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Depressione e Psicoterapia: tutto fa brodo?

La depressione è un disturbo dell'umore caratterizzato da tristezza e insoddisfazione, bassa autostima e diminuito interesse nelle attività quotidiane.

Di Andrea Ferrari

Pubblicato il 01 Ott. 2013

Depressione e psicoterapia . - Immagine:  © Brian Jackson - Fotolia.comLa depressione è un disturbo della salute mentale caratterizzato da: ricorrenti stati di tristezza e insoddisfazione, bassa autostima e diminuito interesse nelle attività quotidiane, anche piacevoli.

Secondo studi epidemiologici condotti nel mondo occidentale, una percentuale che va dall’8% al 12% della popolazione tende a sviluppare nel corso della vita un disturbo depressivo (Andrade & Caraveo, 2003), rappresentando così uno dei disturbi più frequentemente diagnosticati.

Oggi, gli approcci psicoterapeutici per la cura della depressione sono numerosi e variegati, e più volte la ricerca si è posta l’obiettivo di verificarne l’efficacia. Sebbene vi sia consenso sull’efficacia della psicoterapia per la depressione, resta aperto il dibattito su quale sia l’approccio preferibile.

I risultati di due meta-analisi hanno indicato una maggiore efficacia degli approcci cognitivo-comportamentali rispetto ad altri approcci non CBT (Dobson, 1989; Gloaguen, Cottraux, Cucherat et al., 1998). In contrasto, uno studio comparativo tra CBT e terapia psicodinamica breve non ha rilevato differenze significative circa l’efficacia dei due interventi (Leichsenring, 2001).

In un recente studio pubblicato su PLOS Medicine (Barth, Munder, Gerger et al., 2013), gli Autori hanno svolto un’analisi comparata tra differenti trattamenti psicoterapeutici per la depressione (nei quali non era prevista alcuna terapia farmacologica), concludendo che ciascuno di essi darebbe un qualche beneficio e non sembrerebbe esservi un approccio terapeutico superiore agli altri.

La ricerca è stata condotta utilizzando una metodologia recentemente sviluppata, definita meta-analisi di rete (network meta-analysis), una tecnica che consente di confrontare differenti approcci terapeutici sia in confronto diretto, sia in confronto a un gruppo di controllo. Nelle meta-analisi di rete, le informazioni ricavate dagli studi che verificano un confronto diretto tra un trattamento A e un trattamento B, sono combinate a informazioni provenienti da un confronto indiretto di A e B derivato da altre ricerche, che paragonano ciascuno dei due trattamenti A e B con un terzo trattamento C (che potrebbe essere un altro trattamento psicoterapeutico o un gruppo di controllo). Questa metodologia è stata impiegata per verificare l’efficacia di interventi farmacologici per la depressione (Cipriani et al., 2009) e il disturbo maniacale (Cipriani et al., 2011), ma secondo gli autori non risultava ancora impiegata nella ricerca sulla psicoterapia.

I ricercatori hanno preso in esame 198 articoli pubblicati dal 1975 al 2012, che prendevano in esame dati ottenuti da oltre 15.000 pazienti che hanno intrapreso una tra sette tipologie di interventi psicoterapeutici*: psicoterapia interpersonale, attivazione comportamentale, terapia cognitivo-comportamentale, problem solving therapy, terapia psicodinamica, addestramento alle abilitá sociali e counselling di supporto. Ognuno di questi approcci è stato comparato con gli altri e con un gruppo di controllo (composto da pazienti in lista di attesa o che non seguivano nessun approccio strutturato).

I risultati indicano che tutti i sette approcci terapeutici sono efficaci nel ridurre i sintomi depressivi rispetto alle situazioni di controllo e non risultano differenze significative tra i differenti tipi di terapia. Tuttavia, prendendo in esame solo gli studi condotti su larghi campioni di pazienti (>50), i ricercatori hanno rilevato chiari benefici da parte degli approcci cognitivo-comportamentale, terapia interpersonale, problem-solving therapy, ma non da parte degli altri approcci. Il counselling di supporto e la terapia psicodinamica breve hanno mostrato di produrre benefici in studi condotti su campioni più ridotti (da 25 a 50 pazienti), ma non su gruppi di dimensione più elevata.

Inoltre, per quanto riguarda la presenza di documentazione, vi è un ampio divario tra gli approcci in analisi: il 70% della letteratura esaminata dagli autori riguarda la CBT, confermandosi come l’approccio con il maggiore supporto empirico.

Secondo gli Autori, questi risultati suggeriscono che ai pazienti depressi andrebbero illustrate differenti possibilità d’intervento terapeutico, per concordare l’approccio più idoneo alle loro caratteristiche.

In seguito ad una lettura più dettagliata dell’articolo di Barth e coll. (2013), possiamo davvero concludere che, qualunque sia l’approccio terapeutico scelto, ogni paziente ne trarrà beneficio, come riportato da Sciencedaily.com? Oppure, è possibile che i dati riflettano la presenza di una minore documentazione a supporto di certi approcci rispetto ad altri? Le misurazioni di outcome sono assolutamente comparabili per ciascun studio? Si potrebbero ipotizzare risultati differenti qualora questi approcci venissero testati simultaneamente all’interno di un trial clinico, rispetto ad una comparazione di risultati ottenuti in studi differenti, e in epoche storiche differenti?

Il dibattito è aperto.

 

*Note:

Terapia interpersonale: è una terapia breve e altamente strutturata, prevede l’utilizzo di un manuale; é focalizzata sulle problematiche interpersonali che possono indurre la depressione.

Attivazione comportamentale (Behavioral activation): ha l’obiettivo di incrementare la consapevolezza nel paziente che vi siano attività piacevoli in cui coinvolgersi, cerca inoltre di incrementare le interazioni positive tra il paziente e il suo ambiente di vita.

Terapia cognitivo-comportamentale: ha lo scopo di analizzare le credenze negative del paziente, valutare quanto queste influenzino il comportamento attuale e futuro, quindi intervenire su di esse mediante ristrutturazione cognitiva, mettendole in discussione.

Problem-solving therapy: ha l’obiettivo di definire i problemi del paziente, proporre differenti possibilità di soluzione e quindi selezionare, implementare e valutare la soluzione migliore.

Terapia psicodinamica: si concentra sui conflitti irrisolti del passato e sulle relazioni, per comprendere l’impatto che hanno sulla situazione di vita attuale del paziente.

Addestramento alle abilità sociali: ha l’obiettivo di insegnare abilità che possano aiutare il paziente a sviluppare e mantenere relazioni sane, basate su onestà e rispetto.

Counselling di supporto: è un approccio terapeutico di impostazione generalistica, che ha lo scopo di mettere il paziente nelle condizioni di poter parlare delle proprie esperienze ed emozioni, offrendo empatia ma senza suggerire soluzioni o insegnare nuove abilità.

 

LEGGI ANCHE:

DEPRESSIONE – PSICOTERAPIA COGNITIVA – PSICOANALISI

RECENSIONE DI TERAPIA METACOGNITIVA DEI DISTURBI D’ANSIA E DELLA DEPRESSIONE (A. WELLS)

 

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Andrea Ferrari
Andrea Ferrari

Psicologo Psicoterapeuta cognitivo-comportamentale

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