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Syd Barrett: l’eclissi di un diamante pazzo – Musica & Psicologia

Syd Barrett: fondatore dei Pink Floyd, band psichedelica. E' stato nel gruppo 3 anni, poi manifestò un grave disagio psichico e lasciò le scene.

Di Gaspare Palmieri

Pubblicato il 06 Set. 2013

Aggiornato il 26 Mar. 2015 10:25

di Filippo Baldin e Gaspare Palmieri.

 

Remember when you were young, You shone like the sun. Shine on you crazy diamond.

Now there’s a look in your eyes, Like black holes in the sky. Shine on you crazy diamond.
Pink Floyd, Shine on you crazy diamond, 1974

 

Syd BarrettRoger Barrett (1946-2006), soprannominato Syd dai tempi degli scout, è stato tra i fondatori della band britannica progressive rock Pink Floyd, considerata tra le principali esponenti della psichedelia. La sua militanza attiva nel gruppo è durata solo tre anni, dal 1965 al 1968, quando manifestò una grave forma di disagio psichico che lo costrinse a lasciare le scene e a trascorrere il resto della vita in modo ritirato.

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Penultimo di cinque fratelli, crebbe in un ambiente domestico amorevole, prospero e sicuro, nella tranquilla ma stimolante città di Cambridge. Viene descritto dalla sorella Rosemary come un bambino irrequieto, che gridava tutto il tempo, fino al giorno in cui imparò a disegnare, diventando più tranquillo. Suo padre Max era un medico che dedicò la sua vita al lavoro e la sua morte prematura nel 1961, rappresentò di sicuro un evento traumatico per Syd.

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La madre era gentile e premurosa, ha sempre sostenuto il figlio, sia nei momenti spensierati della sua infanzia, sia nei momenti bui di ritiro autistico, che hanno caratterizzato la vita dopo i Pink Floyd.

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Syd era molto creativo e, oltre a dipingere, iniziò a strimpellare brani rhythm‘n’ blues con la chitarra acustica, focalizzando la sua attenzione più sul suono che sulla melodia. Terminati gli studi primari, si iscrisse alla London’s Camberwell School Of Art, dove la sua figura eccentrica e misteriosa conquistò l’attenzione dei compagni e dei professori. In questo periodo entrò in contatto con Roger Waters (ex compagno di liceo), Nick Mason e Richard Wright, dando vita ai futuri Pink Floyd. I ragazzi abbandonarono ben presto gli studi accademici per dedicarsi solo alla musica e dopo un paio d’anni di gavetta firmarono un contratto con la EMI, imponendosi nel panorama avanguardistico e psichedelico underground londinese. Registrarono negli studi di Abbey Road il loro primo album The Piper at the Gates of Dawn, che fu un successo, ma rappresentò l’inizio dei problemi per l’artista. Come molti ragazzi di quel decennio, anche Syd  fu vittima dell’ Acid casualty, cioè delle conseguenze dell’abuso del potente acido lisergico dietilamide (LSD).

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In quegli anni ci fu un boom di consumo di tale sostanza, con una sottovalutazione delle possibili conseguenze. In pochi sanno che per un periodo l’LSD fu utilizzato anche in ambito psichiatrico, come “amplificatore” della  psicoterapia (Baker, 1964), in pazienti affetti da disturbi nevrotici e della personalità, per via del suo effetto di potenziare le percezioni e le capacità associative. Il suo uso venne poi prontamente smesso in quanto tra gli effetti collaterali vi è la comparsa di stati psicotici, ampliamente confermati dalla letteratura recente (Abraham e Aldridge, 1993; Marona Lewicka et al, 2011). Gli acidi in quel periodo erano inoltre più potenti di quelli di oggi e un trip poteva comportare l’assunzione fino a 250 microgrammi di sostanza.

Le biografie riportano come Syd fosse un grandissimo consumatore di LSD e a questo si aggiungeva il consumo di marijuana, alcol e metaqualone (il famoso Mandrax).

Le testimonianze dei colleghi di Syd evidenziano un quadro psichico davvero preoccupante, che ricorda una psicosi esogena con sintomi confusionali.

