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Genesi e risoluzione dell’Attaccamento materno–infantile – PARTE I

Compito della figura d’attaccamento, è quello di rappresentare per il bambino una base sicura da cui si possa affacciare per esplorare il mondo.

Di Maria Tiziana Rita Maricchiolo

Pubblicato il 09 Ott. 2013

Aggiornato il 16 Mar. 2016 12:23

Elena Commodari, Maria Tiziana Maricchiolo

“L’attaccamento è parte integrante del comportamento umano dalla culla alla tomba”.

J. Bowlby

 

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Genesi e risoluzione dell’attaccamento materno–infantile - PARTE I. -Immagine: © Andres Rodriguez - Fotolia.comCompito biologico, psicologico e sociale della figura d’attaccamento, è quello di rappresentare per il bambino una base sicura da cui si possa affacciare per esplorare il mondo «in sostanza questo ruolo consiste nell’essere disponibili, pronti a rispondere quando chiamati in causa, ma intervenendo solo quando è chiaramente necessario» (Bowlby, 1989).

La teoria dell’attaccamento ha messo in evidenza la predisposizione innata dell’essere umano ad instaurare relazioni affettive con una figura di riferimento, rappresentata solitamente dalla madre, che assicuri la continuità degli accudimenti indispensabili per la sopravvivenza psicofisica, e che svolga la funzione di proteggere la persona in situazioni di pericolo (Bowlby, 1969).

La forte accelerazione tecnologica, i cambiamenti economici e sociali dei giorni nostri, hanno profondamente modificato la famiglia e il rapporto madre figlio.
Oggi i bambini molto piccoli sono più vulnerabili nella primissima fase della loro vita in quanto la figura materna ha più carichi di lavoro e di conseguenza meno possibilità di vivere la fase simbiotica.

La teoria dell’attaccamento di John Bowlby e dei suoi prosecutori rappresenta l’anello di congiunzione fra differenti orientamenti teorici e operativi.

Compito biologico, psicologico e sociale della figura d’attaccamento, è quello di rappresentare per il bambino una base sicura da cui si possa affacciare per esplorare il mondo «in sostanza questo ruolo consiste nell’essere disponibili, pronti a rispondere quando chiamati in causa, ma intervenendo solo quando è chiaramente necessario» (Bowlby, 1989).

A Mary Ainsworth, si deve l’ideazione dello strumento di indagine  denominato Strange Situation (Ainsworth, Blehar, Waters, Wall, 1978) nel quale distingueva gli stili di attaccamento in sicuro, insicuro-evitante ed insicuro ansioso-ambivalente, al fine di identificare le differenti modalità con cui si esplica il comportamento di attaccamento del bambino con il caregiver. Successivamente Main e Salomon (1990) elaborarono un quarto stile, il “disorientato/disorganizzato”, per descrivere la diversa gamma di comportamenti spaventati, strani, disorganizzati e apertamente in conflitto.

Lo stile di attaccamento dunque, prende forma in gran misura dal modo in cui i genitori o altre figure significative interagiscono con il bambino.

Considerato che la metodologia della Strange Situation può essere impiegata solo con bambini,  per i soggetti adolescenti ed adulti sono stati creati altri strumenti, di cui il più noto ed autorevole è sicuramente la Adult Attachment Interview (Crittenden, 1999). Questo dispositivo classifica lo stato mentale di un adulto in relazione alla sua storia di attaccamento, valutando in particolare la coerenza fra emozioni e pensieri. 

La Strange Situation e la Adult Attachment Interview individuano patterns omologhi, laddove quelli presenti nell’infanzia tenderebbero a traslare in quelli strutturalmente identici dell’età adulta. Si tratta quindi di modelli di attaccamento che, mutando progressivamente le modalità espressive, sono presenti lungo tutto l’arco della vita.

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TEORIA DELL’ATTACCAMENTOATTACCAMENTO GRAVIDANZA & GENITORIALITA’ – BAMBINI

 

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

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