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Cannabis nell’Adolescenza & Deficit Cognitivi Permanenti

L'uso persistente di cannabis prima dei 18 anni provoca danni cognitivi permanenti alle funzioni intellettive, attentive e mnestiche.

Di Serena Mancioppi

Pubblicato il 04 Set. 2012

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Rassegna Stampa - State of Mind - Il Giornale delle Scienze Psicologiche

Secondo una ricerca internazionale condotta alla Duke University l’uso persistente di marijuana prima dei 18 anni provocherebbe danni cognitivi permanenti alle funzioni intellettive, attentive e mnestiche.

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Madeline Meier ha seguito un gruppo di 1.037 bambini nati nel 1972-73 a Dunedin, Nuova Zelanda, dalla nascita ai 38 anni . Circa il 5 per cento di loro sono stati considerati dipendenti dalla sostanza, o ne facevano uso più di una volta la settimana prima dei 18 anni.

Un utente dipendente è colui che continua ad utilizzare la sostanza nonostante significativi danni per la salute, problemi sociali o familiari, ha spiegato Meier. All’età di 38 anni a tutti i partecipanti sono stati somministrati test psicologici per valutare la memoria, la velocità di elaborazione, il ragionamento e l’elaborazione visiva.

I risultati dello studio mostrano che chi ha iniziato a fumare cannabis in adolescenza, e ha continuato negli anni successivi, ha ottenuto punteggi significativamente peggiori nella maggior parte dei test cognitivi e ha mostrato un calo medio del QI di 8 punti; inoltre smettere di farne uso non sembra avere l’effetto di ripristinare le funzioni cognitive. Amici e parenti intervistati nell’ambito dello studio avevano una maggiore probabilità di riferire che i fumatori abituali d’erba avevano problemi di attenzione e memoria.

La variabile chiave è l’età, infatti chi, tra i soggetti di studio, ha iniziato fumare marijuana solo dopo i 18 anni non ha mostrato un uguale calo nelle funzioni cognitive in questione.

Prima dei 18 anni il cervello è ancora in fase di organizzazione e ristrutturazione e quindi maggiormente vulnerabile ai danni derivanti dall’assunzione di farmaci e droghe.

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Un QI alto correla con una maggiore istruzione e reddito, una salute migliore e una vita più lunga, “Chi perde 8 punti di QI nell’adolescenza può essere svantaggiato rispetto ai suoi coetanei anche negli anni a venire“, ha detto Meier.

 

 

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Serena Mancioppi
Serena Mancioppi

Psicologa Psicoterapeuta Sistemico Relazionale e Cognitivo-Evoluzionista

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