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Raccontarsi a uno Sconosciuto: Cosa Promuove la Self Disclosure

Self Disclosure - Uno studio indaga se il priming impatti sulla disposizione personale a raccontare esperienze personali ad uno sconosciuto.

Di Linda Confalonieri

Pubblicato il 07 Mar. 2013

Aggiornato il 13 Apr. 2017 12:53

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Rassegna Stampa - State of Mind - Il Giornale delle Scienze Psicologiche

Self Disclosure – Uno studio indaga se il priming impatti sulla disposizione personale a raccontare esperienze personali ad uno sconosciuto.

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Anche pensando all’empirismo collaborativo delle terapie cognitivo-comportamentali, la self disclosure del paziente rimane un ingrediente evidentemente essenziale.

Come scrive Farber (2006) “la psicoterapia è una delle rare situazioni della vita in cui parlare di sé stessi non è considerato più o meno appropriato, bensì indispensabile”. E ancora aleggia in molti “psicoterapia…come fai a parlare dei fatti tuoi con uno sconosciuto?”.

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In un nuovo studio pubblicato su Clinical Psychological Science ci si è domandati se il priming potesse impattare sulla disposizione personale a raccontare le proprie esperienze personali, pensieri ed emozioni per l’appunto a uno sconosciuto. 50 soggetti di età compresa tra i 18 e i 35 anni sono stati randomicamente assegnati a una delle due seguenti condizioni: in un primo gruppo ai soggetti è stato chiesto di ricomporre delle frasi che contenevano parole di self disclosure (ad esempio, “raccontare”, “confidare”, etc), mentre al secondo gruppo è stato richiesto di rimettere in ordine frasi contenenti parole di diffidenza, distanziamento e reticenza ad aprirsi all’altro.

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A seguito di queste condizioni di priming, tutti i partecipanti hanno scritto due brevi narrazioni riguardanti le proprie recenti esperienze personali autobiografiche. Rispetto al gruppo di controllo, i soggetti sottoposti a priming di self disclosure hanno prodotto racconti più lunghi (maggior numero di parole) e più ricchi di espressioni emotive.

 Quindi l’elicitazione  inconsapevole di significati di self disclosure attraverso attività consapevoli influenza la disposizione a parlare di sé, seppur a livello di comunicazione scritta.

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I risultati sono interessanti poiché danno credito ai processi impliciti e non consapevoli secondo cui l’esposizione a specifici stimoli sovraliminari (attenzione, sovraliminari e non subliminali) che quindi il soggetto elabora coscientemente possa influenzare il comportamento futuro dell’individuo attivando specifiche categorie mentali, aspettative e stereotipi.

Se il priming è stato finora utilizzato in ricerche di psicologia generale e psicologia cross-culturale, le sue potenzialità ancora devono essere approfondite a livello empirico nelle sue traduzioni applicative in ambito clinico.

 

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Redattrice di State of Mind

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