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Report dal convegno – La grave obesità: dal corpo alla mente

Obesità- si riscontra nel soggetto obeso una scarsa conoscenza del proprio vissuto emotivo, insoddisfazione per il corpo e senso di inadeguatezza.

Di Mara Soliani

Pubblicato il 07 Ott. 2013

Report dal convegno:

La grave obesità: dal corpo alla mente

Aspetti clinici psicopatologici e approcci terapeutici integrati in equipe multidisciplinareReport dal convegno:  La grave obesità:dal corpo alla mente - LOCANDINA

Ciò che si riscontra nel soggetto obeso è una scarsa conoscenza del proprio vissuto emotivo, una forte insoddisfazione per il proprio corpo associata a senso di inadeguatezza, sensibilità al giudizio e alle critiche e tendenza ad attribuire alla mancanza di volontà i numerosi fallimenti dietologici affrontati nel corso della vita.

Quando si parla di obesità si fa riferimento ad una patologia cronica che ha grande incidenza sulla qualità della vità delle persone.

E’ un fenomeno la cui etiopatogenesi è complessa e per la quale ad oggi non è stata ancora indiviuta una strategia unidirezionale efficace nel lungo termine. E’ un fenomeno in continua crescita e, da stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, è emerso che l’eccesso ponderale sia, attualmente, il quinto dei fattori di rischio per i decessi che si verificano in tutto il mondo.

A questo si aggiungono i dati di impatto sui costi della salute pubblica; in italia risulta infatti che il 6,7% della spesa sanitaria pubblica  è volto alla problematica dell’obesità. Dal 1980 ad oggi la popolazione che soffre di Obesità risulta essere raddopiata, 1,5 miliardi le persone che, a livello mondiale, sono in sovrappeso di cui 300 milioni i soggeti di sesso maschile e 200 milioni quelli di sesso femminile (OMS).  Ma se guardiamo alle stime fatte per il futuro ci troviamo di fronte ad una previsione tutt’altro che rosea, dai calcoli dell’OMS emerge infatti che entro il 2015 circa 2,5 miliardi di adulti saranno in sovrappeso e 700 milioni obesi.

Un altro importantissimo dato che costituisce un campanello d’allarme riguarda la continua crescita della popolazione infantile in sovrappeso. In particolare nei paesi occidentali l’obesità infantile rappresenta un problema in rapido aumento con notevoli costi a livello sociale e sanitario. Dati provenienti dal Ministero della Salute stimano che in Italia 1 milione e 100 mila bambini, di età compresa tra i 6 e gli 11 anni,  si trovano in una situazione di eccesso ponderale. Più di un bambino su tre ha un peso maggiore di quello ideale per la sua età, ed in particolare il 12% dei bambini risulta essere obeso mentre il 24% è in sovrappeso.

Le percentuali più elevate di obesità infantile si riscontrano nelle regioni del centro sud, è inoltre emerso che le maggiori difficoltà economiche così come una scolarità inferiore delle figura materna siano positivamente correlati con il sovrappeso infantile. Una scorretta educazione alimentare associata ad inattività fisica e comportamenti sedentari favoriscono il rischio di sovrappeso nei bambini. La letteratura scientifica conferma l’allarme che l’eccesso ponderale infatile suscita evdidenziando l’esistenza di una relazione positiva e consolidata fra sovrappeso in età infantile e obesità in età adulta (Sandhu et al., 2006; Dietz et al., 1998). Questo significa,nel lungo termine, che il giovane in sovrappeso ha maggiore probabilità di sviluppare precocemente fattori di rischio di natura cardiovascolare (ipertensione, malattie coronariche, tendenza all’infarto) e condizioni di alterato metabolismo, come il diabete di tipo 2 o valori elevati di colesterolo nel sangue (ipercolesterolemia).

L’obesità e le patologie obesità correlate sono responsabili del 2-8% dei costi sanitari e del 10-13% dei decessi in diverse parti  della Regione Europea (Rapporto OMS 2012); su base annuale assorbono il 44% di risorse in più dei malati con peso normale  (Seidell 1998). Da qui l’importanza non solo di combattere questo fenomeno ma anche di prevenirlo fornendo al soggetto gli strumenti per affontare una sana alimentazione, associata ad una corretta attività fisica e soprattuto gli strumenti per conoscere il proprio mondo emotivo e psichico.

Nonostante l’obesità sia classificata tra le problematiche in area endorcino metabolica molti soggetti obesi mostrano una vera e propria dipendenza da cibo, fattore che assieme alla lunga durata e alle notevoli complicanze la accomuna al disturbo dell’alimentazione incontrollata (Binge Eating Disorder) classificato fra i disturbi psichici nel DSM-V. Il BED è caratterizzato dall’introdurre all’interno del proprio corpo una quantità di cibo nettamente superiore rispetto a quella che un soggetto che non ne soffre riuscirebbe a fare. 

