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High place phenomenon: quell’impulso a buttarsi (Urge to Jump) – Psicologia

High place phenomenon: Quando ci si trova in un luogo alto, il circuito della paura invia un segnale che spinge a porsi in condizione di sicurezza...

Di Benjamin Gallinaro

Pubblicato il 16 Apr. 2014

 

 

 

High place phenomenon- quell’impulso a buttarsi. -Immagine: © Chlorophylle - Fotolia.comQuando una persona si trova in un luogo particolarmente alto, il circuito della paura reagirebbe alla situazione inviando un rapido segnale che la spinge a porsi in una condizione di maggior sicurezza, spesso senza che ne sia del tutto consapevole, fino a quando non ragiona sul proprio comportamento valutando i segnali di percezione corporea come impulso anziché come segnale di sopravvivenza.

In una scena del  film “Pirati dei Carabi: Oltre i confini del mare“ il capitano Jack Sparrow, interpretato da Johnny Depp, guardando il mare dal ciglio di uno strapiombo afferma: “Sai quella voce che ti parla nei posti molto alti, hai presente? E che ti dice ‘salta!’… Io non la sento!”

La versione originale, in lingua inglese, non parla di voce, ma di “urge to jump”, ovvero una sensazione di crescente impulso e spinta a tuffarsi.

A differenza del capitano, un buon numero di persone riferiscono di aver provato quel tipo di sensazione almeno una volta nella vita.  Alcune di esse riportano di avvertire tale tensione ogni volta in cui si trovano in prossimità di altezze particolarmente elevate.

Questo tipo di fenomeno, chiamato dai francesi anche “Appel du vide” (traducibile come “Richiamo del vuoto”) è stato spesso associato, in maniera speculativa, con le ideazioni suicidarie, tuttavia con scarsi dati a sostegno dell’ipotesi.

Un gruppo di ricerca del Dipartimento di Psicologia della Florida State University, guidato dalla dott.ssa Jennifer L. James, ha condotto uno studio su tale fenomeno,  rinominato High Place Phenomenon (HPP), con l’obiettivo di evidenziare che esso è comune alla popolazione generale e al fine di esplorare il ruolo della sensibilità all’ansia (anxiety sensitivity) nell’esperienza dell’HPP.

L’ipotesi del gruppo di ricerca è che l’esperienza dell’HPP nasca da un’errata interpretazione di un segnale interno di sicurezza o di sopravvivenza.

Secondo i ricercatori, le persone particolarmente reattive riguardo a tali segnali  (es. “attento, arretra, potresti cadere!”), saranno quelle che più frequentemente riferiranno di provare la sensazione di impulso.

Un particolare tratto caratteristico di questa tipologia di individui sarebbe la sensibilità all’ansia, quella tendenza a temere i sintomi e le sensazioni corporee tipiche dell’arousal.

Per verificare tali assunti sono stati coinvolti 431 studenti di college ai quali sono stati somministrati questionari per indagare quanto frequentemente hanno provato l’HPP, per valutare la sensibilità all’ansia (Anxiety Sensitivity Index; ASI; Reiss et al., 1986), eventuali stati depressivi e ideazioni suicidarie (Depressive Symptoms Inventory-Suicide Subscale; DSI-SS; Metalsky and Joinet, 1997; Beck Depression Inventory, BDI, Beck et al., 1979).

I risultati della ricerca mostrano che l’HPP è piuttosto frequente nella popolazione.

Tra le persone del campione che non hanno mai avuto idee legate al suicidio, più del 50% hanno riferito di aver provato il fenomeno almeno una volta nella vita. Questo dato contribuisce a confutare l’esclusivo legame di connessione tra l’impulso e i pensieri di suicidio e a sfatare il vecchio pensiero di matrice psicanalitica che vuole che tali tipi di pensieri nascondano in realtà un inconscio desiderio di morte.

Un altro interessante aspetto che emerge dallo studio coinvolge il ruolo della sensibilità all’ansia, che potenzierebbe la frequenza del fenomeno tra le persone senza ideazioni suicidarie.

Tale ruolo è spiegato dai ricercatori prendendo in considerazione il circuito neurale della paura. L’HPP rappresenterebbe uno di quei casi in cui i sistemi percettivi che regolano tale emozione funzionano in maniera discordante.

In concreto, quando una persona si trova in un luogo particolarmente alto, il circuito della paura reagirebbe alla situazione inviando un rapido segnale che la spinge a porsi in una condizione di maggior sicurezza, spesso senza che ne sia del tutto consapevole, fino a quando non ragiona sul proprio comportamento valutando i segnali di percezione corporea come impulso anziché come segnale di sopravvivenza.

Nelle persone con sensibilità particolarmente elevata ai sintomi dell’ansia vi è in generale una maggior tendenza a percepire i segnali enterocettivi e talvolta ad attribuire ad essi una valenza opposta.

Il lavoro di J.L. James e colleghi rappresenta il primo studio empirico su tale fenomeno, piuttosto comune ma poco approfondito.

Future ricerche di approfondimento potrebbero prendere in considerazione possibili correlazioni tra HPP e particolari tratti di personalità, come il sensation seeking o disturbi tipici delle strutture ansioso-fobiche, come il disturbo ossessivo-compulsivo.

Alcuni strumenti per l’assessment dei sintomi del DOC, infatti, individuano tra i possibili pensieri ossessivi  la paura di agire sotto un impulso involontario, in particolare il Padua Inventory (Sanavio, 1988) sembra identificare bene l’HPP nell’item 46 “Quando guardo giù da un ponte o da una torre provo una specie d’impulso a gettarmi nel vuoto”.

È importante sottolineare, come già evidenziato nella ricerca e come confermato dal prof. J.S. Abramovitz, che tali pensieri intrusivi sono sperimentati occasionalmente da gran parte della popolazione, tuttavia in maniera meno resistente, ansiogena e ripetitiva rispetto alle persone con DOC.

ARGOMENTI CORRELATI:

ANSIA – DISTURBO OSSESSIVO-COMPULSIVO – OSSESSIONI

 

 

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Benjamin Gallinaro
Benjamin Gallinaro

Psicologo Psicoterapeuta cognitivo-comportamentale

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