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Leadership negli sport di squadra #4: teorie e modelli sulla leadership

Leadership: Alcuni autori hanno sviluppato modelli che si pongono in una posizione intermedia nel continuum tra aspetti individuali e situazionali.

Di Gabriele Caselli

Pubblicato il 17 Lug. 2013

Leadership negli Sport di Squadra

Parte 4

TEORIE E MODELLI SULLA LEADERSHIP

LEADERSHIP NEGLI SPORT DI SQUADRA – PSICOLOGIA DELLO SPORT – MONOGRAFIA

LEGGI: INTRODUZIONE – PARTE 1 – PARTE 2 – PARTE 3

Leadership negli sport di squadra: teorie e modelli sulla leadership - Parte 4 . - Immagine: © Anatoly Maslennikov - Fotolia.comAlcuni autori hanno cercato di sviluppare modelli che potessero, in qualche modo, porsi in una posizione intermedia all’interno del continuum distinto ai poli dall’importanza data ad aspetti individuali e aspetti situazionali.

All’interno di questi approcci, generalmente definiti come interazionisti, possiamo individuare il modello della contingenza di Fiedler [1964] il quale tenta di mettere in relazione aspetti individuali con caratteristiche situazionali. L’autore costruisce la sua teoria riprendendo la distinzione fatta da Bales e Slater tra un leader centrato sul compito e uno centrato sulla relazione. L’efficacia di queste due categorie di leader è correlata a una serie di variabili dipendenti dalla situazione quali ad esempio: la qualità dei legami leader-membri, caratteristiche della struttura del compito, la tipologia di potere nelle mani del leader. In particolar modo i leader centrati sul compito risultano più efficaci in condizioni di controllo estremamente alto o estremamente basso della situazione; viceversa coloro che sono centrati sulla relazioni ottengono risultati maggiori se il controllo sulla situazione si pone su un livello intermedio.
In ambito sportivo Giovannini e Savoia [2002] sottolineano come un allenatore il cui comportamento sia riconducibile a uno stile centrato sul compito (secondo le distinzioni di Bales e Slater e quindi anche quella di Fiedler) e a uno stile autoritario (secondo la distinzione di Lewin, Lippit e White) ottenga risultati migliori esclusivamente quando è benvoluto o quando è malvoluto dai componenti del gruppo. Quando è benvoluto la sua autorità non è messa in discussione e può tralasciare il morale della squadra e concentrarsi sul compito. Quando è malvoluto egli comunque possiede poco potere e non è in grado di intervenire sul morale ma può cercare in ogni caso di risolvere problemi legati al compito. Nelle situazioni intermedie, viceversa, l’azione sul morale del gruppo può avere qualche effetto motivazionale che influisca anche a livello della sua prestazione. Ecco perché risultano importanti entrambe le capacità e perché visto che difficilmente una stessa persona manifesta una completa padronanza di ognuna spesso si ha necessità di una doppia figura di leader per massimizzare i risultati sia nelle relazioni che nelle prestazioni del gruppo.
Gli Sportivi La Prendono Sportivamente?. -Immagine: © fidelio - Fotolia.com
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Partendo dall’elaborazione di Fiedler, Hollander [1958] sviluppa un’ulteriore ipotesi che definisce appartenente ai modelli transazionali, riferendosi con questa definizione ai paradigmi che si possono ricondurre  al concetto principale di una relazione bidirezionale tra leader e  membri del gruppo. Secondo l’autore, il leader, in un certo senso, acquista il suo potere di influenza attraverso la costituzione di un credito idiosincratico nei confronti dei compagni, ottenuto attraverso la dimostrazione delle sue competenze. In un certo senso ogni membro del gruppo, dopo la prova di esperienza da parte del potenziale leader, riconosce nella sua guida la possibilità di ottenere un guadagno comune e si rende disponibile a investire in lui la propria fiducia, che va a riempire questo credito idiosincratico che sta al leader non esaurire favorendo il raggiungimento degli obiettivi della squadra. Secondo quest’idea all’interno di una squadra l’allenatore/leader ottiene potere non solo istituzionalmente ma anche in relazione ai successi ottenuti e quindi al colmarsi o allo svuotarsi del suo credito idiosincratico nei confronti dei membri della squadra e della dirigenza.

 

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In conclusione a questa rassegna è importante presentare un modello che, come i precedenti ha rivolto l’attenzione a considerare le diverse categorie di variabili che possono influenzare la leadership del gruppo e che si focalizza principalmente all’interno dell’ambito sportivo.

 

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Questa teoria della leadership, elaborata da Chelladurai [1990, 1993], appartiene all’ambito dei modelli multidimensionali. L’autore considera il livello di prestazione e di soddisfazione della squadra dipendente tra tre ordini di fattori legati alla figura del leader e cioè:

I comportamenti richiesti al leader dalla situazione: che racchiude tutte le variabili espresse dagli approcci situazionisti e dal modello della contingenza di Fidler. I comportamenti in questione dipendono, quindi, dalla struttura e dall’organizzazione alla base del team sportivo e dagli obiettivi che la dirigenza si propone di veder raggiunti a fine stagione.

 – I comportamenti del leader preferiti dai membri: che dipendono sostanzialmente dalle caratteristiche degli atleti e dalla tipologia del rapporto che li lega al leader. Inevitabile il riferimento implicito al concetto di credito idiosincratico di Hollander come conseguenze di questa relazione.

– I comportamenti agiti dal leader: che dipendono dalle caratteristiche personali di colui che occupa la posizione di leader che possono essere legate ai tratti di personalità, alla sua esperienza vissuta, al suo grado di competenza.

La congruenza tra questi tre aspetti è alla base, secondo Chelladurai, sia della soddisfazione che delle prestazioni della squadra.

In sostanza il compito principale dell’allenatore risulta quello di individuare e creare un equilibrio tra le richieste della situazione e dei membri del gruppo unite alle proprie caratteristiche personali, in modo da poter affrontare ogni problema usando le abilità opportune, che siano esse centrate sul compito o sulla relazione. Si può dire quindi che la caratteristiche che il leader deve assolutamente possedere siano competenza e versatilità.

 

LEADERSHIP NEGLI SPORT DI SQUADRA – PSICOLOGIA DELLO SPORT – MONOGRAFIA

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Gabriele Caselli
Gabriele Caselli

Direttore scientifico Gruppo Studi Cognitivi, Professore di Psicologia Clinica presso la Sigmund Freud University di Milano e Vienna

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