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Colloquio Psicologico: Conclusione della Monografia

Colloquio Psicologico: Dopo che si è instaurato un saldo rapporto di fiducia si può avviare un processo di negoziazione tra terapeuta e paziente.

Di Gabriele Caselli

Pubblicato il 04 Giu. 2013

Il Colloquio Psicologico:

CONCLUSIONE

IL COLLOQUIO PSICOLOGICO – MONOGRAFIA

 

“Un guerriero non cerca di essere coerente: apprende, piuttosto, a vivere con le sue contraddizioni.”

[Coelho, Manuale del Guerriero della Luce, 1997,p.155]

Colloquio Psicologico- Conclusione. - Immagine: © alphaspirit - Fotolia.comIl Colloquio Psicologico:Dopo che si è instaurato un saldo rapporto di fiducia e si sono realizzate esperienze di insight, attraverso le quali il paziente ha scoperto nuove prospettive, si può avviare un processo di negoziazione.

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Questo è il guerriero della luce di Coelho. O meglio, questo è il modo attraverso il quale l’essere un guerriero della luce può realizzarsi all’interno di un rapporto terapeutico. E si realizza non solo nel comportamento del terapeuta, ma anche in quello del cliente. Lo psicologo è colui che ha maggior consapevolezza delle capacità di guerriero della luce che possiede, ed è consapevole dell’importanza delle sue parole. Il paziente è colui che vedrà emergere questa consapevolezza nel corso del rapporto terapeutico, se questo avrà successo.

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Perché ciò avvenga lo psicologo deve prestare massima attenzione ad alcuni principi di base: deve essere perspicuo (cioè trasparente sui fatti), deve mostrare che ogni problema contiene la sua soluzione, deve mostrare e non imporre, deve agire sull’autostima piuttosto che sull’autoefficacia, deve intervenire su tutti i canali comunicativi (pensieri, emozioni, comportamenti) in quanto interdipendenti ma anche indipendenti tra loro, deve far condurre l’interazione al cliente e seguirne le priorità e le aspettative, deve preoccuparsi di conquistare la sua fiducia, deve informare anziché consigliare, deve accettare e non giudicare, deve prestare ascolto non solo alla comunicazione verbale del paziente, deve evitare ciò che è inutile perché potenzialmente dannoso, deve procedere a trazione anteriore, deve preoccuparsi di conoscere sé stesso e chi gli sta di fronte, deve continuamente coltivare la propria cultura psicologica e non. Queste sono le basi perché si possano raggiungere le tappe fondamentali del primo colloquio e di quelli successivi.

Nel corso del primo colloquio il terapeuta deve preoccuparsi soprattutto di riuscire a stabilire un rapporto di fiducia e di collaborazione con il paziente e ottenere un quadro di informazioni e dati sulla persona e sul problema che sia esaustivo.

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Raggiunti questi due obiettivi principali, il terapeuta avrà in mano gli strumenti necessari per dare risposte che possano stimolare un’esperienza di insight, attraverso la quale il cliente può rendersi conto della presenza di prospettive alternative alla propria, che il suo vincolo è, in realtà, un problema e che, quindi, possiede una soluzione. Per fare ciò è necessario essere forniti di una buona capacità intuitiva supportata da una proficua cultura ed esperienza personali. Queste, per essere efficaci, devono essere applicate in risposte di parafrasi, eco, riflessioni e giustificazioni.

Ciò permette al cliente di mantenere il controllo sulla comunicazione e, alle prospettive alternative, di emergere ai suoi occhi dal discorso, avvertite come proprie piuttosto che come imposte dall’esterno. Se ciò non fosse, il cliente si troverebbe a dover accettare una soluzione che non sente propria, che non capisce, non accetta o accetta senza esserne convinto. Ciò è dannoso per la sua motivazione, la forza di volontà messa in gioco nel processo per il cambiamento, e per tutta la terapia. Questo danno viene favorito se lo psicologo usa risposte banalizzanti, tecnicistiche, moralistiche o interpretative.

Il Colloquio Psicologico:Cosa Fare nel Primo Colloquio #1. Immagine: © Oleksii Sergieiev - Fotolia.com
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Dopo che si è instaurato un saldo rapporto di fiducia e si sono realizzate esperienze di insight, attraverso le quali il paziente ha scoperto nuove prospettive, si può avviare un processo di negoziazione.

Le parti in causa, terapeuta e paziente, ognuno con le proprie definizioni del caso, avvieranno negoziazioni per definire sia il problema che gli obiettivi della terapia, in un percorso in cui entrambi devono possedere il medesimo potere decisionale. Definiti problema e obiettivi sta al terapeuta, sempre attraverso la negoziazione con il cliente, selezionare gli strumenti e presentarli all’altro.

Al termine di queste contrattazioni, le decisioni prese vengono sancite da un contratto o da un precontratto di collaborazione. Dopo di ché non resta che attuare le scelte negoziate ed avviare il processo terapeutico.

Questo è ciò che il terapeuta deve seguire per realizzare le proprie capacità di guerriero della luce e, allo stesso tempo, per dare occasione al guerriero della luce del cliente di emergere, fuori dalla gabbia e dal vincolo in cui le contingenze e le esperienze vissute lo hanno rinchiuso.

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Gabriele Caselli
Gabriele Caselli

Direttore scientifico Gruppo Studi Cognitivi, Professore di Psicologia Clinica presso la Sigmund Freud University di Milano e Vienna

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