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Preparare alla Scuola Il Bambino con Autismo – Recensione

Recensione del Libro di Al-Ghani, K.I., & Kenward, L. (2012). Preparare alla Scuola il Bambino con Autismo. Trento: Edizioni Erickson.

Di Ilaria Cosimetti

Pubblicato il 01 Nov. 2012

 

Recensione del Libro

Al-Ghani, K.I., & Kenward, L. (2012) Preparare alla Scuola il Bambino con Autismo. Strategie e materiali per un ingresso sereno alla primaria. Trento: Edizioni Erickson.

 

Preparare alla Scuola il Bambino con Autismo - Recensione
Copertina del Libro

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Cominciamo male, il titolo del libro non mi piace! Da professionista che si occupa da anni di autismo avrei aperto più volentieri un testo intitolato “PREPARARE LA SCUOLA AL BAMBINO CON AUTISMO” dal momento che le difficoltà maggiori si riscontrano proprio nel preparare l’ambiente, il personale e, perchè no, anche i compagni di classe alle esigenze di un bambino autistico.

Il libro l’ho letto comunque perchè, per fortuna, di cose da imparare ce ne sono, visto che è stato scritto da una pedagogista e madre di un bambino autistico e da un’educatrice che si occupa prevalentemente dello sviluppo di risorse per alunni con disturbi dello spettro autistico.

Il libro è di fatto un manuale pratico, non ci sono riferimenti ad approcci teorici, anche se le soluzioni pratiche  proposte rientrano nell’ambito di strategie riconosciute efficaci dalla comunità scientifica. Si tratta soprattutto di interventi che utilizzano le immagini a supporto della verbalità e a sostegno della promozione di comportamenti adeguati.

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Ecco a grandi linee le buone idee proposte nei vari capitoli del libro.

Il primo capitolo fa il suo esordio ricordando che i genitori sono i maggiori esperti dei propri figli e, in quanto talidovrebbero fornire un profilo dettagliato del bambino e non delegare questo aspetto alla documentazione del neuropsichiatra, altrettanto preziosa, ma non in grado di fornire dati di quotidiana importanza quali i giochi preferiti o le fonti di disturbo sensoriale.

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Partendo dal presupposto che un approccio visivo e strutturato della giornata scolastica possa più o meno aiutare ogni bambino autistico a scuola, è bene che tale strategia venga utilizzata anche a casa per garantire continuità e coerenza con quanto proposto dall’ambiente scolastico. Si chiarisce così da subito l’esigenza di una stretta alleanza tra scuola e famiglia come presupposto ad una buona integrazione scolastica del bambino.

In linea con questa premessa, nel secondo capitolo le autrici invitano i genitori  alla costruzione de “il libro per iniziare la scuola”, una raccolta di immagini che ritraggono il nuovo ambiente scolastico e le persone che ne faranno parte.

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Si suggerisce, se possibile, di far scattare le fotografie necessarie al bambino durante le visite a scuola che precedono il suo ingresso per poi completare l’opera una volta che la sua frequenza si fa regolare. Nel capitolo 7 si sottolinea l’esigenza di estendere, con il consenso dei genitori, le informazioni del figlio anche a tutto il personale scolastico non docente così come agli altri alunni. Non è chiaro però quale figura professionale, e incaricata da chi, debba farsi carico di tali interventi.

Nel capitolo 3, dedicato alle procedure di inserimento, le cose si fanno interessanti poichè il suggerimento è quello di permettere al bambino delle visite nella futura scuola subito dopo l’iscrizione e di incontrare tutte le persone che avranno un ruolo nella sua vita scolastica. È proprio in tale occasione che si provvederebbe alla costruzione del libro di cui ho accennato prima. Peccato che “da noi” tale prassi sia tutt’altro che consolidata. Il professionista privato e ancor più i genitori da soli  fanno molta fatica ad ottenere dalla scuola il permesso ad attuare un progetto di inserimento scolastico che consenta a loro e al bambino di visitare con largo anticipo gli ambienti scolastici e fare la conoscenza delle insegnanti fuori dall’orario delle lezioni non è cosa da dare per scontata, per non parlare poi dell’impossibilità di conoscere l’insegnante di sostegno che spesso arriva in classe quando ormai il periodo critico dei primi giorni di scuola è già storia passata.

 Il capitolo 4 scende nel dettaglio metodologico e offre una serie di immagini fotocopiabili utili a organizzare svariati supporti visivi quali l’orario visivo della giornata scolastica, etichette visive che descrivono gli ambienti, tabelle motivazionali e molto altro, secondo le esigenze specifiche del minore. Ancora una volta non viene esplicitata la figura professionale che dovrebbe occuparsi di introdurre tali supporti a scuola e di spiegarne ragioni e modalità di utilizzo al personale scolastico. In Italia non è certo possibile dare per scontato che gli insegnanti posseggano già la formazione necessaria per attuare tale intervento.

Anche il capitolo 10 si occupa di supporti visivi presentando lo strumento delle storie descrittive, utili anch’esse a sostenere la comprensione del bambino rispetto a ciò che avviene nei diversi ambienti e momenti scolastici.

Nel quinto capitolo viene descritto invece lo strumento dei “treni per cambiare”, utile ad anticipare e spiegare con un linguaggio chiaro e un supporto visivo, i tanti cambiamenti che avvengono nel corso della giornata scolastica, mentre il “diario delle cose ben fatte” (capitolo 6)  rivolge l’attenzione all’incremento dell’autostima nei bambini con Disturbi dello Spettro Autistico e potrebbe, a mio parere, rivelarsi utile anche per promuovere negli insegnanti un atteggiamento di rinforzo dei comportamenti positivi e sfavorire l’etichettamento di questi alunni attraverso i loro comportamenti giudicati bizzari o inadeguati.

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Molto utile anche il questionario presentato nel capitolo 8 rivolto agli insegnanti. Soltanto una risposta positiva a tutte le domande potrebbe infatti garantire il contesto più idoneo per la prevenzione di eventuali problemi comportamentali.

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Il capitolo 9 ricorda agli insegnanti specializzati che la specificità dell’autismo richiede accorgimenti educativi particolari non chiarendo però a sufficienza che ogni bambino con autismo ha delle caratteristiche personali che richiedono sempre un intervento estremamente individualizzato a prescindere dalla diagnosi. Le stesse “quattro R” (Routine, Rituali, Ripetizione, Risorse), che vengono indicate come bisogno basilare di questi bambini, potrebbero paradossalmente ostacolare l’apprendimento di alcuni bambini autistici. Un eccessivo ancoraggio alla routine, potrebbe, per esempio, causare panico qualora si presentassero inevitabili imprevisti, così come potrebbe disincentivare il bambino dalla comunicazione di esigenze diverse.

L’ultimo capitolo è dedicato alla descrizione di situazioni problematiche tipiche che i docenti si possono trovare a dover affrontare (il momento della ricreazione, il cambiamento di personale, la partecipazione alle attività sportive,…). Per ognuno di tali scenari viene suggerito come far uso degli strumenti presentati nelle pagine precedenti, il materiale occorrente e i possibili problemi da affrontare in ogni situazione.

Indubbiamente un libro molto pratico, alla portata di tutti, ma la sfida più grande, nel contesto della scuola italiana, rimane a mio avviso il consolidamento di una buona prassi di inserimento scolastico di questi bambini, che costituisce il primo passo per la garanzia del diritto di integrazione di tutti gli alunni. La mia impressione è che la preoccupazione di come affrontare questo momento delicato sia quasi interamente sulle spalle dei genitori, che da soli faticano a promuovere strategie utili come quelle descritte in questo testo.

 

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