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La Ruminazione Rabbiosa e i suoi correlati: Il Modello dei Sistemi Multipli

Ruminazione rabbiosa: mantenimento di emozioni negative, riduzione di auto-controllo e comportamenti aggressivi e vendicativi.

Di Francesca Martino

Pubblicato il 24 Gen. 2013

Aggiornato il 25 Mar. 2014 10:51

 

La ruminazione rabbiosa e i suoi correlati- Il modello dei sistemi multipli. - Immagine: © olly - Fotolia.comLa ruminazione rabbiosa sembra avere un ruolo centrale nel mantenimento di emozioni negative, nella riduzione di auto-controllo e nella messa in atto di comportamenti aggressivi e vendicativi.

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Per molte persone l’ emozione di rabbia e l’attivazione fisiologica ad essa  associata tende a scomparire nel giro di 10-15 minuti.  Il dato testimonia come tendenzialmente gli individui siano in grado di regolare nel breve tempo e in maniera adattiva tale emozione. Ci sono a volte però delle situazioni in cui falliamo nel controllo della rabbia e le nostre emozioni negative vengono perpetuate per un tempo più lungo, in maniera disfunzionale e disadattiva.

Tale processo perseverativo è definito la Ruminazione Rabbiosa ed è sostanzialmente costituito da 3 componenti fondamentali:(1) pensiero ripetitivo legato all’evento passato che ha indotto rabbia “Non ci posso credere! E’ un’ora che aspetto e ancora niente! Sono furiosa!” (2) attenzione legata alle situazioni che si sono verificate in passato, legate ad emozioni di rabbia “Non ne posso più, anche stavolta è in ritardo!” (3) pensiero controfattuale “Invece di essere qui, avrei potuto fare altro!”.

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Nel lungo periodo, la reiterazione di ricordi passati legati ad emozioni di rabbia, possono amplificare l’intensità e la durata dell’emozione negativa e portare a pensieri di vendetta e ritorsione “Ora mi ha proprio stancata! Gliela farò pagare!” (Sukhodolsky, 2001).

Una recente review (Denson 2012) ha messo in luce le implicazioni che la ruminazione rabbiosa ha a livello (1) cognitivo, (2) emotivo, (3) del controllo esecutivo, (4) neuro-fisiologico e (5) comportamentale.

1- Livello Cognitivo. L’elaborazione cognitiva di un evento che induce rabbia può presentare differenze (a) nel contenuto del pensiero, (b) nella modalità di processamento, (c) nella prospettiva dalla quale l’evento rabbioso può essere rievocato.

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A) Contenuto. La ruminazione rabbiosa viene distinta in “Provocation-focused”, quando presenta argomentazioni centrate sull’evento “ingiusto” o in “Self-focused”, quando invece presenta contenuti prevalentemente legati alla propria persona. Entrambe le forme di ruminazione alimentano l’aggressività, con la differenza che la ruminazione orientata alla provocazione facilita la messa in atto di comportamenti aggressivi, quella orientata verso sé, alimenta le emozioni di rabbia e l’attivazione fisiologica, senza condurre ad azioni discontrollate verso l’altro (Pedersen et al, 2011).

B) Processo. Alcuni autori (Denson et al 2012) distinguono uno stile analitico (WHY) focalizzato sulle cause e sulle conseguenze dell’evento; uno stile  esperienziale (WHAT) focalizzato sui dettagli dell’evento. La modalità analitica rappresenta uno stile di pensiero astratto, mentre quella esperienziale è costituita da elementi concreti legati all’evento. E’ stato evidenziato come ripensare all’evento in maniera astratta e analitica mantenga ed alimenti le emozioni di rabbia rispetto ad altre condizioni sperimentali (reappraisal, distrazione).

C) Prospettiva. Un’ ulteriore distinzione riguarda la prospettiva dalla quale viene rievocato un evento, se da una posizione auto-centrata (self-immersed) o da una decentrata (self-distanced). Dalle ricerche si evince infatti che una prospettiva self-distanced garantisce un vantaggio in termini di riduzione delle emozioni di rabbia rispetto alla condizione self-immersed (Kross 2005).

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2- Livello emotivo/affettivo. E’ stato confermato (Pedersen et al 2011) come soggetti esposti a critiche/insulti da parte degli sperimentatori e impegnati successivamente in compiti di ruminazione rabbiosa sull’evento, riferivano livelli di rabbia più intensi e prolungati rispetto a quelli che invece venivano destinati alla condizione di controllo (distrazione). Il dato testimonia che la ruminazione rabbiosa alimenta e mantiene nel tempo l’intensità e la durata della rabbia.

3- Livello del controllo esecutivo. Sono stati condotti una serie di studi (Pedersen et al 2011) nei quali è stata indotta la ruminazione e successivamente è stata richiesta l’esecuzione di un compito che implicava l’utilizzo di risorse cognitive necessarie per l’inibizione di impulsi e l’esplicazione di comportamenti funzionali (es. bere il maggior numero di bicchieri di una bevanda disgustosa ai fini di una maggiore ricompensa economica). I risultati degli studi hanno dimostrato che i soggetti non sottoposti alla ruminazione avevano una performance migliore rispetto al gruppo dei ruminatori. In conclusione, la capacità di esercitare un controllo funzionale sui nostri comportamenti sarebbe dunque compromessa a causa dell’eccessivo dispendio di risorse cognitive implicate nella ruminazione rabbiosa. 

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4- Livello neuro-fisiologico. Le neuroscienze hanno individuato i correlati scientifici della ruminazione rabbiosa (a) a livello neurale, testimoniando una co-attivazione di strutture corticali, come la corteccia prefrontale e l’insula anteriore, e di strutture sottocorticali, come il sistema limbico; (b) a livello fisiologico, confermando una iper-risposta del sistema cardiovascolare e della produzione di cortisolo e un loro lento ritorno ai livelli di baseline. Dalle ricerche sembrerebbe inoltre che gli effetti sul sistema cardiocircolatorio siano prevalentemente attributi alla ruminazione orientata verso la provocazione; quelli sul cortisolo invece alla ruminazione focalizzata sul sé.

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5- Livello comportamentale. La rassegna esamina una serie di studi dai quali si evince come i partecipanti che erano stati sottoposti a ruminazione rabbiosa fossero maggiormente inclini a mettere in atto comportamenti aggressivi e vendicativi. Questi potevano riguardare comportamenti “overt” diretti verso oggetti (es. colpire un sacco da boxe) o comportamenti “covert”,  diretti verso il bersaglio che aveva indotto la ruminazione (es. comportamenti vendicativi verso lo sperimentatore, come esprimere pareri negativi con il fine di ottenerne il licenziamento o la riduzione dello stipendio).

In conclusione, la ruminazione rabbiosa sembra avere un ruolo centrale nel mantenimento di emozioni negative, nella riduzione di auto-controllo e nella messa in atto di comportamenti aggressivi e vendicativi. Gli studi di laboratorio, seppur condotti su popolazione “sana”, rappresentano una base preziosa dalla quale partire per comprendere meglio il funzionamento di  tale processo di pensiero e la disfunzionalità che questo può comportare, soprattutto nel lungo periodo, a livello psicologico e fisiologico!

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Francesca Martino
Francesca Martino

PSICOTERAPEUTA COGNITIVO-COMPORTAMENTALE Codidatta Studi Cognitivi Milano

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