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Il cantante degli UFO Joe Boyd racconta ad esempio nel 1967 che Syd “mi guardava in modo assente. Non c’era un guizzo o una luce nei suoi occhi. Come se non ci fosse nessuno in casa”.  Anche sul palco mostrava comportamenti inadeguati, come nel tour americano del 1967, quando suonò con la chitarra completamente scordata e si presentò sul palco dopo essersi versato un intero barattolo di gel per capelli, che si scioglieva come cera sotto le luci di scena. Il disorientamento spazio-temporale lo portò a salutare un discografico a Los Angeles dicendo di essere contento di trovarsi a Las Vegas. Nella primavera del 1968 Roger Waters tentò senza successo di portare Syd dallo psichiatra R.D. Laing ed in quell’anno il chitarrista venne escluso dalla band e rimpiazzato da David Gilmour.

Dopo aver vissuto senza fissa dimora per circa due anni, Syd fece ritorno nella città natale dove venne ricoverato nell’ospedale psichiatrico di Fulbourne, da cui fu poi seguito ambulatorialmente. Negli anni successivi non venne mai curato contro la propria volontà ed assunse in certi periodi di maggiore agitazione il neurolettico clorpromazina. Risale a quel periodo la registrazione, con l’aiuto degli ex compagni della band, dei due album solisti dell’artista The Madcap Laughs (1970) e Barrett (1971).

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Riprese col tempo a dipingere e ad ascoltare musica. Dipingeva con una grande varietà di stili: paesaggi, quadri astratti, nature morte, studi di luce, esercizi sui colori. Sembrava un tipo di attività autoterapeutica, senza un particolare interesse ad esibire le proprie opere. Era infatti solito distruggere i quadri dopo averli dipinti, come se l’interesse fosse più concentrato sul processo creativo che sull’opera finita.

All’inizio degli anni ’80 trascorse un periodo in una residenza psichiatrica a Greenwoods nell’Essex, da cui poi fuggì per tornare a vivere con la madre e la sorella, a cui era legatissimo.

E’ stato ipotizzato che Syd soffrisse di Sindrome di Asperger, un disturbo dello spettro autistico, caratterizzato soprattutto dalla compromissione del funzionamento sociale e relazionale.

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Le persone affette da questa malattia possono presentare assenza di empatia, di consapevolezza di sé e possono sviluppare disturbi psichiatrici secondari nell’adolescenza e nell’età adulta (Tantam D, Girgis S., 2009). Questa seconda fase della vita di Syd fu caratterizzata dall’estremo ritiro sociale e dalla forte limitazione nelle relazioni con gli altri, se si escludono alcuni negozianti e il proprio medico di base, che visitava spesso. Contro questa ipotesi potrebbe essere sottolineato il temperamento infantile e adolescenziale di Syd, descritto come vivace, che amava essere al centro dell’attenzione e con una tendenza ad essere il leader. Queste caratteristiche difficilmente si trovano in disturbi dello spettro autistico.

L’altra ipotesi diagnostica, forse più probabile, è un disturbo dello spettro schizofrenico, a cui i Pink Floyd dedicarono successivamente l’intero album The Wall (1979), che descrive la tragedia personale ed il progressivo isolamento sociale della rock-star Pink, alter-ego di Roger Waters (Pellizza, 2007).

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A sostegno di questa ipotesi, oltre alla coartazione emotiva e al ritiro regressivo, possiamo sottolineare il rapporto simbiotico con la figura materna, tipico di questi tipi di disturbi. L’uso massiccio di LSD può slatentizzare l’insorgenza di psicosi schizofreniformi in soggetti predisposti, cioè con una vulnerabilità congenita.

Dopo la morte, avvenuta nel 2006 per tumore al pancreas, sono stati messi all’asta vari oggetti trovati nella sua casa e tra questi The Oxford Textbook of Psychiatry, in cui l’artista appuntò alcune pagine relative alla gestione di sindromi organiche da abuso di droghe, alle demenze e alle sindromi paranoiche.

Si può dunque ipotizzare che Syd avesse una consapevolezza di malattia o quanto meno un interesse a tentare di capire da solo i propri disturbi mentali. Negli anni del ritiro ricevette numerose visite di fans, giornalisti e curiosi, a cui cercò in ogni modo di negarsi, rifiutando di voler parlare di quella che era ormai diventata una vita precedente, quando Roger era ancora per tutti lo psichedelico Syd (Chapman, 2012).

 

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