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Procastinazione: Differenze di Genere e Educazione

Procrastinazione: Differenze di Genere e Educazione. Una forma di fallimento autoregolato connesso a più bassi livelli di autostima, salute e benessere.

Di Giuseppina Di Carlo

Pubblicato il 01 Apr. 2013

Procastinazione. Differenze Genere e Educazione. - Immagine: © iQoncept - Fotolia.comProcrastinazione: una forma di fallimento autoregolato connesso a più bassi livelli di autostima, salute e benessere.

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Una delle leggi di Murphy recita: “Più efficienti si è nel procrastinare, meno efficienti si ha bisogno di essere in ogni altra cosa”. La procrastinazione si può definire come una decisione volontaria di ritardare il corso di un’azione, nonostante la consapevolezza che il ritardo potrebbe avere conseguenze negative. In sintesi, posticipiamo anche sapendo che è la scelta peggiore.

Lo studio di Steel e Ferrari (2012), rispettivamente delle università di Calcary e Chicago negli Stati Uniti, indaga le caratteristiche degli individui che avrebbero la tendenza a rimandare. Lo studio è stato condotto su un imponente campione di 16.413 soggetti, raccolto nell’arco di tre anni, di madrelingua inglese, reclutati attraverso internet. Le variabili prese in considerazione hanno riguardato: sesso, età, stato coniugale, numerosità del nucleo familiare, educazione e nazionalità.

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Era possibile accedere al questionario attraverso un sito online gratuito e senza fini pubblicitari. Ai partecipanti erano poi restituite informazioni riguardanti i livelli di procrastinazione e dei consigli per ridurli.

I risultati, emersi dalla ricerca, indicherebbero che la procrastinazione sarebbe maggiormente connessa a sesso, età stato coniugale e livello educativo. I procrastinatori sarebbero di sesso maschile, giovani, single, con una bassa scolarità.

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La procrastinazione, non indicherebbe una semplice tendenza a rimandare ciò di cui non si ha voglia, ma costituirebbe un tratto stabile di personalità, come già ipotizzato da Steel (2007); al test-retest reliability  la stabilità dei punteggi nelle somministrazioni successive (a circa 40 giorni), attestato a .73, sembrerebbe confermarlo.

La tendenza a rimandare, non avrebbe effetti negativi solo sugli studi, ma sarebbe anche associata a spese mediche più alte: i procrastinatori sarebbero dei pessimi pazienti, non seguendo le direttive dei medici o facendosi controllare solo quando la malattia è ad uno stato avanzato. Incorrerebbero poi in maggiori debiti economici, l’80% infatti ammette di non riuscire a risparmiare. In conclusione essere più cicala, che formica, come nella favola di Esopo, non avrebbe dei costi elevati solo per il singolo, ma anche per la sanità e la società.

 

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PROCRASTINAZIONE – TRATTI DI PERSONALITA’ – GENDER STUDIES 

 

 

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