questo periodo coincideva con il passaggio dalle aree rurali alla vita urbana. Gli uomini erano sempre più impegnati nel lavoro salariato, che amplificava la diversa realizzazione sociale dei due sessi.

Poi, si passa all’era del matrimonio auto- espressivo, inteso in termini di realizzazione personale, autostima. Il matrimonio era diventato il mezzo elettivo per raggiungere la propria realizzazione.

Beh a questo punto è d’uopo fare riferimento alla “gerarchia dei bisogni” descritta nel 1940 dallo psicologo Abraham Maslow. Secondo cui, i bisogni umani si possono inserire in una gerarchia a cinque livelli: Il bisogno più basso è quello del benessere fisiologico – tra cui la necessità di mangiare e bere – seguita dal bisogno di sicurezza, da quello di appartenenza e di amore, poi dalla stima e infine troviamo l’auto-realizzazione.

L’emergere di ogni bisogno, in sostanza, dipende dalla mera soddisfazione di un bisogno più profondo. Quindi, se si ha fame è chiaro che tutta la attività è volta alla soddisfazione di questa esigenza; solo quando viene soddisfatta è possibile concentrarsi sul bisogno successivo, e così via. Questa prospettiva è vera anche per il matrimonio, e per le aspettative che lo muovono. Tali aspettative erano basse durante l’era istituzionale, medie durante il periodo paritetico e alte durante l’era auto – espressiva. La seguente scalata storica ha importanti ripercussioni sul benessere coniugale perché soddisfare le esigenze di livello superiore produce maggiore felicità, serenità e profondità della vita

Ma attualmente le esigenze degli individui della coppia sono aumentate e quindi raggiungere le aspettative proprie e altrui diventa sempre più difficile, di conseguenza proprio in questa sfera si collezionano sia dei grandi successi sia le più grandi delusioni del matrimonio moderno.

Coloro che investono di più nella coppia, passando più tempo col partner, ottengono risultati migliori. Questo significa che non bisogna mai perdere di vista cosa fare per ottenere un matrimonio di successo, ovvero lavorarci su costantemente, in termini di energie e tempo impiegato con il coniuge per raggiungere la piacevolezza relazionale; bisogna impegnarsi a tutto tondo nella relazione. Se così non fosse queste cose potrebbero essere cercate altrove ed ecco che arriva la fine della relazione.

La chiave del successo matrimoniale potrebbe essere riassunta da una celebre frase del film ” Qualcosa è cambiato” del 1997:  “Mi fai venire voglia di essere un uomo migliore”. Significa che la qualità del tempo è talmente tanto squisita che l’altro migliora la caratteristiche del partner.

Secondo il sociologo Robert N. Bellah , l’amore è, in buona parte , “l’esplorazione reciproca di sé e delle infinite e complesse emozioni che ne derivano”; questo costituisce il tesoro segreto e nascosto della relazione di coppia, che va quotidianamente rinvigorito per ottenere buoni risultati.

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