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L’impatto del Trauma Infantile sulla Salute e sulla Malattia. L’ Epidemia Nascosta – Recensione

Recensione de L'impatto del trauma infantile sulla salute e sulla malattia - L'epidemia nascosta (2012) di Lanius, Vermetten e Pain.

Di Cristiana Chiej

Pubblicato il 11 Ott. 2012

 

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L'impatto del trauma infantile sulla salute e sulla malattia-Copertina
L’impatto del trauma infantile sulla salute e sulla malattia. L’epidemia nascosta (2012). Giovanni Fioriti Editore

 

Recensione dell’edizione italiana de L’impatto del trauma infantile sulla salute e sulla malattia – L’epidemia nascosta (2012) di Lanius, Vermetten e Pain.

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Negli ultimi anni numerose ricerche cliniche ed epidemiologiche hanno mostrato con dati solidi e convincenti la frequenza incredibilmente alta di esperienze traumatiche vissute nel periodo dell’infanzia e della fanciullezza ed il peso del loro impatto sul successivo sviluppo della persona.

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Il concetto di trauma è stato ampiamente esplorato ed approfondito, dando origine a interessanti concettualizzazioni teoriche e ad una notevole mole di dati provenienti da vari ambiti, dalla biologia alla psicoterapia, dall’epidemiologia alla medicina internistica.

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Il libro di Lanius, Vermetten e Pain, di cui quest’estate è stata pubblicata la versione italiana, a cura di Giovanni Tagliavini e con prefazione di Giovanni Liotti e Benedetto Farina, rappresenta una rassegna aggiornata e completa delle recenti conoscenze su questo tema.

Merito degli autori, come viene anche sottolineato nella prefazione italiana, è certamente l’essere riusciti a mantenere unità e coerenza nella trattazione, pur nella varietà dei contributi e delle prospettive.

Suddiviso in 3 sezioni, ognuna della quali è composta da 2 parti, il libro analizza, infatti, in maniera approfondita gli aspetti storici ed epidemiologici del trauma, i suoi effetti sulla salute mentale e fisica, gli esiti psicobiologici nei bambini e in età adulta, fino ad arrivare alle prospettive cliniche di valutazione e cura dei disturbi dello spettro traumatico.

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Un punto importante, messo in evidenza anche dal sottotitolo, riguarda la necessità di ampliare e meglio specificare il concetto di trauma: oltre alle violenze fisiche, agli abusi sessuali e ai gravi maltrattamenti emotivi,un ruolo di primo piano nella genesi della psicopatologia è svolto dalle esperienze di negligenza grave (neglect), in cui il bambino è lasciato completamente solo e non protetto di fronte alle esperienze quotidiane di pericolo e sofferenza, dalle più piccole a quelle più importanti, che il bambino non è in grado di affrontare e gestire senza l’intervento ed il sostegno di un adulto.

42 - Gianni Liotti - STATE OF MIND & Studi Cognitivi - EABCT 2012 Genève. Pictures from the Congress - © 2011-2012 State of Mind All rights reserved
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Ricerche epidemiologiche rivelano che questo tipo di esperienze rappresentano più del 50% dei maltrattamenti subiti nel corso dello sviluppo, e che dunque ci troviamo di fronte ad una vera e propria “epidemia nascosta”.

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Fenomeni dissociativi, alterazione della regolazione emotiva, la presenza di ricadute pur dopo un periodo di miglioramento in seguito al trattamento, ed una prognosi negativa sono fra le maggiori conseguenze messe in evidenza da vari studi.

Punto di partenza importante di questa riflessione è certamente l’Adverse Childhood Experience (ACE) Study, che ha contribuito in maniera sostanziale a far emergere un fenomeno sempre più difficile da ignorare e ha il merito di aver sottolineato l’effetto negativo in particolare delle esperienze traumatiche cumulative. Questa indagine epidemiologica di vastissime proporzioni (con un campione di oltre 17000 soggetti) ha evidenziato, al di là di ogni dubbio, come tali storie di sviluppo costituiscano un fattore critico rispetto al manifestarsi ed alla prognosi di disturbi psichiatrici, malattie somatiche e comportamenti come l’abuso di sostanze e comportamenti sessuali a rischio.

Nei vari capitoli viene messo in evidenza come la presenza di traumi ripetuti durante il periodo dello sviluppo abbia un notevole impatto non solo a livello psicologico, ma anche a livello biologico con esiti negativi e profondi sullo sviluppo cerebrale, conducendo a disabilità sociali, emotive e cognitive, e sui sistemi neuroregolatori che mediano le malattie somatiche.

Le ferite restano nel corpo e gli autori ne mettono in evidenza le sequele in termini di malattie internistiche, senza contare le imponenti ricadute a livello sociale.

Le proporzioni di questo fenomeno sono tali da rappresentare una vera e propria emergenza sanitaria e sociale, anche in considerazione dei costi necessari per gestirne le conseguenze a breve e lungo termine.

L’ultima parte del volume è dunque dedicata ad alcune proposte di trattamento volte a ridurre l’impatto delle esperienze traumatiche precoci.

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Nonostante la specificità di ogni singolo modello di trattamento, Astrachan, Bernardes e Herman nella loro sintesi ben evidenziano come sia possibile rilevare alcune aree comuni.

Innanzi tutto è necessario affrontare il paradosso della sicurezza: al paziente viene richiesto di raggiungere un certo grado di sicurezza e fiducia nella relazione terapeutica, premessa indispensabile per ogni tipo di lavoro clinico, laddove è proprio la sicurezza nelle relazioni interpersonali ad essere stata pesantemente minata dalle loro pregresse esperienze traumatiche. 

Altro punto fondamentale riguarda il lavoro sulle emozioni: è necessario fare i conti con la pervasiva alterazione della capacità di regolazione emotiva di questi pazienti e dare spazio non solamente alla paura, ma anche ad altri tipi di emozioni, prima fra tutte la vergogna.

I diversi autori cercano di dare una risposta a queste e ad altre sfide del trattamento di pazienti con esperienze precoci traumatiche, adattando vari modelli terapeutici alle specificità di questa nuova sfida.

Per l’ampiezza di respiro, la completezza e l’impostazione evidence-based è un libro di fondamentale importanza non solo per chi si occupa di trauma, ma per tutti coloro che a qualunque titolo hanno a che fare con la salute di adulti e bambini, raccogliendo efficacemente una sfida sempre più pressante: ormai non possiamo più permettere che questa epidemia resti nascosta ed è necessario munirci di strumenti adeguati per far fronte alle numerose e specifiche difficoltà che presentano la prevenzione, la presa in carico e la cura di questi sviluppi traumatici.

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