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Il disturbo ossessivo compulsivo resistente: il ruolo delle credenze

Disturbo ossessivo compulsivo -"Importanza dei pensieri" in grado di predire una scarsa risposta terapeutica al termine del programma di trattamento.

Di Davide Coradeschi

Pubblicato il 09 Lug. 2013

Aggiornato il 28 Ago. 2013 18:20

Di Davide Coradeschi, Andrea Pozza e Davide Dèttore

Dipartimento di Psicologia, Università di Firenze.

 

Le credenze ossessive fattore predittivo nel trattamento del DOC resistente. - Immagine: © ra2 studio - Fotolia.com“Importanza dei Pensieri” è risultato l’unico dominio cognitivo ossessivo in grado di predire in modo significativo una scarsa risposta terapeutica al termine del programma di trattamento.

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Circa il 40% dei pazienti con Disturbo Ossessivo-Compulsivo (DOC) non risponde in modo ottimale al trattamento evidence-based, basato su esposizione con prevenzione della risposta (Clark, 2003).

Tra i fattori che potrebbero spiegare l’insuccesso terapeutico sono state proposte le credenze osessive (Keeley et al., 2008). E’ stato ipotizzato che il domino cognitivo Importanza dei Pensieri possa mediare una più debole risposta terapeutica (Foa et al., 1999). Alcuni studi suggeriscono che questo dominio cognitivo sia associato ad un più scarso insight rispetto alla sintomatologia DOC, e alla cosiddetta overvalued ideation, ovvero la tendenza a sopravvalutare l’importanza dei pensieri e ritenere che la presenza di questi ultimi sia sempre logicamente giustificata (Neziroglu et al., 2004).

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L’obiettivo del presente studio è stato quello di indagare quali fattori prognostici sono associati ad una scarsa risposta ad un programma di trattamento in regime residenziale basato su Esposizione e Prevenzione della Risposta quotidiana e prolungata in combinazione con terapia farmacologica per il DOC resistente.

Sono stati inclusi nello studio 31 pazienti ricoverati nel periodo compreso tra marzo 2008 e marzo 2012, presso l’Unità di Trattamento del Disturbo Ossessivo Compulsivo Resistente presso la Casa di Cura Poggio Sereno (Fiesole, Firenze). I criteri di inclusione dei soggetti sono stati i seguenti: a) diagnosi primaria di disturbo ossessivo compulsivo in base ai criteri DSM-IV-TR (American Psychological Association, 2000); b) assenza di psicosi, dipendenza da alcol e/o sostanze, disturbi mentali organici e ritardo mentale; c) presenza di un disturbo ossessivo-compulsivo resistente a precedenti trattamenti farmacologici e cognitivo-comportamentali di provata efficacia somministrati per una durata ritenuta sufficiente a produrre un cambiamento sintomatologico [Rasmussen e Eisen (1997) indicano una durata minima adeguata di 10-12 settimane di terapia continuativa con SRI combinata con un intervento con ERP di 20-30 ore complessive].

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I pazienti selezionati hanno completato i seguenti strumenti di assessment: la Yale-Brown Obsessive Compulsive Scale, il Beck Depression Inventory-II, l’Obsessive Belief Questionnaire-87, che sono stati somministrati prima e dopo il percorso di trattamento.

Importanza dei Pensieri è risultato l’unico dominio cognitivo ossessivo in grado di predire in modo significativo una scarsa risposta terapeutica al termine del programma di trattamento (β= .53, t= 2.41, p< .05). Questo risultato appare coerente con studi in letteratura che indicano che non tutti i domini cognitivi ossessivi sono specifici del DOC. Ad esempio, l’Intolleranza per l’Incertezza e la Sovrastima del Pericolo appaiono correlati anche con il disturbo d’ansia generalizzata, mentre Importanza dei Pensieri è considerato un dominio specifico del DOC (Holaway, Heimberg & Coles, 2006).

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Sembra quindi che un programma di trattamento residenziale basato su una somministrazione quotidiana e prolungata dell’ERP possa ridurre l’impatto negativo di alcuni beliefs disfunzionali sull’esito terapeutico.

Il meccanismo che potrebbe spiegare questo effetto è riconducibile al processo di emotional processing, considerato il meccanismo responsabile del cambiamento terapeutico su cui si fonda l’esposizione nel trattamento di numerosi disturbi d’ansia (Abramowitz, Deacon & Whiteside, 2010).

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Tale meccanismo fa riferimento al processo di disconferma dei beliefs disfunzionali attraverso la presentazione di informazioni correttive, incompatibili con gli schemi cognitivi preesistenti. Ad esempio, nel caso del DOC il miglioramento sintomatico sarebbe risultato di ripetute esperienze di disconferma dei beliefs relativi alla probabilità che si verifichino eventi catastrofici se non vengono attuate le compulsioni.

Un altro elemento ricavabile dai risultati riguarda l’importanza di introdurre nei protocolli evidence-based interventi mirati ad aumentare la risposta terapeutica di pazienti con basso insight. Come appare da recenti studi pionieristici (Sookman & Steketee, 2010), l’introduzione di tecniche cognitive basate sul modello degli schemi può ridurre l’effetto prognostico negativo anche dei beliefs specifici del DOC, quali quelli legati al dominio Importanza dei Pensieri e ad un basso insight, risultando utile sia come strategia terapeutica di augmentation che promuova la compliance nelle sedute di esposizione che come tecnica di prevenzione della ricaduta.

LEGGI:

 DISTURBO OSSESSIVO COMPULSIVO – OCD – OSSESSIONI –  PSICOTERAPIA COGNITIVA –  CREDENZE – BELIEFS

 

 

BIBLIOGRAFIA:

 

SUGLI AUTORI: 

Studio Coradeschi-Psicologia e Psicoterapia cognitiva e comportamentale – Torna all’inizio dell’articolo

 

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Davide Coradeschi

Psicologo Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale

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