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Autoefficacia: Quanto Conta nello Sport? (Partecipa alla Ricerca!)

Autoefficacia: Gli atleti più sicuri mostrano più capacità di concentrazione, accettano i rischi della competizione, pronti a fronteggiare momenti di crisi.

Di Redazione

Pubblicato il 11 Apr. 2013

Aggiornato il 21 Mar. 2016 12:22

Di Sergio Costa

 “Lo sport non forma il carattere, lo rivela”

Heywood Broun

 

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Autoefficacia: Quanto Conta nello Sport?. - Immagine: © ~lonely~ - Fotolia.com

Gli atleti più sicuri della propria efficacia mostrano una maggiore capacità di concentrazione, soprattutto attraverso il controllo di pensieri intrusivi e una gestione adeguata dei fattori di stress; tendono ad accettare maggiormente i rischi della competizione, mostrandosi pronti anche a fronteggiare gli inevitabili momenti di crisi.

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Che la mente possa influire significativamente su ogni attività umana e, quindi, anche su quella sportiva è stato certamente chiaro fin dai primi Giochi Olimpici, in cui il destino di una competizione sportiva non dipendeva solo dalla prestanza fisico-atletica, ma anche dall’astuzia, dalla strategia, dal coraggio, dallo stato d’animo, caratteristiche, queste ultime, strettamente legate all’attività mentale dell’atleta.

Gli Sportivi La Prendono Sportivamente?. -Immagine: © fidelio - Fotolia.com
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Avere talento nello sport è certamente un dono, ma questo può andare sprecato se non si è in grado di sfruttarlo al meglio. Molte squadre sono estremamente buone “sulla carta”, ma non riescono a funzionare come gruppo e a raggiungere traguardi elevati, così come anche singoli atleti che hanno problemi di stress e di ansia da prestazione possono non dare il massimo durante le gare importanti.

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Le buone potenzialità fisiche possono non essere sufficienti per il successo agonistico, dal momento che queste non si traducono automaticamente in elevate prestazioni, ma necessitano di programmi specifici per il potenziamento delle competenze emotive, cognitive e relazionali degli atleti (Steca et al. 2010).

È importante, infatti, che si arrivi ad accettare fino in fondo che l’atleta per rendere al massimo non deve essere ben allenato solo nei suoi muscoli, ma che anche la sua mente deve essere in grado di dare il massimo nel momento della competizione” (Fredda, 2004).

Numerose ricerche hanno evidenziato che le convinzioni di efficacia personale risultano essere elementi decisivi del successo in una varietà di contesti di vita e di sfere del funzionamento umano, influenzando fortemente le decisioni sui tipi di attività da intraprendere e sulla natura degli ambienti da frequentare.

Gli individui che più di altri riusciranno a trarre consapevolezza dall’esperienza, che sapranno regolarsi, dirigersi, motivarsi, e scegliere tra percorsi di azione alternativi, che riusciranno a interpretare, anticipare e generare eventi e situazioni, ed allo stesso tempo a controllare i propri processi di pensiero e i propri stati emotivi, potranno realizzare scenari futuri desiderati e prevenire il verificarsi di quelli indesiderati, saranno inoltre in grado di far fronte ad ostacoli e insuccessi quando gli si presenteranno davanti.

 L’ambito sportivo è uno dei tanti contesti in cui appare significativo il contributo delle credenze di efficacia personale per la spiegazione, la previsione e il cambiamento del comportamento, rivestendo quindi un ruolo critico nella regolazione dello sviluppo e del miglioramento delle competenze atletiche e nel consolidamento della prestazione di eccellenza e non solo.

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Il senso di efficacia personale, infatti, risulta determinante sia in fase di preparazione e di allenamento, dove promuove la costruzione e il perfezionamento della prestazione d’alto livello, sia in fase di gara, in quanto ottimizza la scelta delle strategie, l’erogazione degli sforzi, e l’esecuzione e l’orchestrazione nelle diverse attività (Militello, 2005).

Vari sono i meccanismi attraverso i quali le convinzioni di autoefficacia influenzano positivamente l’autoregolazione e il successo dell’atleta (Bandura, 1997; Feltz, Short, e Sullivan, 2007). Elevate convinzioni favoriscono la scelta di obiettivi stimolanti e sostengono l’impegno e lo sforzo anche quando i successi non si raggiungono facilmente o i fallimenti minacciano pericolosamente le aspettative di riuscita.

Mental_Training. - Immagine: © Andrea Danti - Fotolia.com
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Gli atleti più sicuri della propria efficacia mostrano una maggiore capacità di concentrazione, soprattutto attraverso il controllo di pensieri intrusivi e una gestione adeguata dei fattori di stress; tendono ad accettare maggiormente i rischi della competizione, mostrandosi pronti anche a fronteggiare gli inevitabili momenti di crisi.

Elevate convinzioni di autoefficacia, inoltre, favoriscono la tolleranza alla fatica ed il controllo del dolore, così come un più rapido recupero dagli infortuni.

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La valutazione delle convinzioni di efficacia personale innesca un processo di riflessione sulle proprie capacità in grado di stimolare il giocatore a prendere consapevolezza, ad elaborare o rivedere i giudizi relativi ad aspetti centrali della pratica del proprio sport, i quali possono non essere oggetto di riflessione e valutazione abituale e costante.
La capacità di monitorare le proprie prestazioni è decisiva per ottimizzare l’impiego delle risorse personali; la convinzione di essere in grado di fare quanto necessario per esprimere al meglio le proprie potenzialità rappresenta un importante elemento che accelera l’apprendimento e rende più tenaci i novizi e gli esperti nel perseguimento del successo.

