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Disturbo paranoide di personalità – Sospettando ad veritatem pervenit!

Disturbo Paranoide di Personalità: quadro pervasivo di sfiducia e sospettosità, tanto che le intenzioni degli altri sono interpretate sempre come malevole.

Di Francesca Fiore

Pubblicato il 08 Gen. 2014

 

Disturbo paranoide di personalità - Sospettando ad veritatem pervenit. -Immagine: © Africa Studio - Fotolia.com

La caratteristica essenziale del Disturbo Paranoide di Personalità è un quadro pervasivo di sfiducia e sospettosità, tanto che le intenzioni degli altri sono interpretate sempre come malevole.

Ricordate la canzone Paranoid dei Black Sabbath? Si racconta di una persona che sta male, che non riesce a godersi la vita, rimugina moltissimo, ed è alla ricerca della felicità! Effettivamente, questo stato corrisponde esattamente a  quello che nell’immaginario collettivo si è soliti definire col termine “paranoia”: condizione di confusione, di preoccupazione, di pensieri che si rincorrono. Ma questo non significa essere paranoici nel senso più patologico della termine, anzi non è paranoici affatto!

Che cosa si intende esattamente per “paranoia” patologica?
La caratteristica essenziale del Disturbo Paranoide di Personalità è un quadro pervasivo di sfiducia e sospettosità, tanto che le intenzioni degli altri sono interpretate sempre come malevole.

Gli individui con questo disturbo presumono che gli altri li sfruttino, li danneggino o li ingannino, anche quando non vi sono prove che supportino queste aspettative. Sospettano, sulla base di prove insignificanti o inesistenti, che gli altri complottino contro di loro e possano attaccarli improvvisamente, in ogni momento e senza alcuna ragione.

Dubitano, senza una giustificazione, della lealtà e della affidabilità di amici o di colleghi, le cui azioni sono esaminate minuziosamente per evidenziare le intenzioni ostili. Ogni deviazione dalla affidabilità e della lealtà serve a supportare le loro presunzioni: l’altro è malevolo e sicuramente mi farà del male.

Infatti, un gesto di lealtà altrui li porta a rimuginare sull’autenticità dello stesso e se esista un fine diverso celato dietro un atto apparentemente benevolo. Per esempio, un individuo con questo disturbo può interpretare un errore commesso da un amico come un tentativo deliberato di imbroglio, o può intendere un rimprovero scherzoso e casuale da parte del capo come un grave attacco.

I paranoici sono riluttanti a confidarsi o a entrare in intimità con gli altri, poiché temono che le informazioni possano essere usate contro di loro. Leggono significati nascosti umilianti e minacciosi in rimproveri o altri atti amichevoli.
Possono interpretare un’offerta di aiuto come una critica al fatto che non stanno facendo abbastanza bene da soli.

Gli individui con questo disturbo provano costantemente del risentimento, e sono incapaci di dimenticare insulti, offese, o ingiurie che pensano di avere ricevuto. Piccoli torti evocano grande ostilità, e i sentimenti suscitati persistono per molto tempo. Sono costantemente attenti alle intenzioni nocive degli altri, spesso sentono di essere stati attaccati nel ruolo o nella reputazione, o di essere stati offesi in qualche altro modo, per questo contrattaccano e reagiscono con rabbia agli insulti percepiti.

I paranoici sono gelosi in modo patologico, spesso sospettano che il coniuge o il partner sessuale sia infedele senza una giustificazione adeguata. Possono raccogliere prove banali o circostanziate per supportare le loro convinzioni di gelosia. Pretendono di mantenere un controllo completo delle relazioni intime per evitare di essere traditi.

E’ difficile possano andare d’accordo con gli altri, e spesso hanno problemi nelle relazioni strette, il loro atteggiamento ipervigile nei confronti di minacce potenziali, gli permette di agire in modo guardingo, misterioso o tortuoso, fino ad apparire privi di sentimenti.
La loro natura aggressiva e sospettosa può suscitare negli altri una risposta ostile, che serve a confermare le loro aspettative originarie, e il pensiero malevole è confermato e validato, profezia che si auto-avvera.

Vista la scarsa fiducia negli altri, i paranoici pretendono da loro stessi di essere autosufficienti e autonomi.
Sono litigiosi e spesso si coinvolgono in dispute legali, e se qualcosa non andasse per il verso giusto? Chiaro, è sempre colpa dell’altro, cattivo e spietato.

E in terapia, cosa è possibile fare con un paranoico?
Il trattamento terapeutico mira a portare il paziente a riconoscere le proprie emozioni, aiutandolo ad individuare lo stato di minaccia, di pericolo o di derisione, a cui seguono emozioni quali ansia e rabbia, oppure lo stato in cui sente di essere stato escluso dagli altri, a cui, invece, seguono tristezza ed isolamento.

Solo in un secondo momento è possibile lavorare per migliorare l’incapacità di porsi nella prospettiva dell’altro e la difficoltà di distinguere tra mondo esterno e mondo interiore. Questo è uno degli aspetti più importanti del trattamento ed è fondamentale per regolare lo stato interno del soggetto e le sue relazioni.

Un’ulteriore parte del trattamento, infine, è costituito dalla messa in discussione delle interpretazioni disfunzionali del paziente riguardanti le intenzioni degli altri,  attraverso la formulazione di ipotesi alternative alle sue convinzioni, intervento prettamente cognitivista basato sul disputing e formulazione di pensieri alternativi.

Quindi, il paziente è allenato a fornire nuove interpretazioni delle situazioni, dei comportamenti e dei pensieri degli altri, permettendo in questo modo di migliorare le difficoltà e di acquisire nuovi strumenti per verificare l’attendibilità delle sue interpretazioni sui comportamenti altrui.
Il neofita sente il dovere di difendere fanaticamente la fede che ha abbracciato. Nel paranoico abbiamo esattamente la stessa condizione: egli si sente costretto a difendersi contro ogni critica esterna perché il suo sistema delirante è fortemente attaccato all’interno” ( Jung, 2011).

LEGGI:

DISTURBO PARANOIDE DI PERSONALITA’ – RAPPORTI INTERPERSONALI

Storie di Terapie #3 – Andrea lo Sfortunato.

 

 

BIBLIOGRAFIA: 

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