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Fare ACT di Russ Harris – Recensione

Il libro Harris, uno dei più importanti studiosi del modello ACT , è il primo tentativo completo e sistematico di descrivere i processi che sottendono l’ACT

Di Luca Calzolari

Pubblicato il 13 Giu. 2013

 Recensione

FARE “ACT”

di Russ Harris

 

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Fare "ACT" - Russ Harris - Recensione

Il libro di Russ Harris, uno dei più importanti studiosi del modello ACT, è il primo tentativo completo e  sistematico di descrivere accuratamente i processi che sottendono l’ACT (Acceptance and Commitment Therapy, Hayes et al. 1999).

La modalità con cui questo libro insegna a fare Act è di assoluta utilità per il clinico trovandosi di fronte ad innumerevoli strategie e schede di esercizi che costituiscono una guida ideale per stare col paziente all’interno della cornice di un modello ascrivibile nelle terapie di terza generazione.

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La premessa infatti da cui parte l’Act è esplicitata sin dalle prime pagine del manuale con una metafora semplice quanto spiazzante per coloro che provengono dalla CBT Standard:

Il sé-concettualizzato: la maschera (scomoda) che indossiamo. - Immagine: © olly - Fotolia.com
Articolo consigliato: Il sé-concettualizzato: la maschera (scomoda) che indossiamo.

Vorrei che immaginassi che questo libro rappresenti tutti i tuoi pensieri, sentimenti e ricordi difficili con cui hai lottato per tanto tempo. E mi piacerebbe che tu lo afferrassi forte in modo che io non possa togliertelo.  Adesso mi piacerebbe che lo mettessi davanti in modo da non riuscire più a vedermi e che lo avvicinassi così tanto al viso da toccarti quasi il naso. Adesso com’è cercare di avere una conversazione con me, mentre sei completamente dentro nei tuoi pensieri e sentimenti?” (“Fare Act, pag.32)

Questa semplice metafora sintetizza come l’Act faccia nascere la psicopatologia nell’ “evitamento esperenziale”: ossia nelle strategie che mettiamo in atto con lo scopo di controllare le nostre esperienze interne (siano esse pensieri, emozioni, sensazioni o ricordi).

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Il focus non è quindi sul contenuto del pensiero “cosa pensiamo” ma sui processi “come pensiamo”, ma in più l’Act fa un passo avanti rispetto ad altri modelli di terza generazione. Il riferimento è alla C dell’acronimo, al Commitment, all’impegno, a come cioè il rimanere incastrati nelle strategie di controllo disfuzionali ci fa perdere di vista quelli che sono i nostri valori.

 L’Act sottolinea come un rischio verso cui possiamo incorrere nel lavoro con questi tipi di pazienti sia non esplorare quali possano essere i loro valori, avendo loro focalizzato la loro esistenza da cosa scappare e non verso dove andare.

Tutti i processi che sottendono le due aree, accettazione e impegno, sono descritte dettagliatamente nel manuale accompagnando il clinico attraverso esempi e schede di lavoro da poter usare col paziente. Oltre all’analisi del modello e alle varie strategie il libro offre una guida passo passo per condurre una terapia Act riempiendola con consigli ed esempi per superare i momenti di stallo o di difficoltà col paziente.

La sensazione, leggendo il libro, è di aver finalmente formalizzata una guida ad un modello che può diventare un’ottima risorsa per noi clinici andando a sottolineare l’importanza dell’accettazione per quei nostri pezzetti che riteniamo sbagliati o indici di fragilità.

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ARTICOLI SU: 

ACCEPTANCE AND COMMITMENT THERAPY – ACT – IN TERAPIA – EVITAMENTO – ACCETTAZIONE

 

 

 

BIBLIOGRAFIA:

Harris, R. (2011) Fare “ACT”. Una guida pratica per professionisti dell’Acceptance and Commitment Therapy. FrancoAngeli ACQUISTA ONLINE

 

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