La maggior parte degli atleti crede, però, che le abilità atletiche dipendano prevalentemente da doti innate; tuttavia, l’attitudine si trasforma in competenza attraverso un impegno assiduo piuttosto che per un programma innato. Ricerche dimostrano che considerare tale capacità come acquisibile ha promosso la crescita della convinzione della propria efficacia fisica e un progressivo miglioramento della capacità stessa.

La convinzione che lo sviluppo della capacità fosse soggetto al controllo personale, inoltre, ha aumentato la soddisfazione per la propria prestazione e ha reso interessante l’attività. Viceversa, il fatto di considerare la prestazione fisica come indicativa di un’attitudine intrinseca non ha prodotto aumenti di autoefficacia, anzi ha addirittura lasciato i soggetti insoddisfatti delle loro prestazioni (Bandura, 2000).

Due sono le caratteristiche principali delle convinzioni di efficacia:

– l’elevata specificità: le convinzioni di efficacia, infatti, si riferiscono sempre ad ambiti ed attività altamente specifici, riflettono particolari abilità e sono ancorate a specifiche sfere di esperienza. Non sempre le convinzioni relative ad un ambito di attività, inoltre, concordano con quelle relative ad altri ambiti; ci si può, ad esempio, sentire molto capaci come giocatori di singolo e, allo stesso tempo, molto poco capaci come giocatori di doppio;
– la possibilità di cambiamento: le convinzioni di efficacia, tanto preziose per  il successo e il benessere dell’atleta, non corrispondono a convinzioni stabili e immutabili, ma possono cambiare ed essere sviluppate con opportune metodologie e tecniche di potenziamento. Per essere sviluppate, le convinzioni di efficacia devono naturalmente essere conosciute, ovvero adeguatamente misurate; è, infatti, indispensabile sapere in che misura il singolo atleta si ritiene capace (o incapace) di gestire con successo situazioni e attività caratterizzanti lo specifico sport praticato.

 Valutare le convinzioni di efficacia consente di elaborare profili individuali costituiti dai “punti di forza” e dai “punti di debolezza” soggettivamente definiti, che riflettono le aree in cui i giocatori si ritengono e ritengono la propria squadra capace o incapace di agire efficacemente.

I profili possono fornire numerosi spunti e materiali di confronto tra i giocatori e i tecnici, sul cui giudizio viene spesso esclusivamente fondato il piano dell’allenamento, consentendo una programmazione che sia il frutto di opinioni condivise e consapevoli da parte di entrambi. I profili di autoefficacia percepita possono costituire degli adeguati punti di partenza per pianificare e implementare programmi di allenamento altamente personalizzati e finalizzati a potenziare soprattutto le aree in cui i giocatori o gli atleti sperimentano maggiori difficoltà e si sentono particolarmente inadeguati e inefficaci.

Quindi, il poter disporre di strumenti specifici per la valutazione di ciò che gli atleti e i giocatori ritengono di saper fare, come singoli e come squadra, costituisce un notevole vantaggio nell’ottica della preparazione sportiva, in quanto in grado di fornire informazioni utili per impiantare una pratica di allenamento fondata sull’individuazione di “aree forti” e “aree deboli”, che promuova esperienze di reale padronanza, attraverso la pianificazione di obiettivi specifici e personali, e che sostenga l’aspirazione individuale e collettiva a raggiungere risultati ottimali e sempre più ambiziosi.

Proprio per questo motivo ho deciso di approfondire il concetto di efficacia personale all’interno del tennis, costruendo un questionario che andasse a valutare le convinzioni di autoefficacia, e che potesse essere di facile ed immediata applicazione anche per tutti quegli atleti privi di un maestro.

La Terapia Cognitiva ha Bisogno della Ricerca. -Immagine: © Steve Young - Fotolia.com
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Sto promuovendo questa mia ricerca in oltre 20 circoli tennistici romani, e su altri sparsi per l’Italia, così da avere un campione rappresentativo ed un adeguato numero di dati da analizzare; il test è per ogni categoria o fascia d’età. Questo strumento è stato creato avvalendosi della consulenza e della collaborazione di atleti e allenatori, oltre che di uno psicologo dello sport Diego Polani, e consente di elaborare profili individuali di punti di forza e di debolezza soggettivamente definiti dal singolo atleta.

Quindi, chiunque sia interessato a comprendere alcuni aspetti psicologici legati al tennis, a confrontarsi con se stesso, e a valutare i suoi limiti e punti di forza, può collaborare al progetto, visitando la seguente pagina:

 

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e compilando il questionario in tutte le sue voci. Se avrete difficoltà nella compilazione via web, potrete tranquillamente richiedermi il test in formato word, in cui non dovrete far altro che evidenziare le vostre risposte e poi rinviarlo alla mia mail.

Il test vi fornirà informazioni utili su alcuni aspetti da migliorare del vostro tennis, non soltanto dal punto di vista tecnico-tattico ma anche e soprattutto da quello mentale, infatti, a fine ricerca, ognuno verrà contattato personalmente dal sottoscritto, con i propri e rispettivi risultati, il tutto ovviamente nel pieno rispetto della privacy, tenendo pur sempre in considerazione che si tratta di una ricerca, con i suoi pregi e difetti.

“Se posso darvi un mio pensiero, può darsi che ve ne ricordiate o meno. Ma se riesco a farvi pensare per conto vostro, ho contribuito notevolmente ad accrescere la vostra personalità.”

Elbert Hubbard 

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ATTIVITA’ FISICA – CREDENZE – BELIEFS – ANSIA – PSICOLOGIA DELLO SPORT

 

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