expand_lessAPRI WIDGET

La Migliore Offerta: Mistificazione versus Reale – Recensione

La Migliore Offerta: la fuga dalla realtà sociale e dalle persone in quanto “minacciose” e il potere relazionale esercitato dal contesto.

Di Simona Noviello

Pubblicato il 09 Apr. 2013

 

Recensione del Film:

La Migliore Offerta

Giuseppe Tornatore

(2013)

LEGGI TUTTE LE RECENSIONI DI STATE OF MIND

 

 

La-migliore-offerta_di Tornatore- Gennaio 2103 - Locandina

Il film sembra propendere verso  la fuga dalla realtà sociale e dalle persone in quanto “minacciose”ma ciò che, a mio avviso, è degno di rilevanza è il potere relazionale esercitato dal contesto.

LEGGI ANCHE ARTICOLI SU: CINEMA

Trama: Un banditore d’asta, veterano del mestiere e super-esperto d’arte e di antiquariato, sa il fatto suo come nessuno: a parte l’assoluta professionalità, organizza per conto suo piccoli grandi intrighi con un amico dalla lunga barba candida che partecipa alle aste per suo conto e interesse, e se da una parte fa ottimi affari, non esattamente leciti, dall’altra si è organizzato in un caveau super-segreto un’inestimabile collezione soprattutto di ritratti femminili “d’autore”.

LEGGI ANCHE: LA MIGLIORE OFFERTA. RITRATTO DI UN ESCLUSO – RECENSIONE

Sono le tue donne” – dice infatti l’amico Donald Sutherland  al banditore d’asta.
Perché di donne vere il nostro banditore Virgil non ne ha o preferisce non averne. Vagamente misantropo, preferisce cenare solo al solito ristorante anche la sera del suo presunto compleanno (ma i camerieri hanno anche sbagliato data). Solitario, brusco e refrattario all’amore, ai sentimenti, anche al sesso, è invecchiato accumulando soldi, opere d’arte e fama su scala mondiale per le sue impeccabili perizie su quadri e oggetti d’antiquariato. Nulla sembra poter cambiare la sua situazione.

LEGGI ANCHE ARTICOLI SU: RAPPORTI INTERPERSONALI

Happy-Family - Gabriele Salvatores (2010) - Recensione
Articolo Consigliato: Happy Family – Gabriele Salvatores (2010) – Recensione

Il destino ha però in serbo la sorpresa della sua vita. Gli telefona un personaggio misterioso, la giovane ereditiera Claire, che gli rivela che i genitori le hanno lasciato una villa enorme, bellissima ma diroccata e hanno stabilito l’obbligo che a fare la perizia all’intera illustre dimora sia proprio lui, Virgil Oldman. Lui ne è lusingato e accetta ma l’ereditiera si rivela un personaggio impossibile, diserta gli appuntamenti adducendo mille scuse e alla fine gli rivela di essere affetta da agorafobia, per cui vive nella villa da reclusa e non vuol essere vista da nessuno, pur essendo bellissima.   

 

LEGGI ANCHE TUTTI GLI ARTICOLI SU: ANSIA

Questo film, al di là dell’effetto sorpresa del cambio di scenario del regista il quale, nei suoi precedenti film (ex: Malena e Baarìa), sembrava detenere  il “mandato” di rappresentare la realtà siciliana,  appare avvolto in una atmosfera per certi versi affascinante (non a caso forse l’arte ne è protagonista indiscussa) e, per altri, misteriosa (vedi l’ incontro con Claire).

Questo connubio ha, a mio avviso, una matrice comune: la mistificazione. Infatti Virgil ha creato un mondo apparentemente perfetto dal punto di vista estetico, depauperato dagli affetti e dalle emozioni, retto da un codice deontologico rigido e apparentemente rispettato (in realtà lui è d’accordo con un amico al fine di prendere i ritratti di donne durante le aste), privo di qualsivoglia contatto umano con “il genere femminile reale”.

Claire (insieme ad altri) ha creato una storia e una identità non corrispondente al vero, non si mostra al mondo e trascorre la sua vita nascosta in casa in quanto “spaventata dall’esterno”. L’incontro di queste due realtà (potremo anche dire sintomi), nonostante la mistificazione di fondo (Claire finge di essere quella che non è ai danni di Virgil e Virgil finge di essere leale come battitore di aste a discapito dei potenziali acquirenti di quadri) rappresenta per Virgil l’occasione di avere un contatto reale con un altro significativo femminile che fungerà da contatto con sè stesso ma che, d’altro canto, costituirà la sua condanna.

Paradossalmente il film sembra propendere verso  la fuga dalla realtà sociale e dalle persone in quanto “minacciose” (Virgil finirà in un casa di cura perché avrà problemi dopo la scoperta della truffa di Claire e di quelli che lui credeva amici) ma ciò che, a mio avviso, è degno di rilevanza è il potere relazionale esercitato dal contesto, mistificatorio in questo caso (Virgil apparente misantropo e leale negli affari e Claire apparente agorafobica e “innamorata” di Virgil)  che ha sorpreso, affascinato, angosciato lo spettatore lasciando quesiti in merito come: “meglio un contesto mistificatorio ma matrice di emozioni (la storia tra Virgil e Claire, occasione per il primo per sperimentare una reale passione) o un contesto reale ma inanimato (Virgil e il suo harem di donne)?”

 SULLO STESSO FILM LEGGI ANCHE: LA MIGLIORE OFFERTA. RITRATTO DI UN ESCLUSO – RECENSIONE

LEGGI: 

CINEMA – ANSIA –  RAPPORTI INTERPERSONALI 

LEGGI TUTTE LE RECENSIONI DI STATE OF MIND

Si parla di:
Categorie
SCRITTO DA
Simona Noviello
Simona Noviello

Psicologa, Psicoterapeuta Sistemico-Relazionale

Tutti gli articoli
ARTICOLI CORRELATI
WordPress Ads
cancel