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L’Inconscio Letterario nel Movimento Beat

Beat: La nascita del beat segnò una rottura drastica con gli schemi di pensiero e di comportamento dominanti nella società americana.

Di Gianluca Frazzoni

Pubblicato il 20 Dic. 2012

 

L’Inconscio Letterario nel Movimento Beat. - Immagine: © Gecophotography - Fotolia.comBeat: La nascita del beat segnò una rottura drastica con gli schemi di pensiero e di comportamento dominanti nella società americana.

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La letteratura beat, sviluppatasi negli Stati Uniti a partire dal secondo dopoguerra, racchiuse nel proprio movimento alcuni dei poeti e romanzieri americani più importanti del ventesimo secolo, in particolare Allen Ginsberg, Jack Kerouac, William Burroughs, Lawrence Ferlinghetti e Gregory Corso. La nascita del beat segnò una rottura drastica con gli schemi di pensiero e di comportamento dominanti nella società americana del tempo; la nuova critica poetica e sociale si scagliava contro il conformismo morale, culturale e psicologico, il perbenismo dei costumi e la censura letteraria che impediva l’emergere di forme espressive autenticamente libere.

L’essenza della letteratura del movimento beat è la spontanea sovrapposizione fra produzione artistica e vita reale: il poeta racconta di viaggi mentre viaggia, descrive una mente allucinata nello stesso istante in cui la sua mente viene guidata da droghe allucinogene, svela una sessualità trasgressiva e sregolata riferendo la propria esperienza. La poesia beat è un flusso ininterrotto di pensieri che emergendo alla coscienza vengono trascritti senza che su di essi venga operata alcuna elaborazione razionale; una poesia per associazioni libere, potremmo dire richiamando un elemento centrale della clinica psicoanalitica, una poesia frutto dell’impulso e dall’impulso dominata, mentre vengono aboliti costrutti logici e organizzazioni formali.

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David Foster Wallace. - Immagine: Licenza Creative Commons CC-BY-SA-2.0. Fonte: Wikipedia Italia
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Lo stile beat non considera la struttura, non sceglie i contenuti e i significati bensì lascia che il loro scorrere naturale si impadronisca della penna e delle sue conseguenze. Richiesto di una spiegazione sulla tecnica del suo fare poesia, Ginsberg rispose che essa consisteva unicamente nel fissare su carta le immagini, le percezioni, le idee che l’inconscio generava, nell’istante medesimo del loro accesso alla coscienza. Si liberò quindi un linguaggio astratto, ricco di neologismi, parole storpiate o collocate seguendo un’anarchia semantica e sintattica non di rado assoluta; comparvero narrazioni esplicite di una sessualità che non accettava il disgusto borghese per la pulsionalità, si affermò l’esigenza di non selezionare i temi dello scrivere: la poesia beat può parlare d’amore e di follia, del bilancio economico del governo americano o dei personaggi di un supermercato, mantenendo uno sguardo puro sullo scopo ultimo dell’attività letteraria, testimoniare l’affrancamento mentale e spirituale da qualunque schema di pensiero culturalmente imposto.

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Nell’accostarsi al genere beat, notava la critica dell’epoca, occorre svincolarsi dal senso particolare per cogliere l’universale; le immagini visionarie, paradossali, grottesche, le esagerazioni della lingua e del colore poetico, l’apparente banalità di alcuni elementi della trama letteraria vanno interpretati in chiave simbolica, come esternazione immediata di un malessere non più riducibile a categorie discrete.

Opere come “Gasoline” di Gregory Corso, “Il pasto nudo” di William Burroughs o “Urlo” di Allen Ginsberg hanno un valore che supera il testo concreto e apre la possibilità di concepire la letteratura come un patrimonio di esperienze multiformi;  il legame coi mutamenti sociali che avrebbero coinvolto il mondo occidentale a partire dagli anni Sessanta, l’accento sulle religioni orientali e sul rifiuto del dogmatismo, l’esaltazione di una spiritualità individuale ma insieme condivisa che legittima ogni persona ad esprimere il proprio bisogno di emancipazione, sono tratti distintivi di un movimento che prendendo avvio dalla ricerca di uno stile espressivo autonomo ha compiuto un viaggio affascinante dentro l’animo umano.

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