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Community-based treatment: trattamenti domiciliari – Psichiatria

Community-based treatment: trattamenti domiciliari individualizzati che consentono al paziente di rimanere nella propria comunità.

Di Linda Confalonieri

Pubblicato il 04 Apr. 2014

 

 

– FLASH NEWS-

Rassegna Stampa - State of Mind - Il Giornale delle Scienze Psicologiche

Un recente studio indiano pubblicato in questi giorni sulla rivista The Lancet evidenzia che i cosiddetti “community-based treatment”- trattamenti domiciliari individualizzati che consentono al paziente di rimanere all’interno della propria comunità gestiti da operatori sociali – sarebbero statisticamente moderatamente più efficaci (in associazione al trattamento usuale psichiatrico) rispetto ai soli trattamenti standard (in tale contesto intesi come visite psichiatriche della durata media di 15-20 minuti con prescrizione di farmaci antipsicotici e brevi informazioni sulla patologia e sulla sintomatologia).

Il trial clinico ha coinvolto 282 pazienti di tre regioni indiane tra l’inizio del 2009 e la fine del 2010. In realtà, il senso dei trattamenti “community-based” nei paesi poveri si innesta paradossalmente anche su un limite di tali sistemi sanitari in termini di scarse disponibilità e accessibilità ai servizi di salute mentale.

L’intervento community-based care messo a punto nello studio mira a promuovere la collaborazione tra soggetti –operatori  sociali afferenti alla rete sociale del paziente selezionati considerando un livello di scolarità medio, buone skills interpersonali e formati per sei settimane per l’erogazione di micro interventi  flessibili finalizzati alla psicoeducazione e basica riabilitazione nell’ambito della psicosi.

Per tali facilitatori è prevista una continua supervisione all’interno dei team di specialisti della salute mentale (tecnici della riabilitazione e psichiatri). Il campione dello studio è composto da pazienti con diagnosi di schizofrenia di età compresa tra i 16-60 anni randomicamente assegnati alla condizione di trattamento standard oppure alla condizione di interventi community-based in associazione al trattamento standard.

Tra le misure di outcome adottate ritroviamo la PANSS (Positive and negative syndrome scale) e la Indian disability evaluation and assessment scale (IDEAS). Dopo 12 mesi, i punteggi delle scale PANSS e IDEAS risultavano significativamente inferiori nel gruppo sperimentale di interventi “community-based” associati al trattamento standard rispetto al gruppo di controllo.

Anche se non si sono riscontrate differenze nella percentuale di pazienti che hanno presentato una riduzione di più del 20% della totalità dei sintomi. In particolare, la riduzione più significativa nella sintomatologia e nella quota di disabilità si è riscontrata nei villaggi rurali del Tamil Nadu che non avevano accesso ad alcuna struttura di salute mentale; riduzione sintomatologica maggiore rispetto alle altre due aree semi-urbane con maggiore accessibilità ai servizi psichiatrici.

Interessante anche notare che gli interventi riabilitativi community-based domiciliari però non hanno avuto modo in ogni caso di modificare la stigmatizzazione e migliorare la comprensione della patologia da parte dei familiari. Lo studio è registrato come un International Standard Randomised Controlled Trial, numero ISRCTN 56877013.

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