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Il canto corale sincronizza… i cuori! – Musica & Psicologia

Gli effetti positivi del canto corale sul cuore, grazie alla capacità di stimolare la comunicazione neurobiologica tra gli esseri umani.

Di Camilla Marzocchi

Pubblicato il 18 Set. 2013

 

Il canto corale sincronizza..i cuori!. - Immagine: © ivook - Fotolia.com

Una recente ricerca si è occupata di portare alla luce gli effetti positivi del canto corale sul corpo, e in particolare sul cuore, grazie alla capacità di stimolare la comunicazione neurobiologica tra gli esseri umani.

Moltissime sono le manifestazioni di “canto corale” volte ad incrementare la comunione, la solidarietà e l’appartenenza: gli inni, i rituali e i canti religiosi, i mantra e il celebre “Om” della pratiche yoga.

Per chi non avesse avuto la fortuna di  provare una qualunque di queste esperienze, ora abbiamo la conferma che è giunta l’ora di buttarsi!

Una recente ricerca condotta in Svezia (Björn Vickhoff, 2013) si è occupata infatti di portare alla luce gli effetti positivi del canto corale sul corpo, e in particolare sul cuore, grazie alla capacità di stimolare la comunicazione neurobiologica tra gli esseri umani: uno studio da “nerd dell’evoluzionismo”…..che offre tuttavia una spiegazione biologica a moltissime esperienze umane, già presenti in tutte le culture dalla notte dei tempi! 

Esiste a questo proposito un filone di ricerche storicamente interessato a questi aspetti del comportamento umano, definiti come joint action (Sebanz et al., 2006) che sottolinea come, in sintesi, azioni di gruppo esterne e visibili corrispondano ad azioni interne e biologiche precise, regolando dunque il comportamento umano in modo profondo e in alcuni casi completamente automatico.

I ricercatori dell’Università di Göteborg si sono occupati in particolare di approfondire gli effetti del cantare in coro sul cuore, partendo proprio dal monitoraggio di alcuni indici fisiologici correlati all’attività cardiaca e alla regolazione delle emozioni. La frequenza cardiaca nell’uomo è in costante mutamento nell’arco della giornata, può accelerare o rallentare in base alle esigenze del momento e ciò ci rende capaci di un buon adattamento in molte e diverse situazioni.

Il rapporto tra cuore e canto è mediato principalmente dalla respirazione, o meglio dalla sincronizzazione di variabilità interbattito (HRV) e respirazione, che in letteratura è chiamata Respiratory Sinus Arrhythmia (RSA): la respirazione lenta produrrebbe una maggiore ampiezza della variabilità interbattito, per via della sua influenza sull’attività del sistema nervoso autonomo (SNA), e dunque una maggior regolarità del cuore.

In sintesi, quando espiriamo il SNA produce una risposta vagale (parasimpatico) che rallenta il battito, intervenendo direttamente sul’attività delle cellule del principale pacemaker  del cuore (il nodo sinoatriale), al contrario quando inspiriamo viene bloccata l’attività del vago (vagal break) e il nostro battito cardiaco aumenta (simpatico). L’RSA è il risultato di questa attività on-off del vago: più questa attività è regolare e sincronizzata al respiro, maggiori sono i benefici per il nostro sistema cardiocircolatorio (Porges, 2011).

Per intenderci: la meditazione, lo yoga, la respirazione guidata, la pratica mindfulness … agiscono tutte su questo meccanismo. Ma ora torniamo al canto!

I ricercatori hanno scelto di indagare tre forme di canto al fine di identificare la più efficace nell’aumentare RSA e dunque il benessere generale: un suono monotono (humming), un inno e un mantra. In tutti e tre i casi è stata valutata la struttura ritmica dei brani, la coordinazione tra questa e il respiro dei partecipanti e alcuni indici fisiologici (HRV, conduttanza cutanea, temperatura del dito, respirazione).

I risultati hanno mostrato come cantare all’unisono brani dalla struttura ritmica regolare, porti alla sincronizzazione del battito cardiaco e della respirazione dei partecipanti: l’effetto maggiore sull’ampiezza dell’HRV si è ottenuto per il mantra e per l’humming, mentre meno significativo è risultato l’inno.

Quel che è importante è che dopo una sessione di canto, i cuori dei cantanti “imparano” ad accelerare e rallentare simultaneamente, producendo una sintonizzazione emotiva e contemporaneamente fisiologica molto benefiche per l’uomo.

Se pensiamo infine che il nervo vago arriva a regolare anche l’attività dei muscoli della laringe, producendo quella che viene definita “prosodia emozionale”…..ecco che la voce e la sua espressione attraverso il canto assumono un ruolo comunicativo evolutivamente fondamentale.

I risultati della ricerca spiegherebbero, potenzialmente, il ruolo del canto collettivo nella creazione di una prospettiva congiunta e dunque di un’azione congiunta..

LEGGI:

MEDITAZIONE – MUSICA 

LEGGI LA DEFINIZIONE DI PSICOPEDIA DI HEART RATE VARIABILITY  (HRV) – LA VARIABILITA’ INTERBATTITO

LA TERAPIA DE ANDRE’ – INTERVISTA ALL’AUTORE – PSICOLOGIA E MUSICA

 

 

BIBLIOGRAFIA:

 

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