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La REBT in Italia: tra razionalismo e costruttivismo – Parte seconda

De Silvestri diffuse e insegnò la REBT in Italia in maniera accurata e ortodossa, trasmettendo il modello di Ellis come si era sviluppato negli anni ’70.

Di Giovanni Maria Ruggiero

Pubblicato il 30 Lug. 2013

 

La REBT (Rational Emotive Behaviour Therapy) in Italia:

tra razionalismo e costruttivismo.

-Parte seconda-

LEGGI LA PRIMA PARTE 

I fondamenti teorici e clinici della terapia razionale emotiva. Cesare De Silvestri. CopertinaDe Silvestri diffuse e insegnò la REBT in Italia in maniera accurata e ortodossa, trasmettendo fedelmente il modello di Ellis così come si era sviluppato al termine degli anni ’70. Il suo libro pubblicato nel 1981 I fondamenti teorici e clinici della terapia razionale emotiva” contiene in maniera chiara ed esaustiva tutti gli elementi della REBT.

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In questo secondo articolo della serie dedicata alla storia della dello sviluppo della REBT (rational emotive behaviour therapy) in Italia parliamo di colui per primo portò e diffuse questo tipo di terapia cognitiva in Italia: Cesare De Silvestri.

De Silvestri si laureò in medicina e si specializzò in psichiatria a Pisa negli anni ‘50.

Negli anni ’60 emigrò negli Stati Uniti e ci rimase a lungo, lavorando come psicoterapeuta e sottoponendosi a un training REBT completo all’Istituto di New York. Ebbe così occasione di conoscere personalmente Albert Ellis. Tornò in Italia all’inizio degli anni ’70 e si stabilì a Roma, dove fondò un proprio gruppo clinico d’ispirazione REBT nel 1974, gruppo che divenne un Istituto REBT ufficialmente riconosciuto dall’Istituto madre statunitense nel 1981.

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De Silvestri diffuse e insegnò la REBT in Italia in maniera accurata e ortodossa, trasmettendo fedelmente il modello di Ellis così come si era sviluppato al termine degli anni ’70.

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Il suo libro pubblicato nel 1981 I fondamenti teorici e clinici della terapia razionale emotiva” contiene in maniera chiara ed esaustiva tutti gli elementi della REBT: la situazione attivante (l’A); l’emozione e/o comportamento unhealthy (il C); le quattro categorie di pensieri irrazionali (irrational B) ovvero terribilizzazioni, doverizzazioni, intolleranza della frustrazione e autovalutazioni; e i nuovi effetti definitivi con il tipico colore stoico di Albert Ellis: negativo sopportabile al posto dell’intollerabile.

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Tuttavia, è possibile osservare alcune lacune nella descrizione di De Silvestri. Innanzitutto, la resa eccessivamente scarna della fase del “disputing” della terapia REBT. Il disputing è la fase in cui il terapeuta REBT invita il paziente a mettere in discussione le credenze irrazionali e disfunzionali, criticandole da un punto di vista empirico (ci sono delle prove?), logico (dove sta scritto?), pragmatico (a che le serve pensare questo?) e meta-emotivo (e se anche fosse, perché non potrebbe tollerarlo?).  A dispetto del suo sapore razionalistico, si tratta di una fase dotata di una sua certa tensione emotiva, in cui il paziente è incoraggiato ad assumere un atteggiamento di separazione e di distacco dai suoi pensieri, a non dare credito a tutto quel che gli passa per la testa, e insomma a rinunciare alle sue spiegazioni solite della realtà, esterna e interna.

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Per ragioni che descriveremo in seguito, De Silvestri diede una descrizione insufficiente di questa fase della terapia REBT. Dedicò poco più di una sola pagina del suo libro “I Fondamenti Teorici e Clinici della Terapia Razionale Emotiva” (1981) al disputing e lo ridusse a un elenco incompleto della varie forme di disputa: logica (“Posso sostenere razionalmente tale pensiero o convinzione, De Silvestri, 1981, pag. 54), empirica (“Quali prove esistono della verità di questo pensiero”, De Silvestri, 1981, pag. 55), e poi una terza disputa in parte logica e in parte empirica della catastrofizzazione e la doverizzazione (“Quali sembrano la cose peggiori che potrebbero effettivamente capitarmi se gli eventi andassero nel modo che io penso debbano andare (ovvero se non andassero nel modo in cui penso che debbano andare)?”,  De Silvestri, 1981, pag. 55).

La trattazione è incompleta. Per esempio, non c’è traccia della disputa pragmatica e di quella meta-emotiva.

Questa carenza può essere dovuta a tre ragioni principali.

La prima è che forse lo stesso Albert Ellis fino all’inizio degli anni ’80 non aveva considerato utile produrre una trattazione formalizzata e sistematica del disputing. Questa trattazione è stata l’opera degli allievi di Ellis, ed è presente nella sua forma più esaustiva e matura nel libro “A Practitioner’s Guide to Rational-Emotive Therapy” scritto da Susan Walen, Raymond Digiuseppe e Windy Dryden (comunicazione personale di Digiuseppe e Dryden del 14 marzo 2013). Di conseguenza, nel 1981 è plausibile che De Silvestri non potesse trovare una trattazione formalizzata ed esaustiva del disputing nei libri di Ellis. Negli anni successivi, inoltre, De Silvestri manifestò anche una certa tendenza a trascurare ogni contributo alla REBT che non fosse stato prodotto di Ellis in persona. Questo può essere documentato dai sito online di De Silvestri (https://sites.google.com/site/retitaly/).

La seconda ragione è che è possibile che la contaminazione tra REBT e costruttivismo abbia potuto contribuire a dare meno importanza alla centralità della disputa nella REBT.

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Infatti, in quegli stessi anni i teorici del costruttivismo (Guidano e Liotti, 1983; Mahoney, 1974) attaccarono il concetto di verità assoluta legato al cognitivismo standard. Questa critica in realtà sembrebbe più adatta a criticare il modello cognitivo di Beck, ma fu usata da Guidano per attaccare anche Ellis. Ellis rispose personalmente a Guidano sostenendo che il suo approccio non era puramente razionale, ma razionale-emotivo, in quanto il nocciolo della terapia REBT non è eliminare il bias dell’esame di realtà (ad esempio sulla pericolosità del mondo) ma mettere in crisi la convinzione di intollerabilità emotiva (Ellis, 1990).

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Questa convinzione ha più a che fare con la percezione soggettiva ed emotiva del mondo che con la sua valutazione oggettiva, e quindi sicuramente è molto meno incompatibile con una visione costruttivista di quanto pensasse Guidano. Tuttavia questa critica fu recepita nell’ambiente degli psicoterapeuti italiani e probabilmente contribuì a far ritenere il disputing un intervento razionalista incompatibile con l’indirizzo costruttivista.

Nel prossimo articolo esploreremo la fase successiva dello sviluppo della REBt in Italia: il rapporto tra REBT e il modello costruttivista dominante in Italia negli anni ’80, formulato da Guidano e Liotti(1983).

 

LEGGI:

RATIONAL – EMOTIVE BEHAVIOUR THERAPY – REBT – PSICOTERAPIA COGNITIVA – TECNICA ABC (ELLIS) – DISPUTING E RISTRUTTURAZIONE COGNITIVA – COSTRUTTIVISMO

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Giovanni Maria Ruggiero
Giovanni Maria Ruggiero

Direttore responsabile di State of Mind, Professore di Psicologia Culturale e Psicoterapia presso la Sigmund Freud University di Milano e Vienna, Direttore Ricerca Gruppo Studi Cognitivi

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