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Imparare a lasciare i pensieri da soli: il Controllo Metacognitivo – Manchester 2013

Terapia Metacognitiva: Imparare a lasciare i pensieri da soli con il Controllo Metacognitivo. La Keynote di Adrian Wells al Congresso di Manchester 2013

Di Gabriele Caselli

Pubblicato il 25 Apr. 2013

 

Secondo Congresso Internazionale di Terapia Metacognitiva

02 – IL CONTROLLO METACOGNITIVO (dalla Keynote di Adrian Wells)

 

Secondo Congresso Internazionale di Terapia Metacognitiva - Manchester 2013

IMPARARE LASCIARE I PENSIERI DA SOLI CON IL CONTROLLO METACOGNITIVO

LEGGI L’INTRODUZIONE AL CONGRESSO

Il congresso di terapia metacognitiva non poteva che aprirsi con la lettura magistrale di Adrian Wells, padrone di casa e fondatore di questo nuovo approccio terapeutico.

Sono passati due anni dalla prima conferenza e ora é importante ritornare a domandarsi quale é il cuore della terapia metacognitiva. Il punto centrale é considerare la psicopatologia come una questione di selezione e controllo del pensiero e del pensare che dipende dalle metacognizioni. Il problema in particolare é che i pensieri, in particolar modo se negativi, sono percepiti come importanti.

Cosa da importanza ai pensieri?

Wells: Terapia Metacognitiva dei disturbi d'Ansia e della Depressione. Recensione a cura di Gabriele Caselli. - Immagine: Eclipsi Editore
Articolo consigliato: Recensione di Terapia Metacognitiva dei disturbi d’Ansia e della Depressione. (A. Wells)

(1) Il modo in cui ne facciamo esperienza, possiamo cioé riconoscerli come semplici formule verbali o immagini, come oggetti quindi, oppure (e purtroppo) essere fusi con essi e percepirli come dati di realtà.
(2) Quanto riteniamo sia importante stare a pensare alle cose che non vanno, con l’esito di produrre narrazioni ancora piú ingabbianti. (3) Le strategie che usiamo per regolare i brutti pensieri che possono essere controproducenti (rimuginio e ruminazione).

Quindi la terapia metacognitiva é un percorso teso a imparare a pensare di meno,  a lasciare i pensieri (ma anche le emozioni) da sole senza rispondervi, a fare esperienza dei pensieri intesi come oggetti e non come aspetti della realtà e ridimensionarne l’importanza. A raggiungere e migliorare un controllo metacognitivo piú flessibile.

E da qui nasce la sferzata alla Terapia Cognitivo-Comportamentale classica: nella Terapia Cognitiva viene data molta importanza ai pensieri. Ergo, terapia metacognitiva e CBT non sono necessariamente compatibili. Aumenta quindi il grado di separazione, come sempre avviene quando si costruisce una nuova entitá la scelta ricade sempre su tracciarne i confini in modo netto affinché non sia inglobata e uccisa. Ci sono alcune ricerche in corso tese a confrontare i due approcci e una loro integrazione. Ne vedremo presto i risultati.

L’impressione generale é che ora per la terapia metacognitiva sia venuto il tempo di scendere dall’altare della ricerca e trovare espressioni semplici e chiare per essere piú fruibile nel mondo della pratica psicoterapeutica quotidiana.

E questo sembra essere lo sforzo anche di Adrian Wells che ci lascia con un pensiero interessante: La terapia metacognitiva aiuta i pazienti a capire che si può imparare ad essere completamente indipendenti dai propri pensieri.

 LEGGI L’INTRODUZIONE AL SECONDO CONGRESSO DI MANCHESTER

LEGGI ANCHE: IL PRIMO CONGRESSO DI TERAPIA METACOGNITIVA – MANCHESTER 2011

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Gabriele Caselli
Gabriele Caselli

Direttore scientifico Gruppo Studi Cognitivi, Professore di Psicologia Clinica presso la Sigmund Freud University di Milano e Vienna

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