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Il Disturbo Ossessivo Compulsivo: “Lo Stato dell’Arte” – Assisi 09-12 Maggio 2013

Assisi 9-12 Maggio 2013: Meeting sul Disturbo Ossessivo Compulsivo: dalla neurobiologia, alle funzioni cognitive, fino a nuove forme di terapia.

Di Gianpaolo Mazzoni

Pubblicato il 22 Mag. 2013

Aggiornato il 27 Gen. 2016 16:23

 

 

Reportage dall’incontro:

Terzo Meeting dello Specialized Interest Group dell’EABCT, Assisi, 09-12 maggio 2013. Sponsorizzato dalla Società Italiana di Terapia Comportamentale e Cognitiva (SITCC) e dalla Scuola di Psicoterapia Cognitiva (SPC).

 

Il Disturbo Ossessivo Compulsivo- “lo stato dell’arte”. - Immagine: © M.studio - Fotolia.com

Terza edizione del Meeting sul Disturbo Ossessivo Compulsivo: sono stati presentati una ventina di lavori eterogenei tra loro; dalla neurobiologia, alle funzioni cognitive, fino a nuove forme di terapia, con prove di efficacia.

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Il disturbo ossessivo-compulsivo è una grave forma di disturbo psichiatrico, conosciuto dalla notte dei tempi e narrato nella letteratura e nella poesia da secoli.

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Infatti, si presenta con una sintomatologia piuttosto invalidante per il soggetto che ne è affetto e per la famiglia nella quale è inserito, dove attiva una serie di meccanismi relazionali ed emotivi patogeni e “perversi” che rinforzano la patologia in atto. Tuttavia tale disturbo è sempre stato considerato piuttosto resistente alle viarie forme di terapia conosciute. Fino a non molto tempo fa, infatti,  le informazioni scientifiche che si avevano sui meccanismi eziopatogenetici, di mantenimento e di intervento terapeutico di tipo psicoterapico e farmacologico apparivano scarse.

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Nell’ultimo periodo, invece, le conoscenze relative a questo tipo di quadro clinico sembrano delinearsi in maniera più chiara, anche grazie a ricercatori e a clinici di orientamento cognitivo-comportamentale.

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E’ da rintracciare in questo quadro di riferimento scientifico  il senso del lavoro di collaborazione e confronto tra gli autori (con formazioni differenti e provenienti da vari paesi – come Spagna, Inghilterra, Svizzera, Israele e Canada) che si sono incontrati per la terza edizione del Meeting sul Disturbo Ossessivo Compulsivo , che si è tenuto pochi giorni fa ad Assisi. In questa sede sono stati presentati una ventina di lavori eterogenei tra loro; dalla neurobiologia, alle funzioni cognitive, fino a nuove forme di terapia, con prove di efficacia.

Disturbo Ossessivo Compulsivo - Perseguitati dai Dubbi. - Immagine: © alphaspirit - Fotolia.com

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Il lavoro di Belloch, Carrio, Cabedo, Lopez, Gil  sembra dimostrare la validità della realtà virtuale come una nuova forma di terapia per la riduzione dell’ansia e del disgusto, con la possibilità di applicare l’esposizione con prevenzione della risposta (E/RP) a situazioni generalizzate della vita del paziente.

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La presentazione di Dar, invece, sottolinea l’impatto dello scarso monitoraggio e della consapevolezza nei soggetti con alte tendenze o-c, non solo delle loro azioni, ma anche, dei loro pensieri ed emozioni e dell’importanza della terapia cognitiva nel fornire abilità, nella differenziazione di questi stati interni.

In linea con tale lavoro Lazarov, Dar, Liberman e Wardinon evidenziano nei soggetti con altra tendenze o-c un minor accesso agli stati emotivi; questi soggetti, infatti, evidenzierebbero una scarsa abilità nel sentire e sperimentare le emozioni, rispetto alle capacità di ragionamento emotivo.