Questo comportamento è accompagnato da un sensazione di perdita di controllo, il soggetto mangia molto più velocemente del normale e continua finchè non prova una sensazione di disagio legata alla pienezza, non è capace di riconoscere dal punto di vista fisico gli stimoli legati alla fame e per tanto tenderà a mangiare anche quando il corpo non lo richiede.

A questi aspetti comportamentali è legato un vissuto emotivo di forte imbarazzo che spinge la persona a mangiare di nascosto quando gli altri non possono vedere, il soggetto prova disgusto per se stesso, cui si associa un forte stato di tristezza, depressione e senso di colpa. Questi aspetti emotivi sono spesso riscontrabili nei soggetti affetti da obesità.

Ansia e depressione sono fattori spesso presenti in questi soggetti, difficile è stabilire se siano una fattore predisponente allo sviluppo del disturbo o viceversa conseguente. Ciò che si riscontra nel soggetto obeso è una scarsa conoscenza del proprio vissuto emotivo, una forte insoddisfazione per il proprio corpo associata a senso di inadeguatezza, sensibilità al giudizio e alle critiche e tendenza ad attribuire alla mancanza di volontà i numerosi fallimenti dietologici affrontati nel corso della vita. La persona è come se fosse scissa in due, da una parte il corpo e dall’altra il Sé. Corpo che rappresenta anche il mezzo attraverso il quale il soggetto si presenta, e che differisce notevolmente dall’ideale offerto dalla società odierna, implicito in questo è il vissuto di fallimento.

Con questa sofferenza interna che accompagna il soggetto per lungo tempo è chiaro il bisogno di un intervento multidisciplinare per la cura dell’obesità. Associare alle figure medico internistiche e agli esperti di scienze dell’alimentazione una figura che si occupi della valutazione, e del trammento della sfera psicologica dell’indivuo si dimostra quanto mai fondamentale.

Lavorare sulla motivazione, sul senso di inefficacia, sulle emozioni che non vengono lette ma scambiate spesso per fame, affrontare il tema del “piacere” del cibo, piacere demonizzato e incomunicabile vissuto come causa del fallimento che il proprio corpo riveste agli occhi della società, si rivela utile per il processo di cura.

Il fenomeno del drop-out che si verifica durante questi percorsi risente spesso della relazione che si va instaurando con le figure professionali di riferimento. Il soggetto che soffre di obesità si mostra spesso come compiacente nei confronti della figura medica o psicologica e porta anche in questa relazione la spada di damocle del fallimento e del senso di colpa, è per tanto fondamentale parlare non solo del percorso terapeutico ma anche della relazione terapeutica.

Uno degli interventi di cura per l’obesità è rappresentato dall’Intervento con la I mauiscola ossia l’intervento di chirurgia bariatrica. Risulta l’unico intervento attualmente capace di detreminare una perdita di peso significativa nel lungo termine. Tuttavia dobbiamo tenere in considerazione che molto spesso il cibo ha rappresenato per la persona la soluzione ad uno stato di sofferenza, soluzione applicata ripetutamente nel tempo e divenuta parte integrante del proprio vissuto, l’intervento chirurgico può rappresentare una soluzione ma solo se accompagnato dalla determinazione e dalla certezza di voler cambiare totalmente la propria vita ed il proprio modo di affrontarla.

Ritorna di nuovo la necessità di collaborare con un esperto del mondo psichico e del vissuto del paziente che valuti l’idoneità per l’intervento. Affinchè infatti si possa procedere con la chirurgia bariatrica è necessario fare una valutazione psicologica del paziente dalla quale non emergano disordini psicotici, depressione e  disturbi di personalità, fattori che insieme ad altri non consentono l’avvio dell’intervento.

Va tuttavia sottolineato che fra i soggetti  che hanno affrontato un intervento di chirurgia bariatrica una percentuale che va dal 10 al 50% soffre di BED e per tanto dopo l’intervento tende a ripresentarsi l’attegiamento che li ha accompagnati fino al giorno dell’intervento. Da qui l’importanza di un follow-up non solo dietetico ma psicologico che accompagni il paziente e gli dia gli strumenti per consolidare un modo differente e corretto per affrontare questo nuovo percorso di vita.

 LEGGI ANCHE:

ALIMENTAZIONEDISTURBI DEL COMPORTAMENTO ALIMENTARE (ED) BINGE EATING DISORDER (BED)

CONGRESSI

 

 

BIBLIOGRAFIA:

 

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