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Colloquio Psicologico: Come agire nel Primo Colloquio #1

Colloquio Psicologico: “come” poter realizzare gli obiettivi della terapia e “come” deve comportarsi il terapeuta nel rapporto comunicativo con il cliente

Di Gabriele Caselli

Pubblicato il 26 Mar. 2013

 

Il Colloquio Psicologico:

Come Agire nel Primo Colloquio– Parte 1

IL COLLOQUIO PSICOLOGICO – MONOGRAFIA

 

“Anche se hai già tirato con l’arco varie volte, continua a prestare attenzione al modo in cui sistemi la freccia, e a come tendi il filo.

Quando il principiante è consapevole delle sue necessità, finisce per essere più intelligente del saggio distratto.”

[Coelho, Manuale del guerriero della luce, 1997, p.46]

 

Colloquio Psicologico: Come agire nel Primo Colloquio #1. - Immagine: © fabioberti.it - Fotolia.comNegli articoli che seguono si cercherà di entrare più nello specifico del “come”  possono essere realizzati gli obiettivi della terapia e del “come” deve comportarsi il terapeuta, nel rapporto comunicativo con il cliente, per raggiungerli.

Nell’affrontare questo argomento verranno sottointesi i principi di base del colloquio psicologico, i quali svolgono un ruolo al di là delle tecniche e immanente al modo di essere dello psicologo.

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Negli articoli precedenti sono stati definiti i principi di base che devono sostenere le azioni dello psicologo nel corso del colloquio psicologico e quali sono gli obiettivi da realizzare nel corso della prima sessione.

Negli articoli che seguono si cercherà di entrare più nello specifico del “come” tali obiettivi possono essere realizzati e del “come” deve comportarsi il terapeuta, nel rapporto comunicativo con il cliente, per raggiungerli. Nell’affrontare questo argomento verranno sottointesi i principi di base del colloquio psicologico, i quali svolgono un ruolo al di là delle tecniche e immanente al modo di essere dello psicologo.

Il Colloquio Psicologico:Cosa Fare nel Primo Colloquio #1. Immagine: © Oleksii Sergieiev - Fotolia.com
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Queste tecniche, anche se apparentemente possono sembrare accorgimenti semplici o banali, sono estremamente importanti, esse rappresentano i mattoni con i quali si può costruire un rapporto di fiducia. Per questo motivo la loro rilevanza non deve essere sottovalutata e l’attenzione del psicologo deve essere sempre rivolta anche ai dettagli.

LA PREPARAZIONE DEL COLLOQUIO

“Sa che la preparazione è importante quanto l’azione

C’è sempre qualcosa che manca. E il guerriero approfitta dei momenti in cui il tempo si ferma per armarsi meglio.”

[Coelho, Manuale del guerriero della luce, 1997, p.80]

 

Un buon colloquio si avvia attraverso la preparazione precedente all’incontro con il cliente.

Bisogna innanzitutto predisporre una corretta atmosfera in un ambiente con un clima interno confortevole. Il mobilio deve essere neutrale ma accogliente. E’ meglio eliminare qualsiasi fonte di distrazione come ad esempio documenti sparsi per la scrivania o elementi dell’arredo cosi particolari da poter raccogliere l’attenzione e l’interesse del cliente. Anche l’abbigliamento deve essere neutrale, in modo da poter essere accettato con maggior probabilità indipendentemente dalle caratteristiche culturali del cliente. In questo modo LO psicologo può divenire trasparente, uno specchio che riflette parole e sentimenti del cliente mostrandogli come appaiono, visti dall’esterno. Anche abitudini, gesti o tick devono essere evitati in quanto fonti di distrazione.

Prima di un colloquio il terapeuta ha un contatto preliminare con il paziente, solitamente telefonico. Già dalla telefonata si possono ottenere diverse informazioni sulla personalità del futuro paziente, informazioni alle quali, lo psicologo esperto, pone molta attenzione. Innanzitutto può direttamente telefonare il paziente oppure può chiamare una terza persona. Se telefona il futuro paziente si può avere un’idea su cosa ci si può aspettare nel corso del colloquio in base al tono di voce, al modo in cui parla e si presenta e, ovviamente, alle cose che dice.

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E’ sempre bene chiedere informazioni generali sul problema senza soffermarsi troppo tempo al telefono. Si deve fare capire che il telefono non sarà utilizzato come normale mezzo di comunicazione e che non potrà sfruttarlo per lunghi contatti. Se telefona una terza persona è importante capire in che rapporti è con il cliente, a meno che non si tratti di un ente o di un altro professionista, e tenere a mente in che modo presenta il problema. La comunicazione deve essere breve e deve terminare fissando un appuntamento ed accertandosi che sia chiara sia la data che l’ora del primo incontro.

Al momento dell’appuntamento, prima che il paziente entri, lo psicologo deve accertarsi di essere nelle condizioni migliori per accoglierlo ed ascoltarlo. Può essere utile a questo scopo prendere un momento di pausa prima della seduta successiva per liberare la mente da tutto ciò che non riguarda la sessione. Quando il cliente entra è bene che lo psicologo si alzi e si rechi ad accoglierlo, lo inviti ad entrare, gli indichi dove può lasciare la giacca e gli dica di accomodarsi dove desidera.

Tribolazioni. Di Roberto Lorenzini – No Conflict. -Immagine: © olly - Fotolia.com
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Lo psicologo si siederà nel posto rimasto libero senza frapporre la scrivania tra lui e il cliente, sistemandosi in posizione leggermente girata (non direttamente davanti al cliente) né troppo vicino né troppo. Nelle presentazioni lo psicologo può stringere la mano del cliente, ma può anche non farlo in relazione al tipo di persona che si trova davanti, dicendo il proprio nome e cognome omettendo il titolo di dottore. Dopo di ché si può avviare il colloquio.

Nei casi in cui il colloquio si tiene nel domicilio del cliente, lo psicologo può godere di alcuni  vantaggi ma deve anche controllare nuovi ostacoli. Se da un lato si possono ottenere molte informazioni sul suo stile di vita e sulla sua personalità, dall’altro può essere difficile trovare un luogo di intimità e privo di distrazioni. In ogni caso lo psicologo deve dare suggerimenti affinché si possa individuare tale luogo al sicuro da televisione, radio e da rumori di qualsiasi tipo.

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RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI

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Gabriele Caselli
Gabriele Caselli

Direttore scientifico Gruppo Studi Cognitivi, Professore di Psicologia Clinica presso la Sigmund Freud University di Milano e Vienna

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