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La Compassione da cosa è determinata?

La compassione è uno stato mentale che invoca l’altruismo e lo fa agire. Si contrappone al desiderio di punizione e di vendetta.

Di Francesca Fiore, Naomi Aceto, Milko Prati, Roberta Dalena, Elena Lucchetti

Pubblicato il 20 Set. 2012

Aggiornato il 05 Nov. 2012 11:59

 di Francesca Fiore, Naomi Aceto, Lucchetti Elena, Milko Prati.

 

La compassione da cosa è determinata?. - Immagine: © DAN - Fotolia.com

La compassione è uno stato mentale che invoca l’altruismo e lo fa agire. Si contrappone al desiderio di punizione e di vendetta.

Nell’immaginario collettivo il termine compassione è spesso affiancato a quello di saggezza, infatti se ci soffermassimo su questi due  concetti, per certi versi, sarebbe difficile scinderli.

Entrambi sussumono il significato di vivere in armonia con l’ambiente e il contribuire attivamente al benessere degli altri.

Ma la compassione comprende aspetti emotivi come l’amore e la pietà, mentre la saggezza è guidata da una forte componente intellettuale. La conoscenza, dunque, intesa come cammino verso il sapere, è indispensabile per raggiungere la saggezza e per esercitare la compassione.

La compassione mostra aspetti affini al concetto di empatia, ovvero sentire e soffrire con il nostro prossimo, immedesimandosi nel suo dolore, vivere la stessa emozione dell’altro.

Secondo Price (2007) la compassione è uno stato mentale che invoca l’altruismo e lo fa agire.

Partendo da questo concetto, si è dimostrato come gli individui percepiti come simili a se stessi, non solo evochino più compassione ma, a parità di situazione, inducano i soggetti a mettere in atto comportamenti altruistici rispetto a quelli agiti nei confronti di persone diverse (Valdesolo e De Steno, 2011). Sembrerebbe che la sincronia, indotta da una valutazione di somiglianza, rafforzi una risposta compassionevole nei confronti delle vittime morali favorendo un aumento di comportamenti caritatevoli, concordi con una serie di regole morali. 

Quindi, la compassione potrebbe essere definita come una forza morale?

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La risposta, secondo molti leader spirituali, è affermativa. L’essere compassionevole ha un effetto radiante poiché porta ad estendere la gentilezza e il perdono agli altri, anche nei confronti di coloro che hanno trasgredito intenzionalmente (Dalai Lama & Ekman, 2008). Come tale, la compassione si contrappone al desiderio di punizione e di vendetta: funziona come un sentimento morale in grado di inibire le azioni che di solito comportano una escalation di violenza (Davidson e Harrington, 2002).

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Valutare questo aspetto è molto difficile vista l’impossibilità di separare la compassione da altri fattori sociali, etici, morali e religiosi come l’essere tolleranti (Berry, Worthington, O’Connor, Parrott, e Wade, 2005), oppure perdonare l’altro (McCullough, Worthington, e Rachal, 1997). 

I sentimenti di compassione provati nei confronti di qualcuno sembrano essere in grado di ridurre la pena anche verso quegli individui che hanno chiaramente trasgredito in maniera irrimediabile e non hanno cercato il perdono per le loro azioni. Il meccanismo presente alla base di questo effetto, tuttavia, è ancora da esplorare, l’essere compassionevole può portare alla riduzione del desiderio di punizione, migliorando il controllo cognitivo circa la punizione da infliggere al trasgressore (Oveis, Horberg, e Keltner, 2010).

E’ possibile che alti livelli di compassione possano essere compensati dal desiderio di punire chi genera un disagio (Meyers, Lynn, &Arbuthnot, 2002). Infatti, esistono casi in cui questi aspetti altruistici vengono meno per cedere il posto all’obbedienza. 

La violazione dei propri principi morali e altruistici spesse volte è determinata dal grado di obbedienza mostrato nei confronti dell’autorità. Il sottostare a delle regole indurrebbe uno stato eteronomico, in cui la persona diventa strumento per eseguire degli ordini. Quindi, la compassione viene meno quando non è possibile accedere per causa di forza maggiore alla moralità (Milgram, 1964)

A tutt’oggi, la natura esatta delle forze che influenzano i meccanismi alla base della compassione è ancora difficile da comprendere, tuttavia aiutare gli altri è comunque un processo costoso, sia in termini di risorse fisiche sia psichiche. Concludo citando Aristotele: “L’uomo saggio non persegue la felicità, ma l’assenza di dolore“, quindi che sia caritatevole o meno l’importante è compiere azioni che possano non farci star male.

 

 

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