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Leadership negli Sport di Squadra Pt.11 – Il leader impostore

Leader impostore-I Sintomi possono essere riconosciuti quando il coraggio diventa paura di fallire e la ricerca dei fini di gruppo quella di fini personali.

Di Gabriele Caselli

Pubblicato il 03 Dic. 2013

 

Leadership negli Sport di Squadra #11:

Un caso particolare: Il leader impostore

LEADERSHIP NEGLI SPORT DI SQUADRA – PSICOLOGIA DELLO SPORT – MONOGRAFIA

 

Leadership negli Sport di Squadra Pt.11 – Il leader impostore. -Immagine: © bilderstoeckchen - Fotolia.comIl leader impostore – Alcuni cambiamenti che possono essere individuati attraverso una riflessione personale (che deve sempre accompagnare il proprio lavoro) e che sono sintomi del proprio fallimento possono essere riconosciuti quando si avverte che: il coraggio è divenuto paura di fallire; l’entusiasmo è divenuto sopportazione; l’inventiva è divenuta routine e la ricerca dei fini del gruppo si è trasformata in ricerca di fini personali.

Mazzali individua un terza tipologia di leader, non aggiunta ma parallela alle precedenti. Infatti sia il leader istituzionale che quello intimo possono essere, in realtà, dei leader negativi, o fasulli.

Le caratteristiche del leader falso sono riconducibili a una grande proprietà persuasiva messa in atto nei confronti  di tutti i membri della squadra e utilizzata principalmente per ingannare l’anima gruppale e farsi accettare ed eleggere come leader. La base della loro personalità è caratterizzata inoltre da una buona dose di frustrazione e senso di inadeguatezza ricollegabile alle esperienze infantili che lo spingono, raggiunta l’età adulta, a comportarsi con totale assenza di scrupoli, e quindi di limitazioni etiche, per raggiungere i propri scopi.

Non pongono mai alcun reale interesse negli obiettivi della squadra. Per questo motivo, in molti casi, pur di ottenere fama e successo personali, contribuiscono in modo sensibile al fallimento della squadra e spesso, essendo la responsabilità dell’insuccesso qualcosa di difficile quantificazione, riescono comunque a deresponsabilizzarsi. Se poi l’aspirante leader negativo, grazie alle sue scaltre capacità, riesce a raggiungere una posizione che gli conferisce un certo potere sui compagni tende ad abusarne al fine di costruire una condizione di irreale sudditanza nei suoi confronti che mina, non solo la coesione e la stabilità delle relazioni interne alla squadra ma, soprattutto, le sue prestazioni.

Esistono, secondo l’autore, alcuni accorgimenti che possono permettere di riconoscere la presenza di un leader negativo di questo tipo. Alcuni di questi sono:

– i leader fasulli approfittano dei momenti di crisi per diffondere le loro millanterie contribuendo ad ottenere  ciò che vogliono e a deresponsabilizzarsi attraverso l’inganno e la mistificazione,

– sono i primi a sollevare sentimenti di insoddisfazione e di rabbia all’interno della squadra,

– si limitano a perseguire obiettivi che li possano portare ad aumentare il potere nelle proprie mani e nient’altro,

– non hanno remore nel ricorrere alla corruzione e all’inganno, il che li pone in una condizione di vantaggio rispetto ai leader positivi.

In realtà, individuare questi comportamenti e soprattutto la loro finalità nascosta risulta ben più difficile di quanto non appaia, anche perché spesso gli stessi leader positivi, essendo uomini, possono mettere in atto comportamenti orientati più che altro al raggiungimento dei propri fini personali che di quelli della propria società. Questi “errori”, quindi appartengono anche all’allenatore a al capitano positivi, in quanto uomini.

Ma l’idea che Mazzali vuole trasmettere di leader negativo si differenzia da questi comportamenti saltuari perché a) ogni sua azione risulta essere finalizzata prima di tutto al guadagno personale e b) appare studiata e calcolata razionalmente e non dettata dall’istinto e dall’impulsività.  

E’ possibile che lo stesso allenatore o capitano positivi si rendano conto, con il tempo, di aver assunto comportamenti indirizzati al raggiungimento di fini personali piuttosto che verso il bene della squadra, comprendano cioè di aver fallito nei compiti che la squadra, la società e i membri della squadra avevano affidato loro.

Alcuni cambiamenti che possono essere individuati attraverso una riflessione personale (che deve sempre accompagnare il proprio lavoro) e che sono sintomi del proprio fallimento possono essere riconosciuti quando si avverte che: il coraggio è divenuto paura di fallire; l’entusiasmo è divenuto sopportazione; l’inventiva è divenuta routine e la ricerca dei fini del gruppo si è trasformata in ricerca di fini personali.

Se questi cambiamenti dovessero essere osservati, Mazzali suggerisce di abbandonare l’incarico per il quale non si possiede più la spinta motivazionale e morale adatta a poterlo compiere in modo corretto.

 

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LEADERSHIP NEGLI SPORT DI SQUADRA – PSICOLOGIA DELLO SPORT – MONOGRAFIA

 

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

 

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Gabriele Caselli
Gabriele Caselli

Direttore scientifico Gruppo Studi Cognitivi, Professore di Psicologia Clinica presso la Sigmund Freud University di Milano e Vienna

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