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Un nuovo trattamento per ragazze adolescenti con PTSD

Uno studio mostra come ragazze adolescenti con un PTSD in conseguenza di un abuso sessuale hanno avuto vantaggi con ad una terapia di esposizione prolungata

Di Matilde Carletti

Pubblicato il 14 Gen. 2014

Aggiornato il 17 Feb. 2014 10:43

 

 

– FLASH NEWS-

Rassegna Stampa - State of Mind - Il Giornale delle Scienze Psicologiche

Un recente studio mostra come ragazze adolescenti che hanno sviluppato un PTSD (Disturbo Post Traumatico da Stress) come conseguenza di un abuso sessuale hanno sperimentato maggior vantaggi e benessere grazie ad una terapia di esposizione prolungata, terapia che ha già mostrato effetti positivi sugli adulti, rispetto invece ad una terapia di counseling supportivo.

L’adolescenza è il principale periodo dello sviluppo ad essere maggiormente legato ad un crescente rischio di esposizione ad eventi traumatici che possono portare allo sviluppo di un PTSD”, rivela lo studio.

La terapia di esposizione prolungata è una delle più studiate tra quelle proposte per il trattamento del PTSD negli adulti, ma è stata raramente utilizzata con gli adolescenti a causa della preoccupazione che possa aggravare i sintomi del PTSD e a causa della convinzione che i pazienti debbano padroneggiare abilità di coping prima dell’esposizione.

La terapia di esposizione prolungata è una forma di Terapia Cognitivo-Comportamentale caratterizzata dal far rivivere al paziente l’evento traumatico attraverso il ricordo di esso e coinvolgerlo in quel ricordo, piuttosto che evitarlo.

La dottoressa Edna B. Foa, dell’Università della Pennsylvania, e colleghi hanno ipotizzato che un programma di esposizione prolungata, leggermente modificato per gli adolescenti (definito esposizione prolungata A), fosse più efficace di un counseling di tipo supportivo nel ridurre il grado di severità del PTSD valutato dall’intervistatore, la gravità della diagnosi, il livello di depressione correlato e nel migliorare il funzionamento generale.

Lo studio include un campione di 61 ragazze adolescenti con diagnosi di PTSD divise a random in 2 gruppi: un gruppo che ha ricevuto la terapia di esposizione prolungata e un altro gruppo che ha ricevuto un counseling di tipo supportivo. E’ stato successivamente condotto un follow-up dopo 12 mesi.

Le partecipanti che avevano ricevuto l’esposizione prolungata hanno mostrato miglioramenti nei sintomi e avevano maggior probabilità di perdere la loro diagnosi di PTSD rispetto a quelle sottoposte al counseling supportivo. In più, quelle che avevano ricevuto un’ esposizione prolungata mostrano maggiori miglioramenti nei sintomi depressivi e nel funzionamento generale. La superiorità del trattamento di esposizione prolungata è stato evidente anche al follow up dopo 12 mesi.

Gli autori affermano che un’importante implicazione clinica di questi risultati è la possibilità di diffondere e sviluppare il trattamento di esposizione prolungata A in comunità cliniche di salute mentale per gli adolescenti che sono motivati ​​a partecipare alla cura. Inoltre il trattamento di esposizione prolungata A è stato messo in atto da psicoterapeuti senza alcuna precedente formazione in trattamenti evidence-based e senza particolare supervisione da parte degli esperti. Questo significa che le strutture possono mettere a disposizione un maggior numero di risorse e di personale sufficientemente addestrato e idoneo.

Il dottor Sean Perrin, dell’Università di Lund, commenta dicendo” I risultati ottenuti dovrebbero servire a fugare le precedenti preoccupazioni dei terapisti sugli eventuali effetti nocivi della terapia di esposizione prolungata sugli adolescenti e sulla necessità di un’approfondita preparazione del paziente prima dell’esposizione. L’aumento del livello di arousal nelle giovani pazienti che accompagna l’esposizione ai ricordi traumatici durante una sessione di trattamento solitamente si dissipa nel giro di poche sedute e porta ad una rapida riduzione dei sintomi tra una sessione e l’altra. Perciò, questo aumento di eccitazione che alcuni terapeuti temono e considerano pericolosa, diventa ora parte integrante del processo di recupero”.

Ciò che gli autori auspicano per il futuro è la necessità di maggiori sforzi per aumentare la consapevolezza riguardo la sicurezza, la tollerabilità e l’efficacia di trattamenti come l’esposizione prolungata.

Infine, la ricerca è necessaria anche per determinare il livello minimo di formazione e supervisione dei terapisti in modo da fornire un trattamento efficace da utilizzare sia con pazienti con PTSD ma anche con altri disturbi di tipo ansioso.

 

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MEMORIE TRAUMATICHE E MENTALIZZAZIONE (2013) – RECENSIONE 

 

 

BIBLIOGRAFIA:

 

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