expand_lessAPRI WIDGET

Adozioni: una proposta per la Valutazione Psicodiagnostica dell’Idoneità

La valutazione delle coppie per le Adozioni è un processo delicato: deve tenere conto di capacità genitoriali dei singoli e del funzionamento della coppia.

Di Redazione

Pubblicato il 05 Mar. 2014

di Amelia Rizzo.

 

 

Valutzione psicodiagnostica nelle adozioni . - Immagine: © jannoon028 - Fotolia.comLa valutazione della coppia genitoriale è un processo di delicata importanza.

Esso deve tenere conto non solo delle capacità genitoriali del singolo, ma del funzionamento complesso della coppia: dalla modalità relazionale alla gestione dei problemi, dall’espressione dell’affettività alla capacità di dare sostegno al nutrimento fisico e al soddisfacimento dei bisogni psichici dei figli. (Brodzinsky & Schechter, 1990).

Nella valutazione della coppia che desidera adottare è necessario tener conto dell’eventuale presenza di strutture psicopatologiche, che possono manifestarsi in diversi gradi: dalla scarsa consapevolezza della responsabilità, alle difficoltà relazionali, fino alla ben più grave possibile presenza di una perversione.

Lo psicologo che si accinge alla valutazione dell’idoneità pertanto ha necessità di più strumenti per giungere ad un giudizio più o meno favorevole (Elliot, 1995).

Il primo di essi è il colloquio. Attraverso questo strumento, vanno indagate specifiche aree relative non solo alle pregresse e personali esperienze genitoriali, ma anche alle dinamiche relazionali del momento presente. Come sappiamo, la modalità relazionale dei propri genitori, nel rapporto con la figura materna e successivamente paterna hanno un ruolo fondamentale e specifico nello sviluppo della psiche individuale e tendono ad essere modelli di attaccamento riproposti nell’età adulta all’interno della coppia e nella relazione con i propri figli (Bronfenbrenner, 1986). Pertanto, è necessario indagare le esperienze infantili, relative alla famiglia di origine. Essa è stata calorosa e accogliente o fredda e rigida? Il clima emotivo era ostile o addirittura violento?

Non trascurabile è a tal proposito il ruolo dell’osservazione. E’ indubbio infatti che il contesto della valutazione spinga i potenziali genitori ad assumere un atteggiamento conforme alla desiderabilità sociale (Wegar, 2000), che tuttavia non coinvolge il comportamento non verbale e le modalità con cui i soggetti si relazionano con lo psicologo a prescindere dal contenuto che esprimono.

Non ultima per importanza vi è lo strumento più prezioso: la valutazione psicodiagnostica. Considerando i diversi piani della comunicazione e della organizzazione di personalità dei genitori sarebbe opportuno affiancare alle scale autocompilate uno strumento proiettivo. Si ipotizza che un quadro sfaccettato e scandito su più livelli (autovalutazione vs. proiezione) possa offrire una valutazione più completa possibile. Pertanto potrebbero essere utilizzate:

Una scala per la valutazione del funzionamento e della soddisfazione di coppia come ad esempio il Marital Adjustment Test (Locke & Wallace, 1959). Si tratta di un Questionario self-report di 15 item che valuta lo stress coniugale, l’adattamento intrarelazionale e la concordanza fra i coniugi su alcuni comportamenti interpersonali, relazionali, affettivi e sessuali, adottati nella vita coniugale, ad es.: Handling Family Finances; Matters of Recreation; Demonstration of Affection; Friends; Sex Relations; Conventionality; Philosophy of Life; Ways of dealing with in-laws. Tuttavia, a causa della sua revisione datata, le capacità psicometriche potrebbero essere limitate.

In alternativa può essere utilizzato il Marital Communication Inventory (Bienvenu, 1987). Il questionario (uno in versione maschile e uno in versione femminile) è costituito di 46 item che producono sia i punteggi relativi alle sei sottoscale  (ostilità relazionale, apertura, empatia, gestione dei conflitti, stima e dialogo fra i partner); sia un punteggio globale relativo alla comunicazione e alla capacità di risoluzione dei conflitti.

Ancora, ci è utile un questionario per la valutazione della personalità, come l’MMPI – 2 (Hataway & Mc Kinley, 1990), utile peraltro nella valutazione delle componenti psicopatologiche principali (scale di base) e per alcuni aspetti relativi all’identificazione e alla soddisfazione coniugale (scale supplementari e di contenuto).

Una scala di valutazione dell’umore, come ad esempio il Profile of Mood States (Mc Nair et al., 1971).

Un reattivo proiettivo, quale nello specifico il R.O.T. (Phillipson, 1955). Al di là infatti della percezione soggettiva riportata dal paziente, il contesto di valutazione richiede una esplorazione profonda delle relazioni oggettuali, quali rappresentazioni interne degli altri e della qualità ed investimento affettivo nelle relazioni monodiche, diadiche, triadiche e gruppali.

Infine, per concludere, è utile sottolineare che oltre al processo di valutazione, sarebbe necessario, in caso di avviamento della procedura di adozione esplorare con periodici follow up, lo stato della coppia e lo sviluppo delle relazioni familiari complesse, in un monitoraggio che sia anche e soprattutto supportivo (Von Korff & Grotevant, 2001).

 

 

ARGOMENTI CORRELATI:

ADOZIONI GRAVIDANZA E GENITORIALITA’PSICODIAGNOSTICA

ARTICOLO CONSIGLIATO:

L’IMPORTANZA DI RICOSTRUIRE LA PROPRIA STORIA: FATTORE DI PROTEZIONE NELLE ADOZIONI

 

 

BIBLIOGRAFIA:

Si parla di:
Categorie
ARTICOLI CORRELATI
WordPress Ads
cancel