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Recensione: Daniel Pennac, “Storia di un corpo”. Diario di un viaggio tra i sentieri delle emozioni.

Chi legge le avventure del protagonista di Pennac impara con lui a distinguere malinconia, inquietudine, tristezza, rabbia, stanchezza noia.

Di Camilla Marzocchi

Pubblicato il 26 Nov. 2012

Aggiornato il 02 Feb. 2015 11:43

 

Pennac "Storia di Un Corpo".
Copertina del Libro: Pennac D. (2012). Storia di un Corpo. Milano: Feltrinelli Editore.

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Chi legge le avventure del protagonista di Pennac impara con lui a distinguere malinconia, inquietudine, tristezza, rabbia, stanchezza noia. 

Ironico, timido, tagliente, scanzonato  e soprattutto molto umano è il viaggio raccontato nell’ultimo libro di Pennac, “Storia di Un corpo”. Una raccolta di sensazioni fisiche, di fatti e di persone visti dal punto di vista del corpo (e mi raccomando solo lui!) del protagonista che le vive. E’ il corpo che parla attraverso un diario, mentre le emozioni sono evitate come una malattia mortale: è il corpo a prendersi l’onere di sentire, provare e descrivere le emozioni del protagonista, che solo raramente gliele suggerisce, mentre il diario diventa via via suo “ambasciatore”. Una grande paura segna l’inizio della storia, che farà urlare il corpo, prima che la voce riesca finalmente ad uscire dalla bocca. Questa paura diventerà l’unità di misura delle successive e non solo. Tutte le emozioni  provate dal corpo da lì in poi, saranno più intense o meno intense di quella paura, più comprensibili o meno, più accettabili o meno,  più umilianti o meno, più inaspettate o meno, … indici di forza o estrema debolezza!

Insomma, a “12 anni, 11 mesi e 18 giorni” il nostro protagonista inizierà un intensissimo dialogo con il suo corpo, che durerà tutta la vita, al grido di: “Non avrò più paura,  Non avrò più paura,  Non avrò più paura, Non avrò più paura, Non avrò mai più paura”. Il corpo diventerà l’unico oggetto del suo interesse: lo difenderà, lo fortificherà, si occuperà di lui ogni giorno, si interesserà a tutto quello che sente.

In cambio il suo corpo gli spiegherà tutto che gli accade!

13 anni, 1 mese, 9 giorni: “Ripensando a tutte le mie paure, ho fatto un elenco di sensazioni: la paura del vuoto mi fa strizzare le palle, la paura delle botte mi paralizza, la paura di avere paura mi angoscia, l’angoscia mi provoca le coliche, l’emozione (anche piacevolissima) mi fa venire la pelle d’oca, la nostalgia (ad esempio pensando a papà) mi inumidisce gli occhi, la sorpresa mi fa sobbalzare, il panico può farmi fare la pipì, la rabbia mi soffoca, la vergogna mi rattrappisce. Il mio corpo reagisce a tutto. Ma non so mai in che modo reagirà”.

Vasi comunicanti. il dialogo tra mente e corpo. - Immagine: © freshidea - Fotolia.com
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Nelle diverse fasi della vita mente e corpo vivranno insieme, litigheranno, si prenderanno in giro, prevarranno l’uno sull’altro, ma mai il legame si interromperà.  Solo la guerra li porterà ad una rottura: il corpo deve pensare a correre e a salvarsi, la mente fa lo stesso, non c’è tempo per le emozioni. E’ ormai noto il ruolo vitale che la dissociazione dalle proprie emozioni può avere in situazioni di pericolo e l’importanza – anch’essa vitale – del recuperarle una volta che il pericolo è passato.

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 E così il diario riprende:

il 14 Luglio del ’45, a 21 anni, 9 mesi, 4 giorni: “..durante la cerimonia ho pianto ininterrottamente, la prima cosa che voglio annotare qui sono proprio queste lacrime. […] In effetti questa mattina ho versato proprio tutte le lacrime che avevo in corpo. Sarebbe più giusto dire che il corpo ha versato tutte le lacrime accumulate dalla mente nel corso di questa inverosimile carneficina. La quantità di sé che viene eliminata con le lacrime! Una volta che l’anima si è liquefatta, si può celebrare il ricongiungimento  con il corpo. Stanotte il mio dormirà.”.

Il nostro viaggiatore prosegue senza sosta, il suo corpo gli darà di nuovo gioia, tristezza, malinconia, ansia, ma sarà sempre più facile per lui riconoscerle ed esserne meno sopraffatto.

 Chi legge le avventure del protagonista di Pennac impara con lui a distinguere malinconia e inquietudine, tristezza e rabbia, stanchezza e noia, vuoto e nostalgia. Più volte la linea di confine tra il corpo e la psiche viene avvicinata e sfiorata, gli anni di cambiamento sono sempre un buon motivo per questo inevitabile avvicinamento.

E così:

 

a 44 anni, 9 mesi, 26 giorni, scopre che si passa “dal panico di essere troppo giovane al terrore di essere troppo vecchio, passando per la malattia dell’impotenza […], la mente e il corpo si accusano a vicenda di impotenza, in un processo in cui regna un silenzio spaventoso”.

Negli anni che seguono il corpo sarà attaccato, colpito e messo a dura prova dalle malattie e dalla vita, ma le paure saranno via via addomesticate, la tristezza più amica, la nostalgia meno disturbante, la liberazione dall’intensità giovanile un sollievo.

L’incredibile ricchezza di “Storia di un corpo”, tutt’altro che  disinteressato alle emozioni, è la prospettiva.

La capacità di raccogliere tutte le emozioni che dominano le diverse fasi del ciclo della vita e i pensieri che le accompagnano, fino a prenderne lentamente le distanze per osservarle meglio.

Vedere le evoluzioni del nostro viaggiatore e guardare, come in un film, le proprie è invece la parte più divertente e sorprendente del viaggio.

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