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Le Famiglie Omogenitoriali nella Scuola e nei Servizi Educativi – Report da Firenze 2014

Report dal Seminario su Omogenitorialità: quale integrazione tra le famiglie omogenitoriali e le istituzioni scolastiche? Psicologia & Omogenitorialità

Di Redazione

Pubblicato il 24 Apr. 2014

Aggiornato il 05 Ago. 2022 12:13

Federico Calemme

 

 

Omogenitorialità & Scuola

Il seminario Le Famiglie Omogenitoriali nella Scuola e nei Servizi Educativi affronta il tema della famiglia del 2014, in una scuola ancora non pronta a due papà o due mamme.

Mai spot con una famiglia gay, sono per la famiglia tradizionale. È il Settembre del 2013 quando Guido Barilla dichiara apertamente di essere contro le famiglie omogenitoriali, promuovendo un assetto familiare eterosessuale composto da padre, madre e uno o due figli.

Una famiglia, quella promossa da Barilla, che si rispecchia nelle rappresentazioni culturali, nelle immagini veicolate dai mass media, e nelle istituzioni di un Paese che ignora la realtà: nel 2014 siamo dinanzi ad una galassia di forme familiari in continuo movimento, in cui compaiono a pieno diritto anche le famiglie omogenitoriali.

Ma l’Italia del 2014 per quanto tempo ancora rimarrà ancorata ad una tradizione ormai tramontata? Per quanto tempo ancora il Bel Paese e le sue istituzioni potranno dire MAI ad una famiglia omogenitoriale?

È attorno a questi quesiti che lo scorso 5 Aprile, nella cornice di una Firenze uggiosa, si è svolto il seminario Le Famiglie Omogenitoriali nella Scuola e nei Servizi Educativi, promosso dall’Istituto degli Innocenti e da Famiglie Arcobaleno, Associazione Genitori Omosessuali.

Tema centrale è stato il pregiudizio insito nel nostro contesto culturale che, a detta del Dott. Federico Ferrari, uno dei relatori del seminario, ha influenzato per troppo tempo anche le ipotesi di ricerca, ancorandole alle stesse premesse radicate.

Due padri o due madri potrebbero essere bravi genitori? I figli di famiglie omogenitoriali avranno problemi di identificazione sessuale? I figli di coppie gay o lesbiche saranno oggetto di stigma culturale? 40 anni di ricerca hanno dato risposte favorevoli alle famiglie omogenitoriali ma nonostante ciò le domande tornano, come se questa cultura eterocentrica non volesse e non potesse accettare la realtà.

I nuovi quesiti che dovrebbero affacciarsi sullo scenario della ricerca non fanno capo al se ma al COME: Come possono funzionare al meglio i nuclei omogenitoriali? A quali condizioni? Uno dei fattori di rischio più importanti si è rivelato essere l’Omofobia nel contesto scolastico, per cui assistiamo a situazioni di discriminazione nei confronti di figli di coppie LGBT (con una frequenza, secondo alcune ricerche, del 50%), nonostante i dati dicano anche che i figli di famiglie omogenitoriali non soffrano effettivamente più degli altri. Come spiegare questi dati contraddittori? L’elemento chiave, continua Ferrari, sembra essere il dialogo con la scuola, ossia il rapporto tra genitori LGBT, più attenti e competenti rispetto alle situazioni di discriminazione, e istituzione educativa. Un rapporto più trasparente e in cui l’obiettivo primario sembra proprio essere normalizzare le realtà omogenitoriali. La scuola ha gli strumenti per poter compiere questo processo di normalizzazione?

Irene Biemmi, assegnista di ricerca dell’Università degli Studi di Firenze, ha sottolineato come il cambiamento possa e debba partire proprio dal materiale didattico che viene fornito ai bambini all’interno della scuola. Ad oggi infatti nei libri di testo vengono ancora forniti modelli familiari di tradizione eterocentrica, in cui non solo viene meno la realtà omogenitoriale, ma vi è ancora una discriminazione di genere: il padre è il genitore che lavora e che si assenta da casa tutto il giorno, mentre la madre provvede alla casa e ai figli e, quando lavora, al massimo fa la segretaria o la maestra.

È ancora questo il messaggio che vogliamo veicolare ai nostri figli? Come possiamo pretendere che la scuola tenga il passo con la realtà se il modello fornito non corrisponde nemmeno alla generazione di genitori, quanto più a quella dei nonni? Inoltre, continua Giuseppina La Delfa, presidente di Famiglie Arcobaleno, sarebbe importante andare a modificare anche tutti gli aspetti burocratici che sono legati alla scuola in quanto non solo luogo educativo ma vera e propria istituzione, a partire ad esempio dai moduli di iscrizione in cui al posto delle voci padre e madre, sarebbe più corretto un documento con genitore 1, genitore 2.

Piccoli accorgimenti, assieme all’inserimento di tematiche omosessuali nelle attività curriculari, che si muovono verso una missione di integrazione che se in passato ha toccato altri tipi di realtà non tradizionali, come le famiglie extracomunitarie, ora deve dedicarsi alle famiglie composte da due papà o due mamme.

La scuola in quanto specchio e scultrice dell’Italia che sarà, deve essere pronta ad una realtà che sta abbandonando le fila dell’eccezionalità, a favore di una famiglia sganciata dagli orientamenti sessuali e dal genere, in cui la parola tradizionale possa corrispondere semplicemente ad un nucleo familiare armonico e funzionale.

ARGOMENTI CORRELATI:

LGBT – FAMIGLIA

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