Davey, Meeten, Barners e Dash affrontano il tema di come il fenomeno dei pensieri intrusivi contribuisce ad influenzare i beliefs; quali il senso di responsabilità (IR), l’intolleranza all’incertezza (UI) e alla fusione-pensiero azione (TAF), e di come un intervento centrato su questi, possa essere utile per alleviare i sintomi ansiosi.

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L’articolo di Cosentino, D’Olimpio, Gragnani, Capobianco, Tenore, Basile e Mancini tratta di come la propensione al disgusto e il senso di colpa siano correlati ad alti punteggi nelle scale dei test per la diagnosi del DOC.

Hagen, Hansen, Joa e Larsen indagano la prevalenza e le caratteristiche cliniche di pazienti che rispondono alla diagnosi DOC, durante il primo episodio psicotico  evidenziando che è significativa la comorbilità di una diagnosi di DOC in pazienti al primo episodio psicotico.

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Nel lavoro di Ottavini, Mancini, Petrocchi, Medea e Couyoumdjian si approfondiscono le correlazioni anatomiche e fisiologiche tra il costrutto di disgusto morale, in soggetti con o senza tendenze ossessive, concludendo come il senso di disgusto morale in soggetti DOC abbia una componente anatomo-fisiologica.

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La presentazione di Anholt, propone un nuovo modello di concettualizzazione del DOC, inspirato all’approccio ecologico di Gibson’s (1979) che implica importanti e complessi aspetti di percezione ed elaborazione degli stimoli .

Il lavoro di Havnen, Hovland, Haug, Hansen e Kvale approfondisce la relazione tra le funzioni esecutive e i disturbi del sonno, fenomeno questo presente nel 50 % (Hovland et al., 2012) dei pazienti DOC. I risultati, sembrano confermare l’importanza dell’integrità delle funzioni esecutive per la comprensione dei meccanismi correlati ai disturbi nel sonno in questo tipo di pazienti.

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Huppert e Weizel descrivono i motivi per i quali l’effetto placebo non sarebbe presente in soggetti affetti da DOC, confrontato con un gruppo altre tipologie di disturbi di ansia, come la fobia specifica, suggerendo così quali siano le possibili implicazioni cliniche.

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Due Italiani, Basile e Mancini, raccolgono una serie di studi presenti in letteratura sull’applicazione di tecniche di neuroimaging alla ricerca dei meccanismi neurobiologici, per comprendere processi come la propensione alla colpa, la sensibilità al disgusto e la scarsa capacità di inibire e controllare comportamenti volontari in soggetti DOC. Il lavoro suggerisce e sottolinea l’importanza del substrato neurobiologico ed in particolare di aree legate al circuito fronto-parietale per comprendere i meccanismi di questo quadro clinico.

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La presentazione di Brezinka apre l’area relativa all’applicazione delle terapia cognitivo-comportamentale (CBT) nell’infanzia e nell’adolescenza, tramite la pubblicazione scientifica ed al mercato di un gioco di auto aiuto al computer  “Ricky and Spider” come supporto nel trattamento con E/RP per i bambini tra i 6 e i 12 anni.

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L’utilità di utilizzare la CBT in età pediatrica, emerge anche dal lavoro di Torp e Skarphedinsson, i quali presentano un lavoro che supporta l’efficacia di un protocollo manualizzato di terapia cognitivo-comportamentale (E/RP combinata con la CBT familiare), della durata di 13 settimane, come intervento per bambini e adolescenti affetti da DOC.

Diversamente il gruppo composto da Haug, Havenen, Hansen, Bless, Hugdahl e Kvale, basandosi sulle similarità e differenze tra pensieri intrusivi e allucinazioni uditive, propongono la messa in atto di un training attentivo per iPod/iPhone come possibilità di trattamento aggiuntivo al protocollo E/RP. I risultati sembrano promettenti.

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Van den Hout e Toffolo indagano il noto fenomeno dell’incertezza in soggetti sani con bassa e alta propensione al DOC e notano che, esponendo i soggetti a stimoli ambigui, non sembrano emergere differenze di errori di riconoscimento tra i gruppi. Tuttavia, i soggetti con propensione al DOC, mostrano maggiori tempi di fissazioni in risposta ad una “particolarità di uno stimolo” e questo sembra poter essere un fattore di rischio per sviluppare un DOC.

Il lavoro di Doron e Szepsenwol approfondisce una riflessione sui temi ossessivo-compulsivi legati alle relazioni sentimentali ed amorose. Le conclusioni che emergono sono che i dubbi ossessivi e le neutralizzazioni mentali relative alle relazioni possono promuovere altri dubbi e comportamenti di neutralizzazione e viceversa. Questo può essere una spirale di rimuginio e forte stress, se non approda ad un psicoterapia specialistica, importante come intervento preventivo anche nella dissoluzione delle relazioni intraprese dal soggetto.

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A questo lavoro si accosta quello del gruppo di O’Connor, Goulet e Koszegi, i quali approfondiscono come la sopravvalutazione delle possibilità e la scarsa fiducia nei propri sensi, generi il “dubbio” in soggetti con DOC.

Kalantroff, Henik e Anholt descrivono come i soggetti DOC presentino deficit di “task control” e come questo possa avere implicazioni sui processi cognitivi presenti in questa tipologia di pazienti.

Pozza, Coradeschi e Dèttore affrontano il tema relativo all’influenza di come i beliefs disfunzionali moderino l’influenza negativa della comorbilità di depressione maggiore, all’interno di un gruppo di trattamento comportamentale per pazienti DOC. Dai risultati emerge, come le variabili dell’intolleranza dell’incertezza e la sovrastima del pericolo, siano fattori di mantenimento del disturbo, tuttavia, tali fattori cognitivi non sembrano moderare l’influenza negativa della comorblità con la depressione, per quanto attiene agli effetti del trattamento.

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Il lavoro di Roncero, Belloch, Perpina, Fornés e Garcia-Solano analizza il rapporto tra pensieri intrusivi nell’anoressia nervosa e le ossessioni del DOC, evidenziando come entrambi presentino similarità relativamente alla frequenza di “intrusioni mentali”.  Pertanto, i soggetti affetti da DOC presenterebbero punteggi più alti relativamente alle modalità di valutazione, eleborazione e nelle strategie di regolazione e controllo.

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Carraresi, Bulli, Melli e Stopani indagano la relazione tra la propensione al disgusto, il senso di colpa e il fenomeno della “mental contamination”. Dai risultati sembrerebbe emergere che il costrutto di “metal contamination” giocasse un ruolo di mediatore tra gli aspetti di propensione al disgusto, la colpa ed i sintomi o-c (il senso di sentirsi contaminati ed i rituali di lavaggio), pur in assenza di un contatto con gli stimoli attivanti.

La presentazione di Linkovski, Kalanthroff, Anholt e Henik approfondisce un tema presente in letteratura quale quello del rapporto tra processi di memoria e i comportamenti di controllo concludendo così che i controlli ripetuti, tipici di alcuni DOC, causino disturbi della memoria.

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Infine, il gruppo composto da Hansen, Kvale, Havnen, Haug, Prescott e Riise presenta un lavoro in cui, diversamente dai tipici lavori nei quali erano stati riscontrati scarsi cambiamenti utilizzando l’E/RP in un settimo di gruppo, si conclude che un intervento intensivo di terapia di gruppo, sembra essere una forma promettente di terapia, come possibilità per i pazienti di offrire e ricevere vicendevolmente informazioni e supporto, con un risparmio considerevole sui costi economici.

Nel complesso, l’evento è stato ricchissimo di contributi e di spunti provenienti da autori diversi che, tuttavia, hanno condiviso e condividono ogni giorno la sfida di una più approfondita comprensione di questo disturbo e lo sforzo di sperimentare e promuovere nel mondo linee di ricerca e di intervento terapeutico inspirate all’approccio cognitivo-comportamentale.

LEGGI:

OSSESSIONI – DISTURBO OSSESSIVO COMPULSIVO – OCD – PSICOTERAPIA COGNITIVA –  NEUROPSICOLOGIA – ANSIA – CONGRESSI

 

 

BIBLIOGRAFIA (scarica il libro degli Abstract in PDF